Famiglia
No allospedale ba bau
Hanno già vinto una battaglia importante: la possibilità per i piccoli di avere sempre lassistenza dei genitori e camere e corsie arredate a misura di bimbo.
Oncologia pediatrica. Uno strano nome, dietro il quale spesso si consumano tragedie. Ma a volte è anche sinonimo di speranza, di coraggio, di voglia di vivere. Soprattutto da quando l?Aibo, l?Associazione per il bambino in ospedale, occupa pacificamente i reparti pediatrici degli ospedali di tutta Italia, aiutando i piccoli ricoverati a trovare un ambiente adeguato alle loro necessità. E proprio l?Aibo ha indetto per il 17 novembre un convegno a Milano su tutti gli aspetti del ricovero infantile: non solo per presentare i risultati ottenuti fin qui, ma anche per offrire nuove soluzioni ai problemi di sempre. Basti pensare che ben il 50 per cento dei bambini vengono ricoverati almeno una volta prima dei quattordici anni. E che di questi i due terzi sono ricoveri urgenti. L?Aibo ha vinto una battaglia: la possibilità da parte dei genitori di assistere il proprio figlio durante il ricovero. «Se qualche ospedale fa storie», rassicura Giuliana Filippazzi, presidente europeo di tutte le Associazioni per il bambino in ospedale e organizzatrice del convegno milanese, «i genitori si devono imporre. Ormai è un diritto acquisito: basta anche una brandina, o una sedia. Ma un genitore deve stare col bimbo durante il ricovero». E i risultati terapeutici sono sorprendenti: è un fatto accertato che i bambini guariscono più facilmente se seguiti da un genitore, oltre che se assistiti da un?équipe medica specializzata.
Ma c?è ancora molto da fare. Per esempio, un altro dato allarmante è che il 40 per cento dei bambini ricoverati finisce in reparti per adulti. «Spesso i dottori non vogliono fare la fatica di spostarsi dal loro reparto a quello pediatrico», continua Filippazzi. «Non pretendiamo che in ogni ospedale ci siano oculisti, ortopedici o chirurghi specializzati unicamente in pediatria. Ma almeno che i piccoli stiano con i piccoli». Circondati dall?affetto dei genitori e in stanze a misura di bambino. L?Aibo, infatti, ha anche volontari ?pittori?, che abbelliscono le fredde camere ospedaliere con personaggi dei fumetti, per esempio. «E non si creda che sia poco: anche la psicologia dei piccoli va salvaguardata. Per questo abbiamo avviato un progetto di preparazione al ricovero, in collaborazione con scuole elementari e materne», conclude Filippazzi.
E proprio a questo riguardo esiste una realtà ricca di speranza e di solidarietà. Proprio in un reparto dal nome misterioso: l?oncologia pediatrica dell?Istituto dei tumori di Milano. Quattro maestre e alcuni animatori volontari, che seguono i piccoli durante il ricovero. «La nostra particolarità», dice Paola D?Errico, una delle maestre, «è proprio il fatto che contattiamo la scuola di appartenenza dei piccoli e ci facciamo indicare passo passo i programmi. E i bambini è come se fossero in classe con i loro compagni». Attività didattica, accompagnata da laboratori per la lavorazione del cuoio, della carta e anche per imparare a usare il computer. Ma non tutti i piccoli sono ricoverati: «Seguiamo anche quelli che vengono qui solo per terapie ambulatoriali e li seguiamo nelle cosiddette ?Case sociali?, dove i bambini vivono con i loro genitori», conclude D?Errico. L?appuntamento con il convegno dell?Abio è per il 17 novembre a Milano in via Romagnosi 6.Perché l?ospedale non sia più un ba bau.
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