Formazione

Soldato morto: Pax Christi e Aon chiedono le dimissioni di Martino

Valery Melis, 26 anni, aveva preso la leucemia dopo la missione del '99 in Kosovo. Affinche' si potesse curare, si e' dovuto procedere con collette. Tutte le colpe e i silenzi di Stato

di Benedetta Verrini

E’ morto ieri sera Valery Melis, 26 anni, caporal maggiore dell’esercito in servizio in Kosovo nel 1999, che aveva contratto la leucemia al ritorno dalla missione. “Si fara’ di tutto per chiarire la vicenda” ha detto oggi il ministro della Difesa, Antonio Martino, a margine della visita del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al Comando della Brigata Sassari. Ma la dichiarazione del ministro ha già suscitato reazioni: ”Le parole del ministro Martino suonano come lacrime di coccodrillo”, hanno dichiarato Massimo Paolicelli, presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti e Riccardo Troisi, di Pax Christi. ”Dire oggi ‘sara’ trovata una soluzione soddisfacente’ e’ fuori tempo massimo: il ministro – affermano Paolicelli e Troisi – si dimetta, risparmiando altri irreparabili danni al nostro Paese”. ”Continuare a negare l’evidenza di un problema come quello dell’uranio impoverito – proseguono – e’ criminale. Siamo di fronte ad alcuni centinaia di casi denunciati dall’Osservatorio militare, di cui oltre una ventina hanno portato alla morte dei militari e a studi ufficiali che confermano un eccesso di linfomi di Hodgkin che non possono essere attribuiti alla sorte avversa per non riconoscere la causa di servizio. Capiamo che la posta in gioco e’ alta, e va dalle responsabilita’ di vertici politici e militari che hanno portato i militari italiani senza le precauzioni dovute in territori contaminati da uranio impoverito, fino al timore di un calo di immagine per le Forze armate, ma per tutto questo – concludono Paolicelli e Troisi – non si puo’ passare sopra alla vita delle persone”. ”La morte del caporal maggiore Valery Melis segna una pagina nerissima nella vicenda dei militari morti per sospetta contaminazione da uranio impoverito: vi sono attualmente piu’ di 20 morti e piu’ di 200 malati”. Lo afferma Falco Accame, presidente dell’Anavafaf, un’associazione che tutela i familiari delle vittime arruolate nelle Forze armate. ”Il professor Mandelli, in un articolo sulla rivista medica ‘Epidemiologia e prevenzione’ del 2001 – scrive Accame, in una nota – affermava che non si puo’ escludere che la causa dei linfomi di Hodgkin sia legata alla contaminazione da uranio impoverito e percio’, non potendosi escludere questa causa, doveva essere concessa la causa di servizio e l’assistenza medica gratuita”. ”Invece, per il caporal maggiore Melis – prosegue il presidente dell’Anavafaf – affinche’ si potesse curare, si e’ dovuto procedere con collette, l’ultima delle quali e’ stata promossa dal tenente Pireddu, suo collega, che pero’ e’ stato sospeso dal servizio”. Secondo Accame, ”il comportamento delle Istituzioni nei riguardi di Melis – che ha operato in zone di confine con il Kosovo, zone bombardate con armi all’uranio – e’ stato inqualificabile: andava curato all’estero, dove vi sono maggiori conoscenze mediche per il trattamento di casi consimili”. L’Italia, sottolinea il presidente dell’Anavafaf, ”e’ stata formalmente avvertita della pericolosita’ dell’uranio impoverito sin dal primo luglio 1999, come ha anche confermato il ministro Martino. Ma le disposizioni di sicurezza sono state impartite solo il 22 novembre ’99, mentre gli Usa le avevano adottate sin dall’ottobre 1993. Non sono state ad oggi accertate le responsabilita’ per questo grave ritardo, che ha visto impiegati i nostri militari senza norme di protezione per un lungo periodo e sulle responsabilita’ di questo ritardo – conclude Accame – e’ doveroso che venga avviata sollecitamente una inchiesta parlamentare”.


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