Welfare

Il mondo visto da una signora penna

Incontro con Rosa Montero, firma di El Paìs, scrittrice famosa e attivista dei diritti umani. Dai difficili inizi, alle celebri interviste che scavano l'anima.

di Benedetta Verrini

A vederla di persona, non si direbbe che è l’Oriana Fallaci spagnola. Rosa Montero sembra più uscita da un film di Almodovar, con quel caschetto di capelli rosso fuoco, l’abbigliamento stravagante e la luce spavalda e simpatica negli occhi scurissimi. Scrittrice e opinionista di punta del giornale El Paìs, celebre per i suoi straordinari ritratti di famosi personaggi della politica e dello spettacolo, Rosa Montero è da sempre in prima linea per la difesa dei diritti umani. Si è schierata per la causa del popolo ceceno, facendosi portavoce delle ong che denunciavano le violenze dell’esercito russo; ha partecipato alla campagna contro l’espulsione del partito Radicale transnazionale dall’Onu. Nel 1994, in Spagna, ha vinto il Premio nazionale di Giornalismo (l’ultimo di una lunga serie), per un’intervista al ministro degli Interni del governo basco, Juan Maria Atutxa, in cui per la prima volta è stata raccontata la ribellione del popolo basco all’azione terroristica dell’Eta. Vita l’ha incontrata mentre era in Italia a presentare il suo ultimo romanzo, “La figlia del cannibale”. Vita:Cominciamo dalla sua particolare condizione professionale. Come si sente, più scrittrice o più giornalista? Rosa Montero:Sono entrambe le cose, cioè una vera schizofrenica… Non posso vivere senza scrivere. È per questo che, tra tutti i mestieri, ho scelto il giornalismo. E ho accettato di vivere in un dualismo, perché narrativa e giornalismo sono due generi letterari, hanno la stessa dignità ma regole opposte. Nel giornalismo, ad esempio, la chiarezza è un valore fondamentale, nella narrativa invece il valore è l’ambiguità. Bisogna esserne consapevoli e non cedere alla tentazione di contaminarli: quanto è ridicolo un giornalista che scrive un articolo come un romanzo? E un romanziere ossessionato dalla letteratura-verità? Vita: Allora ci riveli quali sono le doti più importanti in queste due professioni… Montero:Nel giornalismo, la curiosità. Può sembrare un’ovvietà, ma non è così: molti giornalisti fanno domande senza avere un’autentica curiosità per i temi e le persone. Eppure è solo da questo stato mentale che nasce il buon giornalismo. Poi servono rigore, impegno, onestà. Mai utilizzare le proprie conoscenze per un secondo fine. E non mi riferisco solo a questioni utilitaristiche. Essere onesti significa anche tenere a bada i propri pregiudizi. Infine, almeno per il giornalismo scritto, è necessario avere ambizione letteraria, lavorare con il desiderio di scrivere nella maniera migliore possibile. Non è vero che la scrittura giornalistica è effimera, in certi casi rappresenta una testimonianza perenne per l’umanità. A molti giornalisti manca questa ambizione perché, secondo me, manca loro l’orgoglio per questo lavoro. Per il romanziere, invece, è fondamentale avere onestà nel seguire il cammino dell’opera, che è un paziente, a volte snervante, approfondimento della realtà. È importante evitare la pressione commerciale e lavorare molto. Vita:È difficile essere donna nel giornalismo? Montero:Era difficile in passato, almeno nel mio Paese. Ho iniziato a fare la giornalista nella fase finale del franchismo, trent’anni fa. Avevo 18 anni e all’epoca le donne potevano collaborare con una redazione solo per temi effimeri, come la cucina, la moda o la cultura, che era considerata un argomento di scarsa importanza. Persino quando ho iniziato a lavorare per il supplemento domenicale di El Paìs ho avuto problemi con colleghi uomini, che temevano di essere superati da una donna. Oggi l’ambiente in Spagna è molto meno sessista, anche se le donne continuano a fare molta fatica a conquistare il potere. Vita:El Paìs si occupa molto di temi sociali. Quanto sono importanti nel giornalismo? Montero:El Paìs è considerato uno dei 10 migliori giornali del mondo, tuttavia penso che potrebbe dare ancora più importanza al sociale. Personalmente, ritengo che anche gli esteri siano un settore chiave, che andrebbe curato di più. Informare molto sulle notizie dal mondo è un’azione di responsabilizzazione dei nostri lettori, perché ciò che ci accade intorno dipende anche da noi, dalle nostre scelte quotidiane e dalla pressione che esercitiamo sui nostri governi. Vita:Il giornalista allora ha una funzione sociale? Montero:Assolutamente sì. I mezzi di comunicazione sono lo specchio della società, gli eredi dell’agorà pubblica: grazie a loro la società affina le sue idee, le cambia e decide di rivedere le sue regole. Il giornalismo nei Paesi democratici ha anche un’importante funzione di controllo dell’azione politica. Basta ricordare il tentativo di golpe, alcuni anni fa, ai danni del presidente russo Boris Eltsin: non finì in un bagno di sangue solo perché c’erano le telecamere. Grazie a loro, tutto il mondo stava a guardare, in diretta, quello che stava succedendo… I mezzi di comunicazione, inoltre, sono importanti per controllare le sfere del potere, perché la conoscenza è una delle forze più effettive nella società. Vita:Lei è famosa, come giornalista, per le sue interviste. Quali sono i personaggi che le sono più rimasti impressi? Montero:Be’, ho fatto oltre 2000 interviste, perciò comincio a perdere il conto… però il personaggio più terribile è stato Yasser Arafat. E dire che io sono molto vicina alla causa palestinese! Ma Arafat è un personaggio sinistro, circondato da persone che lo adulano. Mi è rimasta la sensazione di avere intervistato un tiranno. E ora i fatti sembrano darmi ragione, perché Arafat è contestato tra gli stessi palestinesi. Sono invece rimasta incantata da Paul McCartney dei Beatles, forse perché ero mossa da una vicenda personale divertente. Quando ero adolescente ero una fan sfegatata dei Beatles, innamoratissima di Paul McCartney. Ma quando l’ho intervistato, otto anni fa, lui era assolutamente orribile! Era invecchiatissimo e rugoso, però non aveva perso il suo fascino. Un’altra persona affascinante, che ho intervistato sei mesi fa, è stato Muhamed Yunus, l’inventore del microcredito. Mi è sembrato un personaggio pieno di carisma e un vero un uomo di pace. Info:www.elpais.es Sito ufficiale Rosa Montero:http://clubcultura.com/clubliteratura/clubescritores/montero/inicio.htm


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