Volontariato

Benevento, don Vitaliano e Frisullo a processo

Il sacerdote e il pacifista alla sbarra il 7 maggio per il blocco all'Agusta di un anno fa. Secondo le associazioni lo stabilimento produceva gli elicotteri con cui la Turchia reprimeva i ribelli cu

di Giampaolo Cerri

Sul banco degli imputati ci saranno don Vitaliano Della Sala, il parroco antiglobalizzazione, Dino Frisullo, giornalista e pacifista e molti esponenti dei centri sociali. Il 7 maggio infatti si apre nel tribunale di Benevento il processo a 24 persone, protagonisti nell’agosto del ’99 del presidio del locale stabilimento dell’Agusta contro l’esportazione di elicotteri da combattimento alla Turchia. ? L’ipotesi di reato di ?danneggiamento di struttura produttiva?, così come l’accusa, caduta in istruttoria, di “interruzione di attività produttiva”, dicono le associazioni che hanno indetto, per lo stesso giorno un presidio nella città campana. ?Fu una manifestazione pacifica che, a seguito di altre analoghe iniziative promosse unitariamente da Azad, Assopace, Pax Christi, Amnesty International, Cobas ed altri dinanzi agli altri stabilimenti del gruppo a Varese, Brindisi e Frosinone, era intesa e riuscì ad aprire un dialogo con i lavoratori sulla valenza di oppressione e di morte del prodotto del loro lavoro?, ricordano quelli dell?associazione Azad, ?In particolare a Varese l’analoga iniziativa fu promossa insieme a delegati Fiom. Fim e Cub, a Frosinone con i delegati Cobas, a Brindisi con delegati di Alternativa sindacale Cgil. Anche a Benevento il rapporto con i lavoratori fu così positivo che nell’istruttoria del processo intentato dalla direzione dell’Agusta, nonostante le immaginabili pressioni dell’azienda, tutte le loro testimonianze sono andate a discarico degli imputati. Secondo le associazioni, ?In realtà questo processo è la vendetta postuma dell’Agusta, al cui prototipo, l’elicottero “Mangusta”, il governo turco ha poi preferito le analoghe macchine da guerra di produzione Usa e ucraino-israeliana, a causa della “scarsa affidabilità” del fornitore italiano nella continuità della gigantesca commessa (145 elicotteri, prima tranche del progetto di acquisizione di circa 800 elicotteri)?. Infatti, ricordano le organizzioni, ?Nonostante le pressioni esercitate direttamente in Turchia da ministri italiani, il regime turco ha valutato il movimento di solidarietà italiano così forte da pregiudicare il suo progetto di acquisire gli elicotteri, ma soprattutto la loro tecnologia e la possibilità di produrli ed esportarli a sua volta, su licenza italiana, in altri teatri di conflitto e di repressione – come aveva già fatto con l’acquisto della fabbrica d’armi Bernardelli di Brescia (poi chiusa lasciando a terra i lavoratori) e con la temporanea acquisizione della Rinaldo Piaggio di Genova?.


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