Volontariato
Astensionismo: come riempiremmo quelle cabine vuote
Abbiamo posto tre domande ad alcuni esponenti del non profit a proposito dell'astensionismo alle prossime elezioni: ecco cosa hanno risposto
di Redazione
1. L’astensionismo per lei è un fenomeno di disaffezione e qualunquismo oppure è una scelta pienamente cosciente?
2. Una ricerca di Renato Mannheimer svela che su 100 persone che non votano, 41 hanno tra i 18 e 24 anni. Che ragioni vede in questa distanza tra i giovani e il voto?
3. Secondo lei il 13 maggio ci sarà un’inversione di rotta? Registreremo cioè meno astenuti?
Tom Benetollo
presidente Arci
1. La mia sensazione è che a molti l’idea di politica sia sconosciuta. C’è una mancanza di cittadinanza che dovrebbe far riflettere su una riforma della politica.
2. I giovani non votano perché l’idea partecipativa della democrazia, da dieci anni in qua, ha fatto passi indietro. E perché la coesione sociale passa dai media, che danno messaggi di bassa qualità.
3. Io penso che il 13 maggio l’astensionismo calerà, perché nelle ultime battute della campagna elettorale si faranno più evidenti le differenze fra gli schieramenti. Ma a diminuire sarà l’astensionismo consapevole, non quello dovuto al totale menefreghismo.
Ernesto Olivero
fondatore del Sermig
1. La gente non vota perché è nauseata da tutte le prediche. Chi fa politica deve crederci davvero, e pagare di persona: e allora sì che la gente si farà coinvolgere.
2. Non mi stupisce: una nostra inchiesta, condotta su 300 mila giovani, diceva che il 98% di loro non crede nelle istituzioni. Perché ai vari palazzi interessa solo il potere, e questo i giovani lo sentono. Sono gracili e vanno amati di più.
3. Il fenomeno si interromperà se, invece di azzuffarsi, i politici parleranno di progetti. Le liti non rappresentano la realtà della gente.
Edo Patriarca
portavoce Forum Terzo Settore
1. Non possiamo più appellarci al qualunquismo per spiegare l’astensionismo: è un’insofferenza progettata e ragionata. Un allarme rosso su cui riflettere.
2. I giovani sentono la politica lontana nel linguaggio, non ne comprendono il teatrino. Hanno esigenze di concretezza, non votano perché ormai nessuno li fa sognare, nessuno dà loro prospettive di ampio respiro su cui investire il futuro.
3. La mia speranza è che ci sia un’inversione di tendenza, ma ho il brutto presentimento che l’astensionismo vincerà. Mi pare che l’area degli indecisi sia cresciuta, ed è fra loro che alberga l’astensionismo. Spero di essere smentito.
Stefano Zamagni
economista
1. È dovuto all’ineguaglianza sociale, che allontana dal voto chi si sente emarginato, e al sistema bipolare che allontana chi non si riconosce in nessuna piattaforma.
2. La politica è una miscela di interessi e ideali, ma da Tangentopoli in poi il gioco degli interessi ha prevalso. Poiché i giovani vedono nella politica la ricerca di ideali, è naturale che oggi se ne sentano respinti.
3. Prevedo più partecipazione, perché in queste consultazioni entrano in gioco tanti elementi di valore, mentre in passato si parlava solo di macroeconomia.
Massimo Paolicelli
portavoce Obiettori Non violenti
1. Ci sono entrambe le componenti: il qualunquismo e il ragionamento di chi non si riconosce nei due schieramenti.
2. Chi si affaccia per la prima volta alla politica non può che vederla con disgusto, perché non ha memoria storica e vede solo queste zuffe sul nulla. Non riesce a orientarsi, così propende per l’astensione. E poi i giovani, parliamoci chiaro, a volte sono in cerca di fin troppa concretezza.
3. Il rischio è che ci sia ancora più astensionismo. Anche il sistema maggioritario aiuta questo trend, mentre nel proporzionale ognuno si può ritagliare la sua nicchia.
Luigi Bobba
presidente Acli
1. Forse la vera novità è che accanto a una corrente sotterranea di menefreghismo sta emergendo un disagio vero verso una politica che non risponde alle domande.
2. I giovani sentono di più il vuoto, perché non hanno alle spalle le grandi appartenenze. Per questo la loro astensione diventa protesta.
3. Credo che questa legge elettorale pasticciata, che mette nelle mani dei partiti la scelta dei candidati, creerà maggiore astensione. Il cittadino non farà altro che ratificare la scelta già fatta dai partiti.
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