La Conferenza internazionale del lavoro
La crisi del lavoro di cura sbarca a Ginevra
L'evento promosso dall'International Labour Organization, in corso in Svizzera ha fra i temi portanti quello dell'economia del caring
In questi giorni fino al 14 giugno, è in corso a Ginevra la 112a sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro l’evento annuale che l’Organizzazione Internazionale del Lavoro – Ilo celebra, con la partecipazione dei delegati dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori dei 187 Stati membri delle Nazioni Unite.
I temi principali della Conferenza 2024 sono la protezione dei lavoratori contro gli effetti del cambiamento climatico e dei rischi biologici, l’economia della cura; i principi e i diritti fondamentali sul lavoro.
Attenzione al lavoro e all’economia di cura
È importante che sia finalmente stata riservata una specifica attenzione al lavoro e all’economia di cura e proprio su questo tema, ci siamo espressi come movimento cooperativo, che è stato chiamato a prendere la parola in un panel dedicato al ruolo dell’economia sociale nel lavoro di cura. A prendere la parola c’era Diana Dovgan, segretario Generale di Cicopa Cecop (foto di apertura) che è intervenuta per conto dell’Alleanza Cooperativa Internazionale, che detiene lo status di osservatore presso l’Ilo.
In questi anni in Cecop (di cui l’autore dell’articolo è presidente, ndr) abbiamo dedicato molta attenzione al ruolo delle cooperative nel promuovere attenzione alla qualità del lavoro nel settore della cura, sia sul versante dei servizi socio sanitari sia su quello dei servizi di assistenza ed educazione.
Servono politiche integrate e partenariati
Intervenendo nel panel dedicato a “Lavoro decente ed economia della cura” l’Alleanza delle Cooperative Internazionali, ha chiesto ai governi di promuovere e sostenere politiche integrate e investimenti per sostenere la qualificazione della protezione sociale e del lavoro di cura, riconoscendo alle cooperative, in particolare alle cooperative sociali, la funzione di promozione e tutela di condizioni giuridiche tutelanti per i lavoratori del settore.
Se in molti Paesi la fragilità o l’assenza di sistemi di welfare vede nelle cooperative la principale, se non l’unica, via per formalizzare e qualificare il lavoro, in molti Paesi con un welfare strutturato, le cooperative collaborano regolarmente con le autorità pubbliche nella fornitura di servizi di assistenza, in particolare attraverso appalti pubblici.
Tuttavia, pur costituendo un riconoscimento importante, gli appalti pubblici non dovrebbero essere l’unica forma possibile di collaborazione tra pubblica amministrazione e cooperative nel settore della cura che hanno invece bisogno di un modello di partenariato più integrato, basato su un’analisi congiunta dei bisogni della comunità e sulla pianificazione a lungo termine dei servizi.
La digitalizzazione sia inclusiva
A maggior ragione il partenariato tra cooperative e settore pubblico è indispensabile per incrementare gli investimenti necessari ad affrontare sfide come i disequilibri demografici e le possibili future crisi sanitarie. Gli investimenti sono fondamentali nelle infrastrutture sociali per l’assistenza, il miglioramento delle competenze e la riqualificazione degli operatori della cura anche in vista della transizione digitale del welfare, dove sempre più si stanno sviluppando piattaforme digitali per la fornitura di servizi di cura. Un settore dove occorre evitare che si affermi il fenomeno della cosiddetta unberizzazione degli operatori della cura sociale, sanitaria o educativa. È inoltre fondamentale che la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica siano inclusive e accessibili anche per le persone più fragili e svantaggiate,
L’esempio delle cooperative sociali italiane
In questo contesto, le cooperative stanno emergendo come organizzazioni innovative, soprattutto nei contesti in cui altri fornitori, come autorità pubbliche o attori privati, non possono soddisfare la domanda. Da questo punto di vista l’esperienza italiana delle cooperative sociali continua ad essere citata come un esempio straordinario di ispirazione per tantissimi Paesi e la stessa Ilo indica le cooperative sociali italiane come una buona prassi da imitare.
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Oggi le cooperative di tutto il mondo forniscono tutti i tipi di servizi di assistenza a bambini, adulti e anziani, tra cui assistenza domiciliare, sostegno socio-educativo, sostegno in caso di emergenze sociali, asili nido, centri residenziali e diurni, sostegno a bambini e giovani in affidamento, ri -abilitazione di pazienti psichiatrici, assistenza domiciliare per persone con disabilità, servizi per anziani e famiglie, fino alle nuove forme di housing sociale.
Il ruolo delle donne
Durante il panel è stato evidenziato come la maggior parte degli operatori sociali e sanitari, in tutto il mondo, sono donne. Donne che sono anche l’assoluta maggioranza tra i prestatori di assistenza informale o non dichiarata come lavoro dipendente, il che significa anche che le donne soffrono in modo sproporzionato a causa delle cattive condizioni di lavoro e della mancanza di protezione.
In tutto il mondo, le cooperative hanno dimostrato di poter contribuire in vari modi trasformando le attività di assistenza non dichiarate in lavoro legalmente protetto, e in questo modo dando potere alle donne e contribuendo alla loro inclusione economica e sociale.
Il ruolo delle cooperative in Italia e nel mondo
Come sanno bene i lettori di VITA – In Italia, le cooperative che si occupano del lavoro di cura sono più di 14.000 e forniscono servizi di assistenza a 5 milioni di persone, impiegando 400.000 lavoratori. Il fatturato annuo del settore supera i 9 miliardi di euro.
Mente pochi sanno che in Giappone, quasi il 70% delle cooperative di lavoro sono impegnate nella realizzazioni di servizi di assistenza agli anziani, assistenza all’infanzia, assistenza/sostegno a persone/bambini con disabilità. In Spagna sono attive circa 1.000 cooperative che forniscono servizi di assistenza sociale e sanitaria, e gestiscono 500 centri residenziali e diurni, forniscono assistenza domiciliare, impiegando 35.000 lavoratrici e lavoratori che assistono circa 70.000 persone,
In Australia, il Business Council of Cooperatives and Mutuals – Bccm ha recentemente ricevuto una sovvenzione di 7 milioni di dollari australiani dal Dipartimento della salute e dell’assistenza agli anziani del governo australiano per implementare il “Programma Care Together” al fine di creare e rafforzare le cooperative di assistenza come soluzione alle sfide Il settore sanitario australiano si trova ad affrontare soprattutto i mercati in cui l’erogazione dei servizi sta fallendo, comprese le comunità regionali, remote e rurali
In Svezia, circa il 10% dell’assistenza all’infanzia è fornita dalle cooperative. Mentre alcune di esse sono gestite dai genitori, altre sono cooperative di lavoro o cooperative multistakeholder
Nel rapporto realizzato da Cecop si possono trovare alcuni esempi di cooperative che forniscono servizi di assistenza in tutto il mondo.
La strategia europea per il lavoro di cura
A completare il quadro dell’impegno delle cooperative, aggiungo la recente promozione del manifesto europeo per l’implementazione della “strategia europea per il lavoro di cura” sottoscritto da molte associazioni europee tra cui Cecop, col quale richiamiamo l’attenzione sull’impegno che i Governi dei 27 Stati europei hanno formalmente approvato con le due Raccomandazioni che accompagnano la “European Care Strategy” .
Una strategia che rischia di finire derubricata dall’incalzare delle pressioni per incrementare gli investimenti per le spese militari. Nel ricordare che la raccomandazione del Consiglio e la più ampia strategia europea per l’assistenza costituiscono un quadro comune che apre la strada alla trasformazione del settore della cura attraverso la creazione di un sistema di assistenza e supporto incentrato sulla persona e basato sulla comunità in tutti gli Stati membri.
I firmatari della Call for full transparency in the implementation of the European Care Strategy – EFFE (effe-homecare.eu) chiedono alle istituzioni europee e agli Stati che questa strategia venga pienamente e adeguatamente attuata, a cominciare dalla presentazione dei rapporti nazionali sull’assistenza a lungo termine che gli Sati si erano impegnati a presentare entro il termine dell’8 giugno 2024. Questa azione rappresenta un primo passo fondamentale per garantire la trasparenza e l’apertura necessarie per il successo dell’attuazione della strategia europea per l’assistenza. Consentirà inoltre il coinvolgimento e il controllo da parte delle organizzazioni della società civile e delle parti sociali sia a livello dell’Ue sia nazionale.
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