Sostenibilità

Contraddizioni, lessicali e non!

Gino Girolomoni parla della condizione dell'agricoltura italiana.

di Gino Girolomoni

Un pool d?ispettori dell?Inps ha esaminato mio figlio Giovanni cui vorrei passare l?azienda agricola di famiglia e ha sentenziato che non ha la faccia né il fisico da contadino. E facendogli girare le mani prive di calli hanno fornito la prova della loro convinzione. Quindi non di coltivatore diretto si tratta, ma di ?imprenditore agricolo a titolo principale?. Il problema non è però solo di termini, ma anche di sostanza. Nel dopoguerra con 100 chili di grano si pagavano due giornate di muratori, nel 74, quando cominciai i lavori nella mia azienda, ci volevano già 300 chili di grano per una giornata, oggi ci vogliono mille chili di grano per ogni giornata di muratori. Nel 63 si comprava un trattore vendendo tre vacche, nel 1974 ce ne volevano 10, oggi 25. Fino agli anni 60 il pane costava come il grano, e fornaio e negoziante vivevano con il 20% del maggior peso del pane in confronto al peso della farina. Oggi un chilo di grano costa 16 centesimi e un chilo di pane due euro! Non credo di avere bisogno di spiegare perché condivido il pensiero di Ceronetti che “andare per campagne non è più una gioia”. Mi dispiace solo che coi miei discorsi difendo anche la professione del 90% degli agricoltori che continuano a versare migliaia di tonnellate di veleni nei campi e negli orti, chiamandoli eufemisticamente antiparassitari, diserbanti e fertilizzanti.

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