Lavoro in carcere
La sedia del Papa? L’hanno costruita i detenuti
È quella che Francesco userà il 18 maggio, a Verona, presiedendo l'Arena di Pace. Tutti gli allestimenti di questo evento sono stati prodotti dai detenuti nella Casa circondariale scaligera dove, dal 2016, è presente una falegnameria artigianale. Il pontefice farà anche visita alla popolazione carceraria
Gli allestimenti in legno del palco dell’Arena di Pace di Verona, che accoglie il Papa il 18 maggio, sono stati realizzati da alcuni detenuti della Casa Circondariale di Verona. Dopo l’evento, il Pontefice si fermerà a pranzo nell’istituto penitenziario, anche qui troverà arredi prodotti dai detenuti.
Un progetto di economia carceraria
Il comitato organizzativo dell’Arena di Pace ha scelto di valorizzare i laboratori artigianali carcerari attivi. Gli arredi dell’evento sono prodotti nella falegnameria artigianale che l’impresa sociale Reverse gestisce all’interno del carcere di Verona dal 2016. È un progetto di economia carceraria, dedicato alla formazione e all’inserimento lavorativo di persone attualmente detenute con l’obiettivo di diffondere competenze, dignità del lavoro, fiducia in se stessi e capacità di lavorare in squadra.
Nel segno del dialogo e dell’accoglienza
L’Arena di Pace è un luogo di incontro che nasce a Verona nel 1986 come grande momento assembleare. Promosse inizialmente dal movimento “Beati i costruttori di pace”, le Arene di Pace hanno coinvolto nel tempo diverse realtà, della società civile e dell’associazionismo, mettendo a fuoco diversi spunti di riflessione sulla nonviolenza che quest’anno è riassunto nel tema della giornata Giustizia e pace si baceranno. «Il presupposto essenziale per il dialogo è il rispetto, l’umiltà di saper ascoltare il punto di vista altrui», afferma Nicola Gastaldo, architetto di Reverse. Partendo dall’importanza del confronto, Gastaldo ha sviluppato il progetto che guida gli arredi concepiti per l’Arena di Pace 2024.
In questi allestimenti «gli oggetti assumono personalità, sono essenziali ma strutturati di materia autentica, capaci di relazionarsi tra loro in maniera armonica, “lasciando spazio” ad un punto di vista diverso». La diversità di prospettiva è rappresentata dai tre cerchi che accoglieranno gli ospiti sul palco attorno a Papa Francesco, che si compenetrano in segno di dialogo e accoglienza, pur mantenendo centri diversi.
Dagli oggetti per la cucina agli arredi
«Alla produzione degli arredi per l’Arena di Pace, che ha richiesto circa un mese di lavoro, hanno collaborato tre detenuti, che attualmente fanno attività nella falegnameria nel carcere», dice Michele Pistaffa, responsabile della produzione Reverse e referente del laboratorio interno alla Casa circondariale di Verona. «Il laboratorio in carcere è partito come un workshop nel 2014, poi è diventato dal 2016 un laboratorio di falegnameria, con attività continuativa. Facciamo inserimento lavorativo di nuovi detenuti, che inizialmente sono tirocinanti poi spesso vengono assunti», prosegue. «Chi lavora nella falegnameria realizza, su commesse specifiche, piccoli oggetti per la cucina e anche parti dei nostri allestimenti e arredi che progettiamo per varie aziende, da quando nel 2019 abbiamo ampliato il laboratorio. Io, insieme ad altri miei colleghi, li guidiamo nell’imparare questo mestiere e li seguiamo nelle lavorazioni di tutti i giorni».
Ex detenuti hanno trovato lavoro nella filiera del legno
«Crediamo molto, come Reverse, che il lavoro sia uno dei pochi strumenti che può, all’interno di un carcere, consentire una parentesi di “normalità” e di acquisizione di competenze. E anche la possibilità di riscattare delle vite nelle quali il lavoro non era previsto: più si frequenta il carcere più si capisce che alcune persone non hanno mai lavorato neanche un giorno della loro vita», continua Pistaffa. «Lavorare nel nostro laboratorio permette loro di imparare come si sta in un posto di lavoro. Tanti dei nostri ex dipendenti sono usciti dal carcere, in questi otto anni, e lavorano nella filiera del legno veneta».
Arredi responsabili e inclusivi
Gli allestimenti sono realizzati con materia naturale, utilizzando legno proveniente da scarti produttivi e da filiera controllata e sono pensati perché possano essere riutilizzati. I temi di inclusione e rispetto vengono ripresi anche nella selezione per i tessuti scelti per i cuscini delle sedute. Il materiale proposto è il wax, un tessuto di cotone stampato con motivi sgargianti e dalle fantasie molto colorate, a contrasto con l’essenzialità del design della seduta e con il legno naturale chiaro.
Gli arredi sono tutti progettati e prodotti da Reverse, impresa sociale veronese che da 11 anni si occupa di progettazione e produzione responsabile ed inclusiva di allestimenti e arredi per luoghi di lavoro e di vita.
Progetto Quid, cooperativa dedicata alla moda sostenibile e all’inclusione sociale, è stata coinvolta per la produzione dei cuscini per le sedute, realizzati nel laboratorio di sartoria all’interno della Casa circondariale di Montorio.
Foto impresa sociale Reverse
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