Europee 2024
Il pacifismo marketing del Movimento 5 Stelle
Alla vigilia dell’8 e 9 giugno mettiamo sotto la lente i programmi elettorali dei principali partiti e alleanze in vista del voto. Ognuno riletto intorno a cinque parole chiave. Dopo la Lega di Salvini, il Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia è la volta del movimento guidato da Giuseppe Conte
Si intitola “L’Italia che conta-protagonisti in Europa”, il programma con cui il movimento 5 Stelle si propone agli elettori delle europee dell’8 e 9 giugno. Si tratta di un documento molto dettagliato ed eccessivamente lungo: 103 pagine, 17 capitoli, ognuno dei quali organizzato in paragrafi (per esempio quello sulla salute conta addirittura 19 paragrafi). Manca anche un’introduzione che possa indicare una scala di priorità. La sensazione è quella di un documento omnibus orizzontale senza un perimetro politico sostanziale. Malgrado ciò, proviamo a individuare cinque punti caratterizzanti la visione di Europa del movimento di Giuseppe Conte rispetto in particolare al welfare e al sociale.
Scegli la rivista
dell’innovazione sociale
Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione
- Un commissario per la pace: ma per fare cosa? La parola “pace” è stata inserita nel simbolo per le europee. Il primo punto del documento si intitola “Riportare la pace in Europa”. La proposta portante è quella di un commissario europeo per la pace. Il come riportare la pace rimane molto generico e vago a parte lo stop dell’invio di armi. Si legge: “Al popolo ucraino va tutto il nostro supporto, ma adesso diciamo basta all’invio di nuove armi e perseguiamo in tutti i modi la pace. L’Unione europea deve tornare protagonista nello scenario internazionale promuovendo incisive azioni diplomatiche volte all’immediato cessate il fuoco e all’avvio di negoziati per il raggiungimento di una soluzione politica, giusta, equilibrata, duratura, adoperandosi da subito per una Conferenza di pace da tenersi sotto l’egida delle Nazioni Unite”. Nessun accenno al progetto dei Corpi civili di pace europeo come strumento di prevenzione e ricostruzione post bellica. Quale sarebbe dunque il compito del commissario europeo per la pace e il suo rapporto coi singoli ministro degli esteri dei Paesi membri?
- Cooperazione allo sviluppo, la bandierina di quota 0,7%. Nel programma viene citata una volta la cooperazione allo sviluppo. E viene citata proprio nel capitolo relativo alla pace: “L’Unione europea si deve impegnare maggiormente affinché tutti i suoi Stati membri raggiungano l’obiettivo di destinare lo 0,7% del Pil alla cooperazione allo sviluppo che deve supportare attività di microcredito e il supporto a filiere del cibo sostenibile ed eque”. Come i nostri lettori sanno VITA sostiene la campagna delle ong e della società civile italiana per destinare alla cooperazione allo sviluppo lo 0,7% del Pil (oggi siamo abbondantemente a meno della metà). Non si tratta però di una questione europea, ma nazionale. La partita riguarda il bilancio statale su cui i 5 Stelle (a cui si deve il copyright dei “Taxi del mare”) nemmeno quando hanno avuto responsabilità di Governo hanno dato alcun contributo sostanziale. Perché esportare in Europa questa questione? Non rischia di allontanare ancora di più il traguardo?
- Come valorizzare l’economia sociale. Meritoriamente il Movimento 5 Stelle ha dedicato un paragrafo del programma all’economia sociale: “Proponiamo di rendere efficace l’alleanza fra pubbliche amministrazioni, finanza ed economia sociale, attraverso la partecipazione sussidiaria e congiunta di tutti gli attori socio-economici, di finalizzare la legge sulla Fondazione Europea (ancora non emessa) e istituire una società benefit europea. Infine, bisogna promuovere interventi sia per l’accesso a credito e microcredito, anche tramite garanzie, che per quello al mercato di capitali tramite interventi azionari, quasi azionari e mezzanini, oltre che a ogni altra forma di contributo a sostegno della crescita delle imprese sociali e ad impatto sociale, in linea con quanto previsto dal Piano Europeo per l’Economia Sociale (2021) e dalle Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea (2023)”. Manca però il riferimento al via libera da parte della Commissione europea rispetto al pacchetto fiscale legato all’impresa sociale collegata ai decreti attuativi della riforma del Terzo settore del 2017. Il primo passo da fare per un Piano italiano per l’Economia Sociale sarebbe questo.
- Volontariato&Terzo settore non pervenuti. Nel lungo documento programmatico non compaiono nemmeno una volta i termini “volontariato” e “Terzo settore”. Eppure lo sviluppo di un’economia sociale non può prescindere da questi due elementi.
- Cancellazione dei paradisi fiscali. A pagina 30 i 5 Stelle intitolano il paragrafo “Bandire i paradisi fiscali”. Battaglia giusta e coraggiosa: È necessario assicurare maggiore trasparenza delle informazioni sulla proprietà di asset patrimoniali attraverso la predisposizione di un registro centralizzato europeo che raccolga informazioni a disposizione di banche, fondazioni, autorità finanziarie e consenta di conoscere i beneficiari effettivi di trust, attività finanziarie e immobili rafforzando il contrasto agli abusi fiscali, all’elusione, al riciclaggio al finanziamento del terrorismo e a possibili conflitti di interesse. Inoltre, contestualmente va adottata una legislazione efficace di contrasto al ricorso alle società di comodo. Per quanto riguarda le sanzioni, per noi devono essere reali e devono colpire le multinazionali, i consulenti fiscali o gli istituti finanziari che non forniscono informazioni alle autorità fiscali. Infine, vanno riformati i criteri della composizione della lista giurisdizioni non cooperative a fini fiscali: l’Unione non deve chiudere un occhio sui paradisi fiscali all’interno dei suoi confini”.
Foto: La presse
Leggi anche:
Lega, la sindrome dell’assedio e l’ossessione per le Ong
Il Pd in cerca di garanzie sociale (ma il Terzo settore non sembra strategico
A Forza Italia piace l’Europa che Salvini disprezza
L’Europa senza società civile di Giorgia e dei Fratelli d’Italia
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.