Diritti Umani
Addio a Norita, madre di tutti i perseguitati
Se n'è andata a 94 anni la presidente delle Madres de Plaza de Mayo Linea Fundadora e fondatrice delle Madri di Piazza di Maggio a Buenos Aires, le donne che protestavano per la scomparsa dei figli durante la dittatura militare del 1976. Nora Morales de Cortiñas, per tutti più semplicemente Norita, è stata un simbolo per chi, in tutto il mondo, soffre per un familiare vittima della violenza politica
di Paolo Manzo
Se n’è andata l’ultimo giorno di maggio, a 94 anni, Nora Morales de Cortinas, Norita come la chiamavano tutti a Buenos Aires.
Una sarta trasformatasi suo malgrado in un punto di riferimento della difesa dei diritti umani nel mondo. Oltre 40 anni fa Norita riuscì infatti a trasformare il suo dolore in una missione, fondando le Madri di Plaza de Mayo dopo che l’ultima dittatura le aveva portato via il figlio primogenito, ancora oggi desaparecido, scomparso.
Nata il 22 marzo 1930, a pochi mesi dal primo dei sei colpi di Stato che nei successivi 46 anni avrebbero messo in ginocchio l’Argentina, Norita si era sposata a 19 anni con Carlos Cortiñas, un impiegato del Ministero dell’Economia, da cui ebbe due figli. Faceva la sarta ma la sua vita cambiò il 15 aprile 1977, quando la dittatura di Rafael Videla rapì suo figlio maggiore Carlos Gustavo, militante della Gioventù peronista e che pur essendo ancora uno studente universitario già lavorava nel sociale.
Lo faceva a Villa 31, una baraccopoli nel quartiere capitolino di Retiro visitata sovente anche da Jorge Mario Bergoglio prima di diventare Papa. Altri sei ex compagni di studi di Carlos Gustavo erano già scomparsi dopo il 24 marzo 1976, il giorno del golpe della sanguinaria giunta militare. Appena 24enne ma già sposato e con un figlio di due anni, il figlio di Norita fu rapito alla stazione ferroviaria, mentre aspettava il treno per tornare a casa. Contemporaneamente un’altro commando della dittatura faceva irruzione a casa sua, terrorizzando moglie e figlio.
L’inizio drammatico dell’evoluzione di Norita
Quando la notizia del rapimento arrivò alla madre, il terrore la invase al pari di altre famiglie argentine durante la guerra sporca della giunta di Videla, che stava conducendo una vasta campagna di tortura e morte contro chiunque considerasse un oppositore di sinistra del regime. Norita implorò per due settimane la polizia di darle informazioni su suo figlio ma le fu risposto di smettere di cercarlo o l’avrebbero arrestata. «In quel momento sono entrata in una spirale di follia», avrebbe raccontato anni dopo in democrazia e allora, dopo avere sentito parlare di un gruppo di madri e nonne degli scomparsi che avevano iniziato a riunirsi in Plaza de Mayo, a fine aprile si unì a quelle che la dittatura all’epoca chiamavano disprezzo «las locas», le pazze.
Spinta dalla disperazione, prese posto tra una ventina di donne coraggio, diventando subito una delle leader di quello che solo dopo sarebbe diventato celebre nel mondo come il movimento de Madres de Plaza de Mayo. Da allora divenne famosa come attivista per i diritti umani a livello internazionale. «Eravamo in poche e tremavamo per la paura e l’angoscia», ricordava sempre Norita che negli anni successivi si trasformò in una rinomata psicologa sociale, diventando titolare della cattedra di Potere economico e Diritti umani presso l’Università di Buenos Aires, che le ha conferito un dottorato honoris causa, così come l’Università Libera di Bruxelles.
Le differenze con Hebe de Bonafini
Dopo avere fondato le Madri di Plaza de Mayo, Norita diventò presidente dell’associazione de las Madres-Linea Fundadora e, a partire dal 1986, prese le distanze da Hebe de Bonafini. Norita si concentrava infatti sulle violazioni dei diritti umani durante la dittatura militare mentre Bonafini sosteneva posizioni di estrema sinistra su tutte le questioni politiche. Quando avvenne la rottura, le differenze tra le due riguardavano le posizioni nei confronti del governo di Raúl Alfonsín, le richieste di identificazione dei resti degli scomparsi e quelle sui risarcimenti economici.
Norita condivideva molte posizioni del peronismo ma, a differenza di Bonafini, fu sempre critica nei confronti di Cesar Milani, generale ex torturatore denunciato dalle Madri di Plaza de Mayo della Linea Fondatrice della provincia di La Rioja e, nonostante ciò, nominato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito da Cristina Kirchner nel 2013.
La richiesta di dialogo con tutti, persino con Milei
Rispettata e amata in tutti gli ambiti, Norita ha sempre invitato al dialogo, anche di fronte all’emergere di idee politiche opposte alle sue. Il 21 novembre 2023, due giorni dopo la vittoria di Javier Milei, aveva manifestato l’intenzione di incontrarsi con lui e la sua vice per comunicare le richieste e preoccupazioni di fronte alla deriva destrorsa del neopresidente. «Siamo molto preoccupati, perché tutto ciò che abbiamo ottenuto per migliorare i diritti umani ha richiesto decenni, con perdite, incarcerazioni e molte sanzioni. Vogliamo il meglio per il nostro popolo, vogliamo che sia felice, e non è possibile che tutto ciò che abbiamo ottenuto con i processi nel corso degli anni possa essere cancellato con un tratto di penna», aveva dichiarato, ma dicendosi certa che le Madri avrebbero lavorato con Milei come avevano fatto con altri presidenti.
Purtroppo Nora Cortiñas, che aveva partecipato all’ultima marcia in occasione dell’anniversario del colpo di Stato militare del 1976 su una sedia a rotelle lo scorso del 24 marzo, non potrà incontrare Milei. In quell’occasione ha però ricordato che «perdere un figlio è sempre una tragedia, ma bisogna affrontarla per non rimanere bloccati in quel labirinto e aiutare chi si trova nella stessa situazione. La solitudine non è mai una buona ricetta se si vuole conoscere la verità».
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