Famiglia

Bimbi e diritti di Carta

Dopo la tragica morte del piccolo Silvestro, l’analisi impietosa del presidente di Telefono Azzurro sugli interventi legislativi a favore dell’infanzia.

di Giampaolo Cerri

Convenzione Onu otto anni dopo. Il bilancio del professor Ernesto Caffo, fondatore di Telefono Azzurro, è amaro. «La storia della convenzione la dice lunga sull’impegno del nostro Paese», ricorda dal suo quartier generale bolognese. Approvata nell’89, la Convenzione è stata ratificata dall’Italia solo nel ’91 e il primo rapporto alle Nazioni Unite l’abbiamo presentato solo tre anni più tardi. «Meritandoci severe critiche dalla Commissione di Ginevra», ricorda Caffo, «che lo rinviò al mittente per le dovute correzioni». In pratica la Convenzione è rimasta lettera morta; unica eccezione, la creazione dell’Osservatorio per l’infanzia. Un argomento tornato d?attualità, quello dell?impegno del nostro Paese nella difesa dei bambini, specialmente dopo il delitto del piccolo Silvestro Delle Cave. In tutti questi anni, la revisione globale della nostra legislazione, gli interventi a favore dei diritti dei minori, a cui la Convenzione ci impegna, non ci sono stati. Caffo apre il suo cahier de doléances e comincia dall’abbandono scolastico. «Siamo a livello dei Paesi in via di sviluppo», ricorda, «e malgrado tutto non ci sono segnali di impegno, se non simbolici». C?è poi il problema del lavoro minorile: nessuno cura l’inserimento di questi minori nella nostra società, mentre quelli più ?fortunati?, osserva Caffo «finiscono in istituti, dove restano per periodi troppo lunghi». Già, l’istituzionalizzazione: un altro insulto al diritto dei più piccoli. Gli istituti, per Caffo, «dovrebbero essere ?centri di temporanea accoglienza? secondo gli standard europei; non strutture assistenziali dove prevale la logica della retta, in cui c’è interesse a tenere i bambini per i finanziamenti che rappresentano». C’è poi il disagio vissuto fra le mura domestiche: famiglie che non funzionano, disarmoniche, disturbate, in cui il bambino non riceve cure e appoggi necessari per la sua crescita. «Di fronte a questa famiglia in crisi non ci sono risposte adeguate», dice il presidente di Telefono Azzurro, «e la sofferenza non espressa diventa patologia mentale, depressione infantile che noi psichiatri vediamo crescere di giorno in giorno». E ancora, non si interviene sulla situazione d’emergenza: «Dopo la polizia o il pronto soccorso non c’è nessuna struttura o persona in grado di aiutare il bambino». E che ne è del diritto alla comunicazione? «In Italia non ci sono possibilità che il bambino sia soggetto della comunicazione», risponde il professore, «ma è piuttosto oggetto del mercato, della pubblicità». Per non parlare dell’informazione sull’infanzia: «La Carta di Treviso continua ad essere disattesa, e il bambino uno strumento per creare ascolto, emozioni e interesse per gli adulti». Però, dopo tanto penare, avremo una legge sulla pedofilia. «Un provvedimento che si occupa prevalentemente del turismo sessuale», osserva Caffo, «ma non del problema complessivo dell’abuso all’infanzia. Per il resto siamo ancora ai codici degli anni ’30». Per Ernesto Caffo la politica continua «a privilegiare le lobbies forti: commercianti, industriali, sindacati». Ma professore, c’è il Fondo per l’infanzia: 800 miliardi. «È vero, è un inizio. Ma è una somma ridicola in un Paese industrializzato dove vivono più di 9 milioni di bambini», ribatte. «Quanto viene stanziato per le autostrade? Pensiamo a quanto è costato ripianare il deficit del Banco di Napoli!». Insomma per l?infanzia resta ancora molto da fare.


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