Sostenibilità

Energia: Legambiente, Italia in ritardo su rinnovabili

Questa la fotografia poco lusinghiera scattata da Legambiente nel suo 'Rapporto sulle rinnovabili 2004', un volume di oltre 200 pagine

di Redazione

Consumi energetici che crescono troppo, aumenta la dipendenza dal petrolio a dispetto delle energie rinnovabili che rimangono in stallo. Questa la fotografia poco lusinghiera scattata da Legambiente nel suo ‘Rapporto sulle rinnovabili 2004′, un volume di oltre 200 pagine pubblicato per i tipi di Carsa edizioni, realizzato dall’Istituto di ricerche milanese Ambiente Italia col contributo di Energia e presentato oggi a Milano. Colpa – parola di Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente – di ”governi tiepidi o disinteressati che pochissimo hanno fatto e stanno facendo per dare impulso alle rinnovabili come al risparmio energetico. Ma colpa anche di movimenti sedicenti ambientalisti che in nome di una visione sacrale del paesaggio e del dogma dell’intangibilita’ fanno muro contro quelle che attualmente sono le uniche soluzioni praticabili per combattere i cambiamenti climatici e l’inquinamento crescente”. Secondo quanto emerge dal Rapporto di Legambiente, in 10 anni i consumi energetici italiani sono cresciuti del 15%, in barba a ogni idea di risparmio e a fronte del 12% della media europea. L’Italia resta uno dei Paesi che, per il suo approvvigionamento energetico, piu’ fa affidamento sul petrolio: il greggio e i suoi derivati coprono il 49% del fabbisogno nazionale. La media dei partner europei e’ del 40%. E se – sostiene Legambiente – e’ vero che su questa dipendenza ha influito la scelta giustissima di mettere al bando il nucleare, altrettanto vero e’ che poco o niente e’ stato fatto per dare spazio alle fonti rinnovabili: da 10 anni in qua l’apporto delle fonti pulite e a basso impatto ambientale (esclusi dunque i rifiuti e il grande idroelettrico) non va oltre il 4% della domanda di energia elettrica. Queste cifre – sottolinea l’organizzazione ambientalista – bastano a dare il polso del larghissimo ritardo accumulato dell’Italia nella partita delle energie rinnovabili e nello sviluppo di un sistema energetico sostenibile. In 10 anni, rileva lo Studio, la produzione mondiale da fonti rinnovabili e’ cresciuta del 16,4%; il comparto eolico fattura 5 miliardi di dollari e cresce al ritmo del 40% annuo; la superficie di pannelli solari e’ pi? che decuplicata in dieci anni. Ma l’Italia e’ restata i margini di questo nuovo mondo. ”Il nostro Paese – ha spiegato Ferrante illustrando il rapporto – e’ drammaticamente in ritardo, e il confronto con i vicini europei lo dimostra. Basti pensare ai nostri miseri 785 MW di eolico installato a fronte degli oltre 12.000 MW della Germania, o agli oltre 900 MW che la Spagna realizza ogni anno (raggiungendo quasi i 5000 MW nel 2002)”. Negli ultimi 10 anni (1990-2001) le rinnovabili hanno a stento tenuto il passo della crescita dei consumi: il loro apporto, passato dai 9 Mtep del ’90 ai 13,9 del 2001, e’ restato attorno al 6-7% (7,4% nel 2001) del fabbisogno complessivo. Quanto alla produzione di energia elettrica, escludendo l’idroelettrico sopra i 10 MW e i rifiuti, sulla cui definizione nazionale di rinnovabilita’ ci sono notevoli perplessita’ espresse di recente anche dalla Commissione Europea, la fetta resta fissa al 4%. La Germania produce ogni anno 15 volte i MWh eolici prodotti dall’Italia. La Spagna ne produce 5 volte tanto. Per non parlare del rapporto 12 a 1 fra i 278 MW degli impianti solari della brumosa Germania e i 23 scarsi del Paese del sole. Sulla necessita’ di un cambiamento concorda Massimo Orlandi amministratore delegato di Energia: ”Si impone un ripensamento a medio-lungo termine delle politiche energetiche globali e locali fi ha detto nel corso della conferenza stampa -. Lo stato attuale di sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia e’ da considerarsi ancora largamente insoddisfacente, cosi’ come la promozione del risparmio. Difficilmente – ha proseguito – gli obiettivi fissati nell’accordo di Kyoto potranno essere raggiunti senza il ricorso alla tecnologia dei cicli combinati a gas naturale, o senza incentivi come l’incremento della quota di produzione da fonti rinnovabili o l’avvio del meccanismo dei certificati di efficienza energetica. Difficilmente si ridurranno le emissioni climalteranti senza pensare ad una forte promozione del risparmio negli utilizzi civili, al sostegno dell’introduzione massiva di nuove tecnologie di illuminazione, alla promozione della generazione combinata, anche di piccola taglia, di energia elettrica e calore. Ne’ queste iniziative – ha concluso – vanno disgiunte da una radicale semplificazione per gli adempimenti fiscali e dallo snellimento del processo di autorizzazione che rendono oggi impraticabile lo sviluppo di molte tecnologie gia’ mature”.


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