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E qualcosa cambia in università…

All'Università Statale di Milano si é tenuto un convegno per una medicina più umana.

di Franco Bomprezzi

“L?esperienza accumulata nella disabilità da numerosi settori della facoltà – sia in campo scientifico sia assistenziale che formativo – la porta a riconoscere la disabilità stessa come fonte di profondo stimolo a una nuova e allo stesso tempo antica riflessione sul concetto di persona malata, sia essa ?disabile? o meno. È dal contatto con il disabile e con la sua famiglia ed è dalla riflessione sulle circostanze in cui la disabilità prende ?forma e vita?, che tutta la medicina – e non solo quella rivolta specificatamente al disabile – può apprendere una straordinaria lezione di pensiero e di umanità, traendone elementi per una propria rigenerazione, che la renda sempre più capace di coniugare l?elemento tecnico e tecnologico con quello umano, sociale, esistenziale e assistenziale”: è uno dei passi più significativi di un vero e proprio Manifesto per una medicina più umana prodotto dalla facoltà di Medicina e chirurgia dell?Università Statale di Milano. È importante che le università stiano diventando sede di elaborazione di una nuova cultura, che si accosta alla disabilità con più attenzione, con più rispetto, con maggiore curiosità intellettuale.
Un affollato convegno in apertura di 2004, nell?aula magna della Statale milanese, è un bel segnale di speranza che questo nuovo anno cominci a fornire risultati concreti, operativi, a tutti i livelli. Il preside della facoltà, il professor Coggi, non ha nascosto una certa emozione nel prendersi degli impegni precisi a nome di tutto il corpo accademico. Se la persona disabile non viene più vista come un malato da sezionare e riabilitare utilizzando solo tecniche curative o chirurgiche, ma come un patrimonio irripetibile di umanità da rispettare, è possibile che il giovamento di questo radicale cambio di prospettiva vada a beneficio di tutti, e non solo dei disabili.
Investire sulla cultura universitaria penso sia un obiettivo forte, per i prossimi anni: laddove la cultura prende forma è possibile forse studiare strategie vincenti, che possano trovare applicazione nella vita quotidiana.

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