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Cari lettori, vi spiego come inviarmi i quesiti

Il nostro esperto di legislazione stila un vademecum per rivolgergli correttamente le domande. Perché a richiesta sbagliata non si può rispondere in modo giusto...

di Carlo Mazzini

Questa settimana il nostro esperto non risponde a un quesito specifico, ma cerca di chiarire come si pongono i quesiti.

di Carlo Mazzini
L’avevo promesso (o minacciato, dipende dai punti di vista), e ogni promessa è debito. Questa volta parliamo dell’oggetto di questa pagina 27 di Vita, ovvero le risposte ai quesiti, sui quali il sottoscritto – per fortuna con molti altri colleghi – si misura periodicamente per rendere comprensibili tematiche antipatiche nell’oggetto (legislazione, fiscalità, adempimenti) e ostiche, se non enigmatiche, nella forma in cui ci vengono proposte dal legislatore e dall’amministrazione pubblica. Procediamo quindi con un esempio.
«Sono il responsabile di un ente che agisce nel settore della difesa dell’ambiente, a cui stanno particolarmente a cuore le sorti di una specie a rischio di estinzione quale è la “Rana Grigia Zoppa dell’Alta Val Brembana”, purtroppo conosciuta dalla cucina locale per le sue carni prelibate. Il gruppo di amici che rappresento ha deciso quindi di costituire l’associazione “Tre salti e mezzo fuori dalla padella”. L’associazione è seria, come pure le persone che ne fanno parte (tranne forse il sottoscritto, inizierete a pensare)».
Si intende porre un quesito a Vita; non ci interessa il tema quesito, ma la forma che prende. Prima di tutto mi qualifico, possibilmente esco dall’anonimato, consapevole che Vita pubblica i quesiti “normalizzati”, cioè spersonalizzati se non richiedo altrimenti. Mi qualifico definendo il mio ruolo nell’associazione (presidente, consigliere, direttore, socio, membro di un qualche organo di controllo). Ciò rileva soprattutto quando arrivano in redazione quesiti sul tema della responsabilità di chi agisce in nome e per conto dell’organismo.
Successivamente inquadro l’organizzazione di cui faccio parte, rispetto alla normativa di riferimento. Mi spiego: se siamo un’organizzazione di volontariato dobbiamo dire se siamo iscritti al registro regionale, così se sono un’organizzazione non governativa devo dire se la definizione deriva dall’accreditamento presso il ministero degli Esteri. Tanto per complicare le cose, il consulente suppone – per esperienza – che se uno parla genericamente di “associazione” intende dire “non riconosciuta” (ai sensi del Codice Civile). Solo per il gusto di farvi perdere nei meandri della legislazione di settore, aggiungo che sarebbe preferibile sapere se l’associazione “Tre salti e mezzo fuori dalla padella” ha adeguato o meno lo statuto alle disposizioni dell’articolo 5 del D.Lgs. 460/97, quelle, tanto per intenderci, che permettono l’uscita dalla commercialità di una serie di… “entrate” delle associazioni.
Poi, chi si dice Onlus dovrebbe sapere a cosa va incontro se si qualifica per quello che non è; mi è capitato di sentire affermazioni del tipo “sono non profit, quindi Onlus”, così come si sprecano i voli pindarici sulla nozione base di ente senza scopo di lucro. Il rischio non è solo quello di incorrere in provvedimenti sanzionatori del tipo ex art. 28 del D Lgs 460/97, ma anche e soprattutto di ricevere risposte non in linea con quella che è l’effettività della natura giuridica e organizzativa dell’ente. Vale come sempre il principio per il quale a domanda sbagliata non può seguire una risposta corretta!
Una volta definita la nostra natura, il quesito può prendere la forma più strana, fino a diventare un mostro. A certi quesiti ho risposto che mi si stava chiedendo qualcosa di meno dello scibile umano e che per motivi di spazio, tempo e budget sarebbe stato preferibile circoscrivere la questione. Il fatto è che se non si hanno le idee chiare su cosa chiedere è facile cadere nel generalismo più sfrenato, del tipo… «ma per le Onlus, com’è la questione dell’Iva?». Non è credibile che a un amministratore di organizzazione non profit interessi il profilo dell’imposizione indiretta; è più verosimile che voglia sapere se sia o meno esente dal pagamento dell’Iva sull’acquisto delle carte telefoniche per cellulari. Quindi, dopo esserci definiti, operiamo nel modo più semplice e più diretto possibile: raccontiamo i fatti e chiediamo quali sono gli adempimenti (se esistono) sottesi ad essi. E poi speriamo che il consulente si sia svegliato bene, quella mattina.

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