Economia

Emilia Romagna: patria delle coop. sociali

Come rivela un articolo del quotidiano il Resto del Carlino che riportiamo di seguito in quel territorio operano 492 cooperative sociali

di Redazione

E? un primato di cui la Regione Emilia-Romagna va fiera. Sul territorio operano ben 492 cooperative sociali: poco meno del 10 per cento del totale nazionale che supera di poco le 5.500. ll dato, riferito al giugno scorso, è emerso ieri nella seconda Conferenza regionale sulla cooperazione sociale (organizzata dall?istituzione di viale Aldo Moro), dalla relazione del presidente Vasco Errani, dal ?vice? Flavio Delbono e dall?assessore alle Politiche sociali, Gianluca Borghi.
«Si tratta di una crescita costante ? ha precisato Borghi ?: in meno di dieci anni la presenza di questo tipo particolare di impresa è più che triplicata, con una progressione che nel ?95 vedeva 160 cooperative, ma già nel ?99 erano diventate ben 364. Certo, il problema di fondo ? ha aggiunto Borghi ? sono le risorse che facciamo fatica a reperire, anche per la latitanza dello Stato».

E l?articolazione territoriale? Al primo posto c?è la Provincia di Bologna con 89 strutture, seguita da Forlì-Cesena con 73, Reggio con 64, Parma con 54, Rimini con 51 Modena con 45, Ravenna con 43, Piacenza con 38 mentre il fanalino di coda è Ferrara con 29.

Ma in quali settori operano queste cooperative sociali? La maggior parte (273) sono classificate di tipo A, finalizzate cioè alla gestione dei servizi, 150 appartegono al tipo B e hanno come fine sociale l?inserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate, 46 svolgono contestualmente entrambe le attività, mentre le restanti 23 sono Consorzi di cooperative sociali. Il pricipale settore d?intervento delle cooperative di tipo A è l?ambito socio-assistenziale con il 60 per cento, mentre il restante 40 opera nell?ambito dell?istruzione, della sanità, ma anche della cultura e dello sport. Un soggetto che complessivamente può contare su un?utenza di oltre 320.000 persone. Interessanti anche i settori delle cooperative di tipo B, finalizzati all?inserimento nel mondo del lavoro di categorie svantaggiate che spaziano dalle attività artigianali, agricole, commerciali e di manutenzione, in grado di assicurare occupazione a tempo pieno o part-time a circa duemila persone. C?è anche il dato occupazionale delle cooperative sociali, che nella nostra regione impiegano poco meno di trentamila persone tra soci lavoratori, dipendenti e collaboratori.
La seconda Conferenza è frutto del lavoro di team di 70 persone tra addetti al ?terzo settore?, sindacati, Legacoop, Confcooperative, aziende sanitarie e funzionari della Regione.

Come si finanziano le cooperative sociali in Emilia-Romagna? Per il 60 per cento le risorse arrivano da istituzioni pubbliche, mentre il restante 40 è frutto di iniziative dei privati. La spesa per mantenere e sviluppare la cooperazione sociale e gli investimenti in campo sociale (accorpata in un fondo unico, come prevede la legge regionale 2 del 2003) ammonta a 70,5 milioni di euro ai quali vanno aggiunti altri 3,5 milioni destinati all?integrazione degli immigrati. Poiché dalle casse statali i fondi decrescono, si pone un vero e proprio problema di supporto al sistema socio-assistenziale. Anche perché i gruppi di lavoro continuano a sfornare proposte (tra queste la concertazione che vedrà il coinvolgimento di Province, Comuni, Comunità montane, aziende Usl, volontariato ma anche enti di patronato) che si trasformeranno nei piani zonali. Sostanzialmente verranno individuati i punti di forza e di debolezza per sviluppare, con un ruolo di primo piano per le Province, le attività della cooperazione sociale «anche considerando ? come ha detto Delbono ? la variazione delle tendenze demografiche e dei flussi migratori».

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