Volontariato

Droga: scoperte le zone del cervello dove agisce

Gli studiosi del centro del Cnr per la neurofarmacologia di Cagliari hanno isolato la zona dell'encefalo sensibile a ecstasy e cocaina

di Gabriella Meroni

Scoperta da ricercatori italiani la zona del cervello dove agiscono droghe come la cocaina e l’ecstasy. Gli studiosi del centro del Cnr per la neurofarmacologia di Cagliari hanno ottenuto un ceppo geneticamente modificato di topi privi del normale recettore per la cocaina, il cosiddetto Dat; inaspettatamente in questi animali la cocaina e l’anfetamina continuavano ad esercitare i loro effetti piacevoli nonostante l’assenza del normale recettore per queste droghe. La conchiglia è una minuscola ma fondamentale area del cervello dove sia le droghe pesanti (cocaina, anfetamina, eroina) sia quelle cosiddette leggere (cannabis e nicotina) provocano la liberazione del neurotrasmettitore dopamina . E proprio un eccesso di dopamina nella conchiglia è alla base della capacità delle droghe di indurre quell’irrefrenabile bisogno di consumarle rendendo l’individuo tossicodipendente. ”Grazie a tecniche di microdialisi – ha spiegato il professor Gaetano Di Chiara che ha svolto uno studio in collaborazione con Bruno Giros dell’Inserm di Parigi – abbiamo misurato le sostanze prodotte dagli impulsi nervosi scoprendo che la cocaina e l’anfetamina continuavano ad aumentare la dopamina nei topi che non avevano il recettore per la dopamina”. Esiste dunque un secondo meccanismo diverso da quello normale che produce gli stessi effetti di desiderio e di gratificazione della droga. ”I risultati della ricerca – ha continuato Di Chiara – aprono enormi prospettive nella ricerca farmacologica e in particolare la possibilità di mettere a punto farmaci intelligenti, cioè selettivi, per bloccare alcuni recettori molecolari nella sola area della conchiglia del nucleo e combattere così la dipendenza da cocaina, ottenendo effetti di disassuefazione”. Secondo il neurofarmacologo sarebbe possibile interferire solo sugli effetti gratificanti della cocaina senza interferire con gli effetti negativi connessi all’azione psicostimolante della droga; un’obiettivo potrebbe essere quello di mettere a punto un farmaco sostitutivo della cocaina, analogo al metadone.


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