Salute

Aids e farmaci. Parla il cardinal Danneels. L’Africa, la terra dimenticata

"È una cosa incredibile e inaccettabile dal punto di vista umano, non solo cristiano". Il j’accuse dell’arcivescovo di Bruxelles.

di Antonietta Nembri

L?appuntamento era dedicato all?Europa e al suo allargamento. Ma al convegno della Caritas lombarda l?appello del Vaticano per fermare il ?genocidio? ha tenuto banco. Anche nelle parole dei due cardinali presenti, l?ambrosiano Dionigi Tettamanzi e quello di Malines – Bruxelles, Godfried Danneels. Il primo riferimento lo ha fatto l?arcivescovo di Milano, ricordando che “l?Europa non è un territorio chiuso e isolato, è un continente aperto e accogliente. Nell?attuale globalizzazione la cooperazione non deve essere solo economica, ma dev?essere sociale”. Il cardinale Danneels solo poche settimane fa, in un intervento alla televisione olandese, aveva detto di non poter mettere sullo stesso piano l?utilizzo del preservativo come strumento di controllo delle nascite o come strumento di difesa contro il virus dell?Aids. In quest?ultimo caso, aveva detto è un male minore per difendersi dal virus. Ma come affrontare l?epidemia in Africa? “è una questione di educazione e di scuola. Se non si educa a un certo senso di responsabilità non si arriva da nessuna parte. E questo però non si può fare in due giorni”. C?è un altro aspetto del problema: quello dei farmaci. “Certo, mettere a disposizione le medicine per trattare questa malattia, farmaci che noi abbiamo in abbondanza e che loro non hanno. Penso”, ha sottolineato il presule, “che non ci debbano essere distinzioni sui farmaci: in Africa dovrebbero essere disponibili tutti quelli che abbiamo qui in Europa, disponibili per tutti, non solo per i ricchi”. Ma parlare dell?epidemia e della richiesta che è arrivata dal Vaticano di ridurre il costo dei medicinali per curare i sieropositivi e i malati di Aids richiama un altro problema: “La cosa più incredibile e inaccettabile e che noi dimentichiamo l?Africa in tutti gli aspetti: economici, politici, culturali e di salute umana. E questo è inaccettabile. Non si parla mai di Africa, è un continente dimenticato e questo dal punto di vista non solo cristiano, ma semplicemente umano non è accettabile”. È inospitale la terra dell?oblio, questo il titolo dell?intervento che il cardinale Danneels ha fatto al convegno, ma gli europei sanno ancora essere ospitali? “Nel passato siamo stati capaci. Abbiamo integrato tante cose in Europa, come la cultura semitica della Bibbia, la grecità che è entrata in Occidente con Roma e poi le culture al nord delle Alpi. Per questo penso che il cristianesimo, ma anche l?Europa, è capace di fare unità fra molti e fra diversi. Ma è qualcosa che non è fatto una volta per tutte, bisogna sempre costruire. Mai dimenticare il passato, come motivo di speranza per il futuro. Ma riposarsi sul passato è mortifero”. Dalla filantropia passare alla caritas, all?amore al prossimo e questo con il contributo specifico cristiano. Una sfida soprattutto perché “l?Europa non può appoggiarsi su fattori naturali, su una lingua comune. Occorre avere un ethos, una morale comune, un certo senso dell?uomo e dell?umanità”.


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