Volontariato
Tv:via i religiosi da programmi
Il ''Direttorio sulle comunicazioni'' della CEI ha regolato la partecipazione di sacerdoti e religiosi nelle spazi televisivi.
Mentre la partecipazione dei laici puo’ essere piu’ libera, per i sacerdoti e le suore ”qualora si accetti, e’ doveroso richiedere le eventuali autorizzazioni” e ”fare in modo che il pubblico non faccia confusione tra insegnamento della Chiesa e opinioni personali”. In concreto, i sacerdoti devono ”informare” il vescovo locale per valutare ”in modo opportuno” se l’intervento ”e’ opportuno” e ”come svolgerlo”. Nel caso di rubriche o interventi sistematici, occorre una ”esplicita autorizzazione”. Invece sono ”da evitare” presenze ”in programmi di puro intrattenimento o in dibattiti di carattere politico e sociale, quando si corra il rischio che la figura religiosa e i suoi interventi possano essere soggetti a banalizzazioni o strumentalizzazione”. In ogni caso, ”vanno sempre e comunque evitati ingenuita’, superficialita’ e dilettantismo”. Il documento elenca poi le risorse dei media cattolici: l’editoria religiosa, l’agenzia Sir per i settimanali diocesani, il quotidiano Avvenire, il canale televisivo Sat2000, il circuito radiofonico InBlu, la Commissione nazionale di valutazione dei film. Oltre a questo coinvolgimento diretto, la Chiesa italiana guarda con attenzione alla musica, che coinvolge i giovani, e al teatro, come mezzo di espressione culturale. Alcuni paragrafi sono dedicati allo ”spazio virtuale”, per dire che e’ ”un contesto” e un ”fenomeno complesso da seguire con attenzione per elaborare risposte pastorali pertinenti ed efficaci”.
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