Conciliazione vita lavoro è quel concetto astratto che si fa concreto alle 7 di mattina, mezz’ora al treno che ti porterà in ufficio, e tuo figlio, senza preavviso, ha la febbre. È la richiesta non procrastinabile del tuo responsabile a dieci minuti dalla campanella di scuola. È quel momento in cui finalmente un’azienda sceglie di assumerti, il primo giorno è tra una settimana e nessun asilo nido ha posti a disposizione. Se anche ne avesse, non avresti l’importo da anticipare per l’iscrizione, allora guardi tua figlia e rinunci.
Frammenti di giornate in bilico, sul filo sottile che tiene insieme famiglia e crescita professionale. Le prime a cadere sono le donne. A tendere una mano, in un territorio di lunghe distanze e rotte migratorie che ricordano quelle antiche, c’è Valeria, nome di donna che racchiude la rete fitta di un progetto che in un anno è riuscito a intercettare 138 madri e 237 minori, 14 partner, 58 enti, 84 servizi e 76 imprese.
Questione di equilibrio
Il 72,8 % delle dimissioni volontarie registrate in Italia nel 2022 di genitori con figli in età 0-3 anni riguarda donne. Lo dice il rapporto sulla maternità di Save The Children, si chiama “Equilibriste” e non è un caso. “Equilibri” è anche il nome della call for action di Fondazione Compagnia di San Paolo che sostiene Va.L.E.Ria (Valli, Lavoro, Educazione, Reti territoriali), un progetto coordinato dalla Cooperativa Frassati, ideato per offrire sostegno, accompagnamento e orientamento nella conciliazione vita lavoro a donne con figli sotto i 18 anni e Isee inferiore a 30mila euro. Un paracadute per le madri che si trovano sul filo, cucito su misura per un territorio ben preciso: le Valli di Susa e Sangone in Piemonte. Oltre cento chilometri di aree montane e pedemontane parcellizzate in borgate e frazioni, spesso lontane dai servizi, in cui il lavoro stagionale occupa una porzione rilevante e i tempi di spostamento fanno da spartiacque.
«L’input di Compagnia di Sanpaolo è una sfida che da sempre risuona nei nostri servizi», spiega Laura Gallo, progettista della cooperativa Frassati, «da anni in queste due Valli la co-progettazione e la co-gestione sono un metodo di lavoro, così come la capillarità dei servizi». Il territorio di riferimento coinvolge i 43 Comuni del Conisa, Consorzio Intercomunale socio-assistenziale Valle di Susa Val Sangone, e un bacino di abitanti che si aggira attorno ai 116mila: «In questo panorama, volevamo intercettare i bisogni delle mamme e dei loro figli».
Le fondamenta per un nuovo welfare
Come individuare le destinatarie? «Abbiamo iniziato a livello individuale attraverso canali formali e informali», spiega Patrizia Carbone, coordinatrice territoriale e di progetto per la cooperativa Frassati, «più uno sperimentale dedicato alle aziende: un lavoro di sensibilizzazione affinché le imprese diventassero promotrici con le proprie dipendenti».
A poco più di un anno dai primi passi, Valeria festeggia con un ciclo di eventi diffusi la messa a terra di un progetto che entro la fine del 2025 coinvolgerà più di 150 madri con i rispettivi figli. «La partecipazione delle aziende si è tradotta in una vera e propria condivisione di intenti», continua Carbone: le imprese che hanno aderito ci hanno aperto le porte, consentendo l’ingresso di una coach in contatto costante con l’ufficio del personale e l’attivazione di uno sportello informativo».
Il macro obiettivo è mettere le fondamenta per un welfare differente: «Non abbiamo pacchetti da vendere, ma un carnet di servizi sociali ed educativi già attivi verso cui indirizzare lavoratrici e ditte: orientamento al lavoro grazie alla figura dei coach, animatori territoriali ed educatori di polo che indirizzano verso corsi formativi mirati all’ambito a cui la persona vuole puntare, sostegno alle famiglie attraverso attività di animazione della comunità e supporto alla genitorialità. Una rete che si sta facendo ponte tra gli attori di un territorio, la consapevolezza che siamo tutti parte della stessa comunità educante».
Il portafoglio dei futuri possibili
Valeria è una mano amica per mamme funambole in cerca di equilibrio. C’è chi non ha mai preso la patente e chi nella lingua trova l’ostacolo più grande verso l’integrazione. È la storia di Aya, che dall’incontro con il progetto ha fatto sbocciare la sua vita in Italia: dopo anni di solitudine e incapacità di comunicare senza i figli a fare da interpreti, oggi ha un lavoro, mantiene la sua famiglia e ha una preziosa rete di relazioni. Il cambio di rotta più emblematico, in grado di abbattere stereotipi, è quello di Sara: da sempre ha una passione per i motori – «Mio nonno era un operaio Fiat e mi ha educata senza filtri di genere», racconta – ma conciliare l’arrivo di un figlio non è stato semplice. Il progetto l’ha sostenuta nella ricerca di un nido che si prendesse cura del bambino e oggi lavora in un’officina meccanica.
I volti di Valeria sono quelli delle mamme che ha incontrato. Per ognuna c’è un “Portafoglio dei futuri possibili”: gambe per i sogni, senza scadenze o una durata prestabilita. Il risultato è un abito comodo per le madri e per i figli.
Ci sono un sacco di donne dentro Valeria. Donne che mettono la propria professionalità al servizio di altre donne che scelgono di mettersi in gioco. Questo non significa che l’impatto sia una questione soltanto femminile. Il progetto accompagna i figli e le figlie minorenni delle destinatarie attraverso percorsi di qualità ed esperienze formative a contrasto della povertà educativa. Anche questo contribuirà a generare un cambiamento, a partire dalla gestione dei servizi: «Il grande lavoro di squadra che rende possibile Valeria (il lungo elenco dei partner comprende Conisa, Consorzio Idea agenzia per il lavoro, Orso scs, La piazzetta A scs, CSDAsc, Talità Kum, Budrola Onlus, Rete Italiana di Cultura popolare Aps, Fondazione Time 2, Paradigma scs, Società Mutua Ets e le cooperative sociali Coesa e Amico) ci sta insegnando a co-progettare servizi migliori e differenti».
Un tè con Valeria
«Quando mi chiedono quale sia la vera innovazione introdotta da Valeria rispondo che abbiamo ascoltato le donne e che le donne si sono sentite ascoltate». Spesso davanti a un tè con i biscotti. «Le merende a piccoli gruppi sono diventate un format itinerante: spazi di parola in cui donne che vivono situazioni simili si conoscono e si riconoscono». All’inaugurazione degli eventi per il primo compleanno di Valeria, tutte le donne che gravitano attorno al progetto si sono incontrate per un tè ad Avigliana, circondate dalle immagini della mostra fotografica “Faccio quello che voglio”. Sono state scattate da due donne (Simona Fiore e Francesca Gentile) e ritraggono altre donne, tutte al lavoro. Una pilota sta per salire a bordo di un elisoccorso, una pugile guarda in camera, una meccanica controlla l’olio di un’auto.
Ci sono tante Valeria per il mondo.
Nella foto di apertura, di Luciano Movio/Agenzia Sintesi, una veduta della Val di Susa.
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