Sostenibilità

Dieci automobilisti su cento appuntano il traffico in agenda

Nell’ultimo anno, gli autodipendenti sono cresciuti del 13%. (a cura di Daniele Meregalli, Wwf Italia)

di Redazione

Il Rapporto Automobile 2003, realizzato dall?Aci in collaborazione con il Censis, conferma una tendenza in atto da alcuni anni nelle nostre città. Si rafforza infatti ciò che già nei rapporti precedenti veniva definito l??edonismo negato?, cioè il ricorso all?auto più come scelta obbligata che per il desiderio di riappropriarsi del piacere dell?uso. Non mi piace, ma mi serve Il numero degli autodipendenti non solo è cresciuto del 12,3% tra il 1995 e il 2001, ma tra il 2002 e il 2003 è aumentato addirittura del 13%. Questa tendenza conferma il 2003 come l?anno con il più alto tasso di disagio per gli automobilisti dell?ultimo decennio. Infatti, speculare a questo dato è il crollo di chi utilizza l?auto per piacere: nei sei anni dal 95 al 2001 la risposta edonista, così come Censis e Aci la definiscono, è crollata dal 22,2 al 9%. Si può attribuire così agli automobilisti una piccola, seppur forzata, rivoluzione copernicana: l?auto viene usata non perché piace, ma perché non possono farne a meno. Il disagio degli automobilisti viene dimostrato con altri dati. Sempre secondo il Rapporto 2003, il 51,4% degli intervistati da Aci e Censis ha dichiarato di aver modificato, almeno una volta nella settimana, la propria agenda a causa del traffico (nel 1994 questo dato era all?incirca il 22%), mentre il 9,5% (2,4% nel 1994) è stato costretto a modificare l?agenda quasi tutti i giorni lavorativi. Un dato che testimonia quanto gli autodipendenti sperimentino sui propri impegni personali l?utilizzo forzato dell?auto. Per 10 automobilisti su 100, l?agenda viene addirittura subordinata al traffico ogni giorno. Si può dire, in un certo senso, che gli automobilisti siano diventati le vittime stesse del successo dell?automobile. In questa situazione, la concorrenza monopolistica dell?auto verso l?autobus pubblico è fuori di discussione. Anche se è forse poco significativo confrontare tra loro situazioni molto diverse nelle condizioni di partenza (l?auto negli anni 60 partiva praticamente da zero), è assolutamente significativa la costante progressione degli spostamenti in auto durante gli ultimi 40 anni a fronte di un andamento prima in crescita e poi calante dei trasporti urbani e extraurbani, quasi a testimoniare come l?intero modello di trasporto pubblico dagli anni 80 in poi sia entrato in crisi proprio dove avrebbe potuto ?sfondare?, cioè nelle aree urbane. Città a misura d?auto Secondo i dati del Conto nazionale dei trasporti, dagli anni 60 la domanda di mobilità nazionale è aumentata di circa il 600% e, nelle città a misura d?auto che gli italiani hanno costruito, l?auto s?è presa (quasi) tutto. La motorizzazione privata è cresciuta considerevolmente e oggi le autovetture, con 32,4 milioni di unità, rappresentano circa il 72,5% dei veicoli circolanti, contro lo 0,2% degli autobus. Che il privato sia avanti lo si capisce anche dalla tabella pubblicata qui a fianco: lo svecchiamento costante del parco auto contrapposto al 61% degli autobus circolanti che risalgono a prima del 1989. E non è tutto: il parco di automezzi pubblici ha subito nel tempo uno sbilanciamento consistente nel rapporto mezzi nuovi/mezzi vecchi a tal punto che oggi sono triplicati, rispetto al 1988, i mezzi in servizio con più di 15 anni di anzianità. A passo di lumaca anche i bus Questi dati sono la cartina tornasole del fatto che nelle città la politica locale e nazionale assegna priorità alle automobili, con il risultato di congestionare anche il mezzo pubblico, con velocità commerciali piuttosto basse (16 km/h a Roma, 15 a Bologna, 11 a Milano). L?unico modo per invertire la crescita del numero degli autodipendenti e il collasso delle città è invece proprio quello di investire su delle valide alternative all?automobile: rinnovamento complessivo degli autobus (anche per ridurne l?inquinamento atmosferico grazie a motori moderni), e piani del traffico basati sulla priorità del mezzo pubblico (corsie protette per tram e bus, priorità agli incroci). Su questo fronte purtroppo ancora poco si muove. Automobile: ma quanto mi costi? Secondo il rapporto Aci – Censis 2003, l?auto costa in media circa 4.414 euro l?anno, calcolando spese fisse (bollo e assicurazione), spese correnti (garage, carburante, parcheggi, ecc.) e costi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Nel 2002 il costo era di 3.744 euro, mentre nel 2001 era di 3.615. Una tendenza all?aumento, di gran lunga superiore al tasso di inflazione. I costi 2003 variano secondo il numero dei chilometri percorsi, da un minimo di circa 3.689,9 euro (fino a 5.000 km annui) a un massimo di 6.542,7 euro (oltre 30.000 km). Con riferimento alla cilindrata, il costo varia da 3.311 euro per le vetture più piccole (meno di 800 cc), fino a 7.707 euro per le auto di cilindrata superiore a 2.000 cc.

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