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Il Papa, la pace e i cattolici italiani

Un commento sulle parole del papa espresse in occasione della Giornata mondiale della pace.

di Riccardo Bonacina

Ebbene, questo cattolicesimo senza anima, che si serve dei sentimenti religiosi per metterli a frutto nel grande bazar della politica nostrana, quando si trova di fronte a messaggi pontifici che condannano la guerra, invocano il rispetto del diritto internazionale e denunciano lo scandalo di politiche responsabili della fame e delle sofferenze in danno di tanta parte dell?umanità, allora questo cattolicesimo si rifugia nella distrazione e si chiude nel silenzio come ha fatto dopo il messaggio pontificio per la Giornata mondiale della pace.
Con il suo messaggio il Papa si rivolge questa volta anche agli “uomini e donne ? tentati di ricorrere all?inaccettabile strumento del terrorismo” e lo fa con parole che condannano tale mezzo di lotta ma non le ragioni della lotta dal momento che egli esorta i terroristi a rinnegare l?utilizzo di un metodo che compromette “alla radice la causa per la quale combattono”. Ma c?è di più: Giovanni Paolo II afferma che per vincere il terrorismo il “pur necessario ricorso alla forza” non può mai giustificare la rinuncia ai principi dello stato di diritto e al rispetto dei fondamentali diritti dell?uomo. Esso deve poi essere “accompagnato da una rigorosa e lucida analisi delle ragioni soggiacenti agli atti terroristici” e da un impegno inteso a rimuovere “le cause che stanno all?origine di situazioni di ingiustizia dalle quali scaturiscono sovente le spinte agli atti più disperati e sanguinosi”. È un insegnamento, questo, che si pone a distanze siderali dal quel baldanzoso e militaresco “noi li fronteggeremo” pronunciato dal cardinale Ruini nella sua omelia per i funerali delle vittime dell?attentato di Nassiriya e si muove in direzione diametralmente opposta a quella della politica di Bush. Il cuore del messaggio pontificio è la denuncia della “tentazione di fare appello al diritto della forza piuttosto che alla forza del diritto” e che proclama il valore del diritto internazionale come strada maestra per assicurare la pace. Quel diritto internazionale che si fonda sul grande principio di civiltà per il quale “pacta sunt servanda” e che, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ha avuto la sua espressione più alta e autorevole nelle intese con le quali gli Stati hanno dato vita all?organizzazione e allo statuto delle Nazioni Unite con l?introduzione di un sistema incentrato sul divieto della forza. Un divieto con due sole eccezioni: quella del diritto naturale alla legittima difesa e quella del sistema di sicurezza collettiva che demanda al Consiglio di Sicurezza la responsabilità per il mantenimento della pace. L?Onu poi, nel pensiero del Papa, necessita di una appropriata riforma che ne assicuri l?efficace funzionamento.
Giancarlo Canuto, Brindisi

Caro Giancarlo, la sua lettera è un editoriale.

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