Adolescenza

“Non sono emergenza”, la campagna che fotografa i disagi del mondo giovanile

L'iniziativa è promossa dall’impresa sociale “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Un reportage fotografico, un documentario, una serie di video che mettono al centro ragazzi e ragazze alle prese con ansie e paure ma anche desiderosi di essere protagonisti

di Luigi Alfonso

Una narrazione differente per superare una visione emergenziale e fortemente critica del mondo giovanile. Un approccio al tema del disagio degli adolescenti che unisce le immagini artistiche all’ascolto diretto di ragazzi e ragazze, all’elaborazione dei dati e alle buone pratiche della comunità educante, per far emergere le dimensioni del fenomeno e promuovere il protagonismo delle nuove generazioni. Sono questi gli obiettivi della campagna partecipativa “Non sono emergenza”, promossa dall’impresa sociale “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Un viaggio da Nord a Sud che ha raccolto le testimonianze attraverso gli scatti di Riccardo Venturi, fotografo di fama internazionale (è stato due volte Word Press Photo) e le immagini della film-maker Arianna Massimi.

Con la pandemia si è accentuato l’isolamento sociale dei più giovani

Ansia, depressione, disturbi alimentari, bullismo e baby gang, razzismo e seconde generazioni, identità sessuale e isolamento, eco-ansia: sono alcune facce di un fenomeno complesso e in forte crescita (accentuato dalla pandemia) ma ancora non sufficientemente esplorato. Il titolo della campagna fa ben comprendere che le nuove generazioni non possono essere considerate “un’emergenza”: sono un’autentica risorsa, come dimostrano anche i dati sull’impegno nel volontariato e l’adesione ad associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace quasi doppia rispetto agli adulti. E, al netto di problemi e difficoltà, il 60% degli adolescenti esprime un giudizio positivo sulle proprie prospettive future; un dato che probabilmente sorprende molti.

Il diario di Marianna

«Il mondo degli adulti ha difficoltà a comprendere le ragioni di questo disagio diffuso, presente già da prima della pandemia ma cresciuto durante quel periodo drammatico», commenta Marco Rossi Doria, presidente di “Con i Bambini”. «Non possiamo uscirne etichettando semplicisticamente come emergenza un’intera generazione o definire “gretini” chi si impegna per la salvaguardia del pianeta, cioè il loro futuro. Ci sono tanti ragazzi che fanno cose insieme, si aiutano e aiutano altri nei momenti di bisogno, fanno sport, volontariato e costruiscono comunità a scuola e fuori. Ascoltiamoli. Hanno da insegnare a noi tutti, in un mondo complesso che è e sarà il loro. Occorre conoscere, capire e ascoltare, creando e rafforzando alleanze educative come sta già avvenendo grazie al Fondo. Il tema del disagio degli adolescenti riguarda tutti, non solo i ragazzi, le ragazze e le loro famiglie. Riguarda la scuola e la formazione, le fondazioni e il Terzo settore, le istituzioni e gli enti locali, il mondo della cultura, dello sport e dell’informazione, il mondo economico e delle imprese. Per questo motivo, in questi mesi chiederemo a tutti questi soggetti di aderire idealmente alla campagna, perché vuol dire condividere l’urgenza e anche testimoniare, prendere consapevolezza di far parte di una comunità che educa i giovani e li ascolta, che impara anche da loro».

Gli adulti non capiscono i ragazzi. Lo pensa il 54% degli adolescenti, trovando d’accordo il 45% dei genitori. È uno dei dati che fa da sfondo al tema del disagio, registrato lo scorso giugno con l’indagine “Come stai?” promossa da Con i Bambini e Demopolis. Una tendenza che porta a interrogarsi sui fattori che ne stanno alla base, con particolare attenzione al disagio vissuto dagli adolescenti durante e dopo la pandemia. In termini educativi, gli anni della pandemia si sono segnalati per un calo netto negli apprendimenti. Nel 2022, quasi uno studente su dieci (9,7%) in quinta superiore si è trovato in dispersione implicita, vale a dire nella situazione di chi, pur portando a termine gli studi, lo fa senza aver raggiunto competenze di base adeguate. Nel 2019 gli alunni in dispersione implicita erano il 7%. Il fenomeno ha riguardato soprattutto gli studenti svantaggiati: gli alunni con alle spalle una famiglia in condizione medio-bassa sono passati da una dispersione implicita dell’8% (2019) al 12% (2022).

Lo sguardo di Lavinia, che soffre di disturbi alimentari

Durante il Covid, in base alle rilevazioni svolte dall’Istituto nazionale di statistica – Istat, il 50,5% degli alunni delle scuole secondarie ha riportato una diminuzione nella frequentazione di amiche e amici, con un parallelo incremento nell’utilizzo di chat e social media per comunicare (in crescita per circa il 70% dei ragazzi). Una crisi educativa che spesso può essere il sintomo di qualcosa di più profondo, in termini di benessere sociale e psicologico. Nel 2021 la percentuale di giovani 11-14enni che vedono gli amici tutti i giorni è scesa al 18,4% (il 20,4% tra i 15-17enni). Ma, in uscita dall’emergenza, la quota non appare comunque recuperata rispetto al pre-pandemia: nel 2023 dichiarano di vedere tutti i giorni i propri amici il 27,6% degli 11-14enni e il 30,1% dei 15-17enni. Un dato lontanissimo dal 70% della generazione precedente.

Oltre alla rarefazione nelle relazioni sociali, durante la pandemia si sono registrati diversi segnali di peggioramento nel benessere psicologico tra i minori. L’indice di salute mentale raccolto da Istat varia tra 0 e 100, con migliori condizioni di benessere psicologico al crescere del valore dell’indice. Anche in questo caso, con la pandemia si registra un peggioramento. L’indice di salute mentale medio tra i 14-19enni nel 2021 è calato al 70,3, (era il 73,9 nella rilevazione dell’anno precedente). Nel 2022 l’indice di salute mentale tra gli adolescenti è tornato a migliorare (72,6), per poi scendere nuovamente l’anno successivo (71 nel 2023). Con un divario di genere che vede un minor benessere psicologico per le ragazze (con un indice di 67,4 per le giovani di 14-19 anni nel 2023) rispetto ai ragazzi (74,3).

Ulteriori segnali di malessere psicologico emergono dalle rilevazioni dell’Istituto superiore di sanità – Iss, nell’ambito dell’indagine sulle dipendenze comportamentali nella generazione Z (i nativi digitali, nati tra la fine degli anni ’90 e il 2012). Dall’indagine di Iss, si stimano in 65.967 gli studenti tra gli 11 e i 17 anni con tendenza all’isolamento sociale nei sei mesi precedenti la rilevazione (ovvero l’1,6% del totale, sulla base del campione rappresentativo della popolazione studentesca). Sempre attraverso il campione, si può stimare che quasi 100mila ragazze e ragazzi (il 2,5% degli 11-17enni) presentino caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da social media.


Una tendenza correlata con le difficoltà nell’instaurare una relazione costruttiva con genitori e adulti. Tra gli 11-13enni a rischio dipendenza da social, il 75,9% dichiara una difficoltà comunicativa con i genitori. La quota scende al 40,5% in chi non presenta il rischio. Basandosi sul campione rappresentativo, si possono stimare in quasi mezzo milione i ragazzi a rischio di internet gaming disorder, ovvero “l’uso persistente e ricorrente di Internet per partecipare a giochi, spesso con altri giocatori, che porta a compromissione o disagio clinicamente significativi per un periodo di 12 mesi”.

Oltre 370mila studenti 11-17enni (il 9,3% del campione) potrebbero presentare un grave rischio di dipendenza da cibo. Nel 2021 sono stati 2.778 gli accessi in pronto soccorso di minori per sindromi e disturbi da alterato comportamento alimentare, in crescita del 10,5% rispetto al 2019. Un problema soprattutto tra le ragazze: l’incidenza femminile tra gli under 25 è infatti passata dal 61,1% del 2019 al 72,7% del 2021.

In Italia ci sono 1,3 milioni minori residenti con background migratorio. Un altro aspetto indagato dopo lo scoppio dell’emergenza è stato l’impatto dei fenomeni di discriminazione e bullismo, grazie alle rilevazioni Istat. Durante la fase più critica della pandemia (marzo 2020-estate 2021), circa uno studente su dieci delle scuole secondarie ha dichiarato di aver subito episodi di bullismo o cyberbullismo, con un’incidenza che sale tra chi è a maggior rischio di esclusione, come i minori stranieri. La quota raggiunge il 18,2% tra bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana. Anche le ragazze sono tra i soggetti più a rischio di episodi di bullismo: il 3,9% delle studentesse (contro il 2,3% dei maschi) dichiara di essere stata presa di mira con racconti di storie diffamatorie sul proprio conto.

Il 46% delle questure e dei comandi dei carabinieri che hanno registrato la presenza di gang giovanili ha anche indicato un aumento del fenomeno negli ultimi cinque anni. Tra 2019 e 2021 sono cresciuti del 73,8% i giovani presi in carico dagli Uffici di servizio sociale per i minorenni – Ussm come appartenenti a gang giovanili: si è passati da 107 a 186. Una variazione che però, come per gli altri aspetti passati in rassegna finora, sarebbe semplicistico ricondurre esclusivamente alla pandemia. Basti pensare che la presenza di gang giovanili è aumentata durante la crisi pandemica in meno di una provincia su tre. Questa localizzazione, piuttosto concentrata in termini territoriali, rende necessari ulteriori approfondimenti sul fenomeno e sulle sue radici.

Allo stesso tempo, un numero molto grande di giovani ha dimostrato di proporre una prospettiva positiva di sé e una spinta a partecipare e far bene. Tra i 15 e i 24 anni, quasi due giovani italiani su tre si dichiarano molto preoccupati per il cambiamento climatico: molto più della media della popolazione, pari al 53%. La quota di 18-19enni che hanno preso parte ad associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace è quasi doppia rispetto al resto della popolazione (2,9% contro una media del 1,6%). E appare in crescita la quota di chi, tra i 14 e i 17 anni, presta attività gratuite in associazioni di volontariato (6,4% nel 2022, a fronte del 3,9% dell’anno precedente). Al netto di problemi e difficoltà, oltre sei giovani su 10 tra 14 e 19 anni esprimono un giudizio positivo sulle proprie prospettive future nei prossimi cinque anni. Un altro segnale di come servano ulteriori dati, più strutturati, per comprendere sino in fondo la condizione giovanile. Ma soprattutto, di come solo partendo dal punto di vista di ragazze e ragazzi sia possibile migliorare la loro condizione e quella del Paese.

La campagna è stata presentata questa mattina in modalità online. Vi hanno preso parte Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e vicepresidente del Comitato di indirizzo strategico del Fondo; Giovanni Azzone, presidente di Acri; Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore; Marco Rossi Doria, presidente di “Con i Bambini”; Riccardo Venturi e Arianna Massimi, autori del reportage della campagna; Fabrizio Minnella, responsabile comunicazione di “Con i Bambini”; Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale di Openpolis.

Il viceministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, in videocollegamento

«Siamo in una fase di transizione e di grandi cambiamenti», ha ricordato il viceministro Bellucci. «Dopo la fase della pandemia, i giovani hanno risentito e risentono ancora degli accadimenti a livello internazionale: quello più vicini a noi, come il conflitto in Ucraina, e quelli un po’ più lontani, come la guerra nella Striscia di Gaza. Questa iniziativa di “Con i Bambini” va nella direzione giusta, quella di restituire serenità e protagonismo alle giovani generazioni. Siamo in un tempo in cui non solo dobbiamo garantire la natalità, ma anche sostenere le famiglie e i loro figli».

Il materiale raccolto nel corso della campagna sarà implementato nei prossimi mesi, con nuove immagini, dati e indagini, un documentario, i video e le storie di ragazzi e ragazze, attraverso il sito www.NonSonoEmergenza.it e i canali social dedicati. Saranno condivisi suggerimenti utili per l’ascolto dei ragazzi da parte di operatori ed esperti rivolti al mondo degli adulti. Saranno coinvolti i content creator sui social nei vari ambiti della campagna e, soprattutto, saranno interessati le tante comunità educanti e gli adolescenti coinvolti dal Fondo. Alla ripresa dell’anno scolastico verrà promosso un contest rivolto ai ragazzi e ragazze promuovendo il loro punto di vista, i loro sogni da realizzare e il loro protagonismo, essenziale per il futuro del Paese. Qualsiasi ente e organizzazione che intende aderire alla campagna può farlo tramite il sito (molte realtà del Terzo settore e del mondo della scuola hanno aderito questa mattina, in diretta, nel corso della presentazione). Il benessere delle nuove generazioni deve essere un obiettivo condiviso.

Credits: foto di Riccardo Venturi realizzate al Centro “Lo Specchio Dan” di Domusnovas (CA)

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