Il caso

Servizio civile, il Governo rischia di lasciare a casa decine di migliaia di giovani

Il governo ha presentato un emendamento che aggiunge 100 milioni al fondo dedicato per i prossimi due anni. Una toppa che consentirà l'avvio di appena 35mila volontari. Lo scorso anno le domande da parte dei ragazzi erano state oltre 100mila. Se i numeri rimarranno questi saranno moltissimi quelli che rimaranno a casa. Come denuncia la presidente della Conferenza nazionale enti servizio civile, Laura Milani

di Antonietta Nembri

Il problema è sempre lo stesso: il servizio civile universale (Scu) al momento non riesce a rispondere positivamente alle richieste di tutti i giovani che fanno domanda. Nel 2023 a fronte di oltre 114mila domande ne sono state finanziate 52.236. «I giovani stanno dimostrando di essere interessati, ma al momento non tutti possono accedere, in base ai dati del bando uno su due rimane a casa», osserva Laura Milani, presidente della Conferenza nazionale degli enti di Servizio civile-Cnesc. «È un problema di risorse». 

Incremento di 100 milioni nel fondo Scu

A inizio maggio Milani in un reel su Facebook lanciava l’allarme: se non si corre ai ripari, cioè non si mettono maggiori risorse sul Scu «nei prossimi anni rischiano di essere finanziati solo 20mila posti». Pochi giorni fa l’annuncio che in un emendamento del Governo al Dl Superbonus in votazione si prevede un incremento di 100 milioni per il fondo del servizio civile universale sia per il 2025 sia per il 2026. 

«Se sarà confermato è positivo, ma serve un incremento di almeno altri 100 milioni per garantire l’avvio di 50mila giovani», osserva Milani. Che aggiunge: «con la cifra prevista si arriverebbe più o meno a 35mila posti finanziati. Decisamente molti meno dei giovani che vorrebbero fare il Scu». 


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Milani sottolinea come negli anni scorsi grazie alle risorse del Pnrr «si è permesso al sistema di crescere, facendo aumentare i posti finanziati e portando gli enti a investire nelle proposte destinate ai giovani. Adesso si rischia di vanificare gli investimenti fatti da parte delle organizzazioni e di tornare indietro. Il vero problema è che non si riesce ad arrivare a una stabilizzazione». 

Quali prospettive per il futuro?

Il nodo restano infatti le prospettive dell’intero sistema. «Per lavorare al meglio si dovrebbe avere un numero minimo di posti garantiti ogni anno, questo permetterebbe agli enti di progettare al meglio, di investire nella programmazione. Apprezzo lo sforzo fatto del governo anche se servono ulteriori risorse», conclude Milani. «Noi come enti non smettiamo di porre la stabilizzazione come un obiettivo», 

In apertura Andrea Abodi, ministro allo Sport e ai giovani con delega al Servizio civile – photo Stefano Carofei/Sintesi

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