Appelli
Leader del G7, la geopolitica non è più importante del diritto internazionale umanitario
«Noi operatori», dice Miro Modrusan, rappresentante a Ginevra per dell’organizzazione umanitaria Intersos, e coordinatore del gruppo di lavoro del C7, «dobbiamo essere liberi dalla politicizzazione dell’aiuto umanitario. Dobbiamo aiutare i civili, tutti, indipendentemente dalla parte del conflitto in cui si trovano. Gli Stati devono smetterla di usare due pesi e due misure e un’applicazione e un rispetto diseguali del diritto internazionale umanitario in base alle crisi: gli interessi geopolitici dei Governi non possono venire prima della vita e della dignità delle persone»
di Anna Spena
Al via il G7, a presidenza italiana, che parte oggi 13 giugno, fino al 15, in Puglia. Nella prima giornata sono tre le aree al centro dei lavori: cambiamento climatico e sviluppo in Africa, Medio Oriente e Ucraina. Nel continente africano, che sta vivendo un momento di grande innovazione sociale, culturale, economica e imprenditoriale (lo raccontiamo nel numero di VITA di giugno “Un’Africa mai vista”), rimangono comunque gravi le crisi e i conflitti interni; il Medio Oriente – con la guerra tra Israele e Hamas – vive un momento più drammatico che mai; in Ucraina i civili, tutti i giorni, fanno i conti con una quotidianità scandita dal suono degli allarmi e dalle bombe, dopo quasi due anni e mezzo dall’invasione russa.
Tutti conflitti, penosi, dove il diritto internazionale umanitario, che è nato come speranza, come luce nei momenti più bui dell’umanità, è stato calpestato. Un diritto che dovrebbe essere rispettato sempre, da tutte le parti in conflitto. Perché quando si lascia passare il messaggio che si può bombardare un ospedale, o quando i civili sono pedine da spostare da una parte all’altra, stiamo creando un precedente pericoloso. Lo sa bene la Coalizione della Società Civile Italiana che ha assunto la guida del coordinamento e della moderazione del processo C7 2024. Il Civil 7 (C7) è uno dei gruppi ufficiali del G7 che raccoglie la voce di oltre 700 organizzazioni di circa 70 Paesi. «Il G7», spiega Miro Modrusan, rappresentante a Ginevra per dell’organizzazione umanitaria Intersos, e coordinatore del gruppo di lavoro del C7, «deve riconoscere i crescenti attacchi odierni al diritto internazionale umanitario e ai principi umanitari, questi devono essere svincolati da interessi geopolitici. In quanto firmatari delle Convenzioni di Ginevra, gli Stati del G7 devono riaffermare il loro impegno nei confronti del diritto internazionale umanitario e dei principi umanitari, e promuovere l’umanità come valore centrale da proteggere in tutti i conflitti».
Qual è, dal suo punto di vista, la situazione del diritto internazionale oggi?
Credo che la comunità internazionale e di conseguenza il diritto internazionale siano in crisi. O almeno siamo davanti a “due pesi e due misure” e a un’applicazione di questo diritto, come di altre leggi, diseguale, che cambia in base alla crisi che abbiamo davanti. Questo approccio ha coinvolto diversi Stati, quelli del G7 non sono esclusi.
Può spiegarci meglio?
L’impressione è che gli interessi geopolitici vengano prima dei valori dell’umanità, della vita e della dignità delle persone. E rispetto a questa mia affermazione abbiamo visto molti esempi. Ma credo che l’esempio più eclatante sia quello che riguarda l’invasione russa dell’Ucraina e la tragedia a cui assistiamo nella Striscia di Gaza. Mi spiego meglio: l’invasione, l’aggressione russa dell’Ucraina, viene giustamente condannata e contestata dalla comunità internazionale. Ma allo stesso tempo, quando guardiamo alla tragedia assolutamente orrenda nella Striscia di Gaza, registriamo quasi un silenzio totale della comunità internazionale quando si tratta di difendere il diritto internazionale umanitario.
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Oggi parte il G7, su cosa dovrebbero riflettere i capi di Governo?
Hanno un’agenda fitta e molte cose su cui discutere. Io posso parlare come rappresentante della comunità umanitaria: il diritto internazionale umanitario, come ho detto, è in crisi. Siamo davanti all’erosione dei principi umanitari fondamentali di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. Questi sono tutti principi che, ispirati dalla Convenzione di Ginevra, guidano l’azione umanitaria. Ecco allora come umanitari vogliamo fare un appello all’obbligo morale di tutti gli Stati, ma in modo particolare ai Paesi del G7: riaffermate i vostri impegni verso il diritto internazionale umanitario e riaffermate davvero il rispetto e il mantenimento di questi impegni. Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che riguardano la protezione dei civili nei conflitti vanno rispettate, come vanno rispettate quelle che riguardano la protezione del personale umanitario, dei bambini. Voglio aggiungere e ricordare una cosa: prima ho citato la convenzione di Ginevra, ecco quest’anno si celebrano i 75 anni della Convenzione. Questo è un buon momento per riflettere e incoraggiare i Paesi che fanno parte del G7, e che si riuniscono oggi in Italia, a sostenerne i principi e a chiedere pubblicamente di riaffermare e rispettare il diritto umanitario internazionale. È davvero sconcertante che continuiamo a vedere milioni di civili sfollati con la forza e migliaia di persone uccise. Molti sono sottoposti a violenze sessuali e di genere e alla fame come arma di guerra, oltre a vedersi negare l’accesso alla salute, all’acqua, ai servizi igienici e a un alloggio. È sconvolgente che nel XXI secolo dobbiamo ricordare che tutte le vite umane hanno un valore universale, a prescindere dalla nazionalità, dall’origine etnica, dal genere, dalla religione o da altre identità – e che tutte le vite umane sono uguali – ovunque esse vivano.
La catastrofe a Gaza, la Guerra in Ucraina, i conflitti in Africa. Come la società civile e Governi possono lavorare insieme verso la strada della risoluzione?
Ognuno dovrebbe fare il proprio lavoro. Quindi anche qui: noi siamo umanitari e quindi posso parlare solo come tale. E da operatore devo dire che abbiamo bisogno di spazi sicuri per poter raggiungere le persone che hanno bisogno del nostro aiuto nelle crisi. Che si tratti della Striscia di Gaza, dell’Ucraina, del Sudan, della Nigeria, della Repubblica Centrafricana o di qualsiasi altro luogo in cui c’è un conflitto attivo. Il nostro obbligo morale è assistere le persone in linea con l’identificazione dei loro bisogni. Anche qui mi spiego meglio: bisogna aiutare i civili, tutti, indipendentemente dalla parte del conflitto in cui si trovano.
Questo che significa?
Che dobbiamo essere liberi dalla politicizzazione della risposta umanitaria ed essere in grado di applicare i principi di neutralità. E gli Stati, come noi, dovrebbero rispettare questi principi e il lavoro che facciamo. Insomma i Governi stiano alla larga dalla politicizzazione dell’assistenza umanitaria.
Lei è stato coordinatore del gruppo di lavoro del Civil 7. Immagino che l’esigenza di rimettere al centro il diritto internazionale umanitario si sia manifestata durante i vostri incontri
Da gennaio 2024 sono stati istituiti sette gruppi di lavoro. Intersos, insieme ad all’International Council for Voluntary Agencies – Icva, ha guidato proprio il gruppo di lavoro sull’assistenza basata sui principi umanitari. Ne è nato un documento, che abbiamo condiviso con il Governo italiano, nella speranza di cercare di risolvere alcuni degli aspetti critici menzionati prima. Come Intersos chiediamo con fermezza ai leader del G7 di rimettere chiarezza l’umanità e il diritto a una vita dignitosa al centro dell’agenda umanitaria multilaterale, di riaffermare la loro adesione all diritto internazionale umanitario e di impegnarsi a garantire finanziamenti umanitari pluriennali, prevedibili, flessibili e non vincolati. Con milioni di persone in tutto il mondo che hanno bisogno di assistenza urgente, è necessario intraprendere subito azioni concrete.
Credit foto Governo.it
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