Welfare

Editoria: sono 43 i mensili pubblicati in carcere

Nelle 205 prigioni italiane si pubblicano ben 43 testate mensili, con una diffusione media complessiva di 12 mila copie

di Redazione

I media si interessano poco di carceri, ma cresce l’impegno dei detenuti per fare informazione. Tanto che nelle 205 prigioni italiane si pubblicano ben 43 testate mensili, con una diffusione media complessiva di 12 mila copie. A tirare le somme di questa realta’, è Ilte.net, il portale della comunicazione, che riporta una proposta di Sergio Cusani: ”riunire tutte queste testate in una Federazione che riesca a dialogare con gli organi di rappresentanza dei giornalisti”. In Italia, si sottolinea, i detenuti sono 56mila 271, ospitati in 205 carceri. ”Il loro spazio nei media è risicato, quasi nullo. Così sono loro stessi a parlare, a denunciare le condizioni in cui vivono, a fare informazione”. Di solito, sottolineano gli autori dell’inchiesta, si tratta di testate mensili e fra queste la piu’ ‘storica’ e’ ”La grande promessa”, giornale del penitenziario di Porto Azzurro, all’isola d’Elba, che ha tagliato di recente il traguardo dei 50 anni. Ma non solo: ‘storiche’ per l’importanza che hanno nel territorio, anche ‘I cancelli’, scritto dai detenuti di Vicenza, ‘Ragazze fuori’, redatto dalle donne del carcere di Empoli, e ‘Jonathan’, il primo esempio di mensile composto dai detenuti minorili del penitenziario di Lecce. Mentre ”emergono e fanno discutere” ‘Ristretti’, redatto a Padova, e ‘Magazine 2’ a San Vittore: entrambi sono riusciti a modernizzarsi ed avere una versione visibile su internet. E anzi: ‘Ristretti’, nato nel 1997, in tutto 7 numeri l’anno, è approdato anche nelle librerie Feltrinelli e recentemente, due suoi redattori detenuti – hanno vinto il premio della Fondazione Italiana per il Volontariato che è stato consegnato dal presidente della Repubblica Ciampi. Sergio Cusani, ex detenuto ‘doc’, ha lanciato una sua proposta: ”Dobbiamo riuscire a riunire tutte queste testate in una Federazione che riesca a dialogare con gli organi di rappresentanza dei giornalisti”, ha detto. E l’idea e’ piaciuta anche a Riccardo Bonacina, direttore editoriale del settimanale Vita: ”Noi ospitiamo già una rubrica settimanale di lettere che vengono dalla realtà carceraria – ha sottolineato – E’ un mondo cha ha bisogno di maggiore visibilità e allo stesso tempo ha voglia di raccontarsi. In più questi giornali spesso sono fonte di notizie importanti, e possono fare a scuola perfino alle testate più blasonate perché sono ben scritti e, soprattutto, pensati”.


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