I numeri della vulnerabilità

Povertà, Acli: urgenti riforme strutturali per un nuovo welfare

di Alessio Nisi

povertà

«I dati dell’Istat, che hanno certificato un record di aumento per quanto riguarda le famiglie italiane che versano in povertà assoluta, proprio oggi che celebriamo la Giornata della Famiglia voluta dall’Onu, non fa altro che confermare i dubbi che avevamo espresso riguardo ai tanti proclami del governo, non ultimo quello sulla crescita dei contratti a tempo indeterminato». Così il presidente nazionale Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – Acli, Emiliano Manfredonia, a proposito degli ultimi dati Istat sulla povertà.

Il lavoro vulnerabile che non offre certezze

«Quello che si fa finta di non vedere», aggiunge, «dimostrato dall’ultima ricerca del nostro istituto Iref sul lavoro vulnerabile, è che se c’è occupazione, questa non offre certezze in termini di risorse economiche soprattutto per: continuità lavorativa (quasi il 70% di chi lavora meno di 7 mesi in un anno è altamente vulnerabile), di genere (per ogni uomo in condizione di alta vulnerabilità economica, ci sono cinque donne nella stessa condizione), per età anagrafica e della generazione di appartenenza (con i più giovani svantaggiati) e, purtroppo, anche della geografia, con il sud e le aree interne maggiormente esposte».

Finora solo leggi spot e misure provvisorie

Per Manfredonia «il disegno di legge sull’autonomia differenziata non aiuterebbe certamente a far diminuire questa forbice, ma è destinato anzi ad aumentarla. Basta con leggi spot, bonus e altre misure provvisorie che non affrontano mai il problema alla radice: si è già perso troppo tempo su questioni fondamentali per un nucleo familiare, come la gratuità degli asili per i secondi figli e i fondi ed i decreti attuativi per la tutela della non-autosufficienza».

Le proposte contro il lavoro povero

Servono riforme strutturali «per combattere il lavoro povero e per ricostruire un sistema di welfare che si occupi prima di tutto degli ultimi e dei penultimi. Il taglio del Reddito di Cittadinanza, con la sua definitiva archiviazione a partire da gennaio di quest’anno a vantaggio del c.d. “Assegno di inclusione” e del “Supporto per la formazione e il lavoro”, vanno purtroppo nella direzione contraria».

In apertura foto di Pew Nguyen per Unsplash

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