Famiglia

Altre testimonianze dal Sudan. Ho parlato con gli aguzzini. E accuso

Il drammatico racconto di una missionaria da Khartoum. Oscuri personaggi, forse legati al governo, rapiscono bambini che non tornano più. E spuntano le prime ammissioni

di Emanuela Citterio

Sudan. Periferia della capitale, Khartoum. Il corpo di un bambino di cinque anni viene ritrovato vicino alla capanna della sua famiglia. È senza cuore, senza occhi, senza reni. I parenti lo seppelliscono in fretta, ma poi ne parlano con una suora, una missionaria italiana. Lei stessa poco dopo, in una prigione, incontra una ragazzina disabile. Arrestata perché consegnava bambini poveri a un medico della capitale. Bambini che non sono mai stati ritrovati. Dopo il caso delle due suore spagnole che dal Mozambico hanno denunciato la sparizione di bambini, e che dicono di avere le prove del traffico di organi (vedi Noi che abbiamo visto l’orrore) un?altra testimonianza arriva dal Sudan. A parlare è un?altra suora, comboniana, di origine veneta, da decenni nel Paese, di cui per sicurezza manteniamo l?anonimato. Riusciamo a raggiungere per telefono la capitale. “Alla periferia di Khartoum vivono almeno 500mila profughi provenienti dal Sud Sudan”, ci racconta la religiosa. “Un territorio devastato dal conflitto che da più di trent?anni contrappone il governo arabo islamico del Nord e le popolazioni nere del Sud”. Svanita la speranza di ottenere un lavoro nella capitale, i profughi faticano anche a restare in periferia, perché risospinti, da periodiche incursioni dell?esercito sudanese e della polizia, verso il deserto. Là dove manca tutto: l?acqua, il cibo. In breve, la possibilità di sopravvivere. Un lento genocidio. “La maggioranza dei profughi qui a Khartoum sono vedove e bambini”, continua la nostra interlocutrice. “Le donne si spostano dal deserto in città per cercare lavoro, e lasciano i bambini incostuditi nei villaggi. A volte ritornano a casa e non li trovano più, perché qualcuno li ha rubati. Ne è stato trovato uno, tra quelli che sono spariti, a pezzi. Letteralmente. Hanno avuto anche il macabro coraggio di riportarlo vicino alla sua casa. Era un bambino di cinque anni, senza occhi, senza reni, senza cuore. Tutto quello che hanno potuto togliergli l?hanno tolto”. Vita: È successo a Khartoum? Missionaria: A 30 chilometri dal centro città. Avevo fatto visita alla mamma una settimana dopo la scomparsa del bambino. La famiglia aveva cercato ovunque, ma sapeva che quando questi bambini spariscono non si trovano più. Poi i vicini di casa l?hanno ritrovato in quel modo, vicino alla sua capanna. Di alcuni – gli orfani, i bambini di strada – non ci si accorge nemmeno che scompaiono. Vengono da noi gli amichetti e dicono che un certo bambino non si trova più, non si sa dove sia. Sappiamo per certo che alla periferia di Khartoum c?è un punto di raccolta? se possiamo chiamarlo così ? dove portano questi bambini, e in cui si trovano anche personaggi legati al governo. Li trattano bene, all?inizio. Poi quelli più deboli vengono usati per il mercato degli organi. Quelli forti invece li vendono come schiavi. Vita: Sono coinvolte quindi anche persone del governo? Missionaria: Purtroppo sì. Vita: Chi sono i capi della tratta? Missionaria: Sono arabi, che trattano i bambini selvaggiamente. Come bestie. I ragazzini fuggiti raccontano di punizioni terribili. A volte, quando qualcuno disubbidisce chiamano un altro bambino, gli danno un coltello o una pistola. E chi si era ribellato rimane lì, morto, davanti ai compagni. Un bambino raccontava che uno di loro che aveva disubbidito è stato messo in mezzo a tutti gli altri, che sono stati obbligati a fare un cerchio intorno a lui? hanno messo un ferro nel fuoco fino a che è diventato rovente? e l?hanno passato da parte a parte. Vita: Queste atrocità le raccontano i ragazzi che riescono a fuggire? Missionaria: Sì, anche se quelli che riescono a scappare sono pochi. Vita: Dove vengono rapiti i bambini? Missionaria: Nei campi profughi intorno a Khartoum. Tra gli sfollati dal Sud Sudan. Vita: Quanti sono i luoghi di raccolta? Missionaria: Non sappiamo quanti sono. So per certo, perché me l?ha detto una persona fidata, che nei dintorni dell?ospedale c?è un campo per bambini. Prima però li portano lontano per far perdere loro la strada e l?orientamento, in modo che non possano più tornare a casa. Una mamma che aveva perduto il suo bambino ha camminato per un mese da un campo profughi all?altro. L?ha cercato instancabilmente, spostandosi dove le veniva segnalato. Alla fine è riuscita a trovarlo. E, pagando, a riottenerlo. Quando vengono ritrovati, i bambini sono scioccati, terrorizzati. Li minacciano perché non parlino. Noi veniamo a sapere qualcosa da parenti o amici. Vita: Lei ha conosciuto la famiglia del bambino ucciso? Missionaria: Sì. Nel suo quartiere in poco tempo sono scomparsi cinque bambini. Le mamme si sono messe d?accordo per stare di guardia: a turno una di loro rimane a casa a sorvegliare la zona. Chi va a lavorare dà un piccolo contributo a chi resta. Si aiutano in questo modo. Vita: Cosa è successo a quei cinque bambini? Missionaria: Solo uno è stato ritrovato, proprio in questi giorni. L?ho visto e sono stata a casa sua. Ormai, dopo due mesi, la famiglia aveva quasi perso la speranza. Alla fine, dopo molte ricerche, è stato trovato nella casa di alcuni musulmani. È un bel bambino di cinque anni, si chiama Giacinto. Avevano deciso di tenerlo e di farlo diventare musulmano. Lo dica per favore ai miei amici in Italia: Giacinto è stato ritrovato. Vita: Da quanto tempo esistono questi casi in Sudan? Missionaria: La tratta dei bambini schiavi non si è mai interrotta, in Sudan. Non dimenticherò mai una scena che ho visto con i miei occhi. Era morto il fratello del presidente e sono andata a palazzo a fare le condoglianze. Lì ho visto una quindicina di bambine schiave, sedute per terra. A un certo punto una è stata chiamata dalla sorella del presidente, e le si è inginocchiata davanti, a ricevere gli ordini. Alla fine la signora le ha detto in arabo di andarsene. Con un disprezzo incredibile? la trattava proprio come una schiava. Vita: Da dove arrivavano queste bambine? Missionaria: Principalmente dal Sud Sudan. Gli arabi dicono alla gente del Sud che se accettano di essere schiavi, andranno diritto in paradiso. Così tanti accettano. Sono sofferenti, poveri, mancano di tutto. Sanno che tanto per loro la vita è perduta, e allora almeno? sperano nel paradiso. Vita: Secondo lei in Sudan c?è un vero e proprio traffico di organi? Missionaria: Qui è una cosa nota. C?è il mercato di schiavi, c?è il mercato degli organi. Ne parlano anche gli arabi che sono contro questo traffico. Io posso dirle che ho incontrato personalmente una ragazzina, finita in carcere perché accusata di aver portato cinque bambini da un medico coinvolto nel commercio, qui a Khartoum. Il medico approfittava di lei perché è disabile. Le chiedeva di portare lì i bambini e in cambio le dava da mangiare. Alla fine la bambina è stata scoperta. Io sono andata a trovarla in carcere e le ho parlato. Vita: E il medico? Missionaria: Faceva questo lavoro d?accordo con le compagnie aeree. Da qui partono gli aerei per l?Arabia Saudita. Il medico caricava i frigo con gli organi, che poi partivano alla volta dell?altra riva del Mar Rosso, e poi da lì per tutto il mondo, dove sono richiesti. C?è un mercato? un giro di soldi che fa spavento, e lo sanno tutti. Quello che non tutti sanno è come questi organi vengono ottenuti.


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