Sostenibilità
Ma sono solo elettori con la pancia piena
Il presidente di Legambiente, va controcorrente. «Non mi preoccupa chi diserta le urne. Se fa così è perché non ha problemi»
È il sogno (o l’incubo) che scuote le brevi notti di tutti i leader politici verso il 13 maggio: come stanare il voto degli astensionisti? Non è un sogno, né tantomeno un incubo, invece, per Ermete Realacci, presidente di Legambiente, che il prossimo 13 maggio correrà per Rutelli, in un collegio uninominale a Pisa. Realacci non ci sta a mitizzare la scelta di chi non vota. Né, tantomeno, a drammatizzare il fenomeno che tiene un italiano su tre alla larga dalle urne.
Vita:Lei quindi pesca voti altrove. Con l’Italia astensionista sente di avere poco da spartire?
Realacci:Beh, non c’è un astensionismo solo. Certo, quello emergente è espressione di un Paese sazio e ipercritico. La gente sta lontana dalla politica, perché sta bene e non ha urgenze da affidare alla politica.
Vita:Non ci sono solo i ricchi che si astengono…
Realacci:Certamente. Ma il fenomeno emergente è figlio del benessere materiale. Sono classi sociali che hanno paure più sofisticate. Che sono ossessionate, per esempio dal problema della sicurezza, senza rendersi conto che l’Italia anche sotto questo profilo sta benissimo. Non si rendono conto che Stoccolma rispetto a Milano è come il Bronx.
Vita:Ma Novi Ligure è in Italia, mica in Svezia…
Realacci:A proposito: ricordo il giorno dopo, quando sembrava che i delitti fossero da imputare a un extracomunitario, che Mentana al Tg5 cavalcò per 11 minuti la psicosi anti stranieri. Gliel’ho anche detto a quattr’occhi: dalla sua filippica veniva fuori un’Italia che non esiste. Ma dove si sono viste le ville sugli Appennini in balia della delinquenza? Non è così. Siamo un Paese ricco dove c’è una minoranza di popolazione in difficoltà. È questa che mi preoccupa, non l’altra…
Vita:L’astensionismo non è la spia di una caduta di partecipazione alla vita collettiva a tutti i livelli?
Realacci:No. Anzi, se c’è un astensionismo preoccupante è quello che potrebbe allontanare la gente dall’impegno sociale. Ma per ora i numeri parlano di una crescita di quell’impegno, che riguarda una fetta minoritaria della popolazione, ma è centrale per la qualità della vita di tutti.
Vita:Quindi il bipolarismo va assolto dalla colpa di aver indotto ostilità verso la politica?
Realacci:Forse si sente il vuoto dei partiti, che hanno svolto un grande compito di alfabetizzazione. Un compito insostituibile, ma che oggi è finito. O meglio è passato in altre mani.
Vita:In quali mani?
Realacci:Per spiegarlo faccio mio un ragionamento del sociologo Ilvo Diamanti. C’è stata la stagione della subalternità, in cui i partiti erano i fratelli maggiori e le associazioni erano lì a tirare le giacche. Adesso è il contrario. Le associazioni sono egemoni e la loro cultura colonizza la politica. Per fare il mio caso: da presidente di Legambiente non sentivo nessun bisogno di una legittimizzazione politica. In realtà Legambiente fa e condiziona la politica.
Vita:E allora perché questa scelta di candidarsi?
Realacci:Perché non capita tutte le volte che il candidato premier sia uno che viene dall’esperienza ambientalista. In questo la candidatura di Rutelli rappresenta qualcosa che non è mai accaduto prima nel mondo occidentale. Inoltre l’esperienza dei comitati Rutelli ha stabilito un rapporto privilegiato con associazioni e movimenti. L’incontro con i maestri di strada a Napoli è stato emblematico di questa novità.
Vita:Questo significa che l’esperienza politica dei Verdi è arrivata al capolinea?
Realacci:Significa che le liste Verdi sono diventate un recinto troppo stretto per le istanze che rappresentano.
Vita:Ma non le fa effetto presentarsi imparentato alla lista Pdci, i comunisti italiani?
Realacci:Ho obbedito alla logica della coalizione. L’importante è vincere, le questioni personali vengono dopo.
Vita:Però lei recentemente è stato anche cauto sugli Ogm e si è schierato più vicino a Veronesi che a Bordon sull’elettrosmog. Non è che la logica politica condiziona i contenuti della battaglia politica?
Realacci:Quelle sono le mie posizioni di sempre. Anche al tempo della battaglia antinucleare ero contrario al gioco di chi la sparava più grossa. E la cultura di Legambiente mette sempre in relazione le questioni ambientali con le altre questioni sociali.
Vita:E questo sull’elettrosmog come si traduce?
Realacci:Nel coraggio di dire che in Italia muoiono molti più bambini in incidenti di strada che per inquinamento elettromagnetico. Quindi se ci sono risorse da spendere, la priorità mi sembra logica.
Vita:E anche sugli Ogm ci sono altre priorità?
Realacci:No, lì è in gioco il nostro modello agricolo. Non voglio giudicare la pericolosità degli Organismi geneticamente modificati. Giudico l’errore di chi pensa che sia quella la soluzione dei problemi della nostra agricoltura. Il modello vincente è quello che punta sulla tipicità dei prodotti. E gli Ogm da questo punto di vista sono certamente un errore. Ricordate la vicenda metanolo? Era l’esito di una filosofia produttiva che puntava sulla quantità e non sulla qualità. Dopo il patatrac si è tornati sulla strada giusta. E i risultati parlano chiaro: l’anno scorso abbiamo esportato vini per cinquemila miliardi.
Vita:Il 14 maggio resterà alla presidenza di Legambiente?
Realacci:Primo, bisogna vedere se sono eletto. Secondo, non mollo. Legambiente è stata una grande scuola di vita e intendo continuarla.
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