Sostenibilità

Biodiversità: non c’è accordo sul piano d’azione

Greenpeace denuncia: "Il futuro delle foreste e dei mari è nelle mani dei ministri dei paesi industrializzati. Se non si impegneranno a stanziare fondi adeguati, come potranno fare i Paesi poveri?"

di Benedetta Verrini

Prosegue con difficoltà in Malesia la Convenzione sulla Biodiversità: i governi di tutto il mondo, infatti, non riescono ad accordarsi su un piano di azione concreto per proteggere la biodiversità del pianeta. ”Il futuro delle foreste e dei mari – ha detto Sergio Baffoni, di Greenpeace – è ora nelle mani dei ministri dei paesi industrializzati. Se i paesi piu’ ricchi non si impegneranno a stanziare fondi adeguati, sara’ difficile che i Paesi in via di sviluppo accettino un piano di azione che non avranno modo di attuare”. Uno degli argomenti cruciali della conferenza è proprio il finanziamento delle aree protette, allo stato attuale assolutamente inadeguato. Il quinto congresso mondiale dei parchi ha recentemente stimato una carenza di circa 25 miliardi di dollari ogni anno rispetto ai fondi necessari a una efficiente gestione dei parchi naturali esistenti e l’istituzione e gestione di nuove aree protette, considerate assolutamente necessarie. Se non saranno reperite nuove consistenti risorse finanziarie, le aree protette del pianeta non saranno in grado di assicurare la riproduzione della biodiversita’ terrestre. ”Anche l’Italia deve assumersi le proprie responsabilita’ e dichiarare quanti fondi e’ disposta a garantire – ha concluso Baffoni -. Dopo aver per anni incentivato uno sfruttamento intensivo e distruttivo, e spesso perfino illegale, con la domanda di legname, deve ora compiere il primo passo per recuperare i danni commessi e prevenire ulteriori distruzioni”.


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