Famiglia

Integrazione è… un’attesa più dolce

Hanno il camice bianco, ma parlano una lingua straniera. E spiegano alle gestanti immigrate che i medici italiani vogliono aiutarle. (a cura di Anna Maria Lubrano)

di Redazione

Arrivano dal Nord Africa, soprattutto dall?Egitto. Difficile capire la loro lingua, così diversa dalla nostra. Difficile andare al di là della semplice traduzione verbale, spesso filtrata dalle parole del marito. Eppure, i problemi sanitari che presentano hanno spesso carattere d?urgenza. «Dall?inizio degli anni ?90», spiega Marina Ruspa, ginecologa del Consultorio Familiare di zona 5 a Milano, «abbiamo registrato una crescente presenza di donne arabe, giunte nel quartiere per ricongiungersi con il marito arrivato in Italia molti anni prima. Ci siamo così trovate a dover fronteggiare una domanda sempre più alta relativa a problemi ginecologici, quasi sempre legati alla gravidanza o alla sterilità». Difficile, però, rispondere in modo globale ed efficace alle richieste presentate e non solo per una questione di lingua. Il problema era creare un ponte di comunicazione tra due culture tanto diverse, quella araba e quella occidentale, per riuscire a capire in pieno atteggiamenti, problemi e dubbi delle donne immigrate. «Non si tratta semplicemente di comprendere il significato delle parole espresse», conferma Marina Ruspa, «ma di cogliere i codici culturali ad esse sottesi, il motivo di una determinata domanda o quello di un rifiuto, soprattutto in un ambito come quello della maternità, in cui esistono tradizioni e consuetudini culturali differenti». Ma come creare questo ponte di comunicazione? Con l?aiuto di una mediatrice linguistico-culturale: una donna straniera, egiziana in questo caso, in grado di fare da intermediaria tra operatrici e utenti e di creare le condizioni per una migliore comprensione reciproca. Una donna che indossa il camice, sottolineando così l?appartenenza al servizio sanitario, la vicinanza al mondo occidentale, ma che resta comunque una donna araba, parla la stessa lingua delle immigrate, ne conosce i problemi e le difficoltà. «Tra le donne arabe la gravidanza è meno medicalizzata rispetto alle nostre consuetudini», continua Marina Ruspa. «Soprattutto nei primi tre mesi di gravidanza, le visite vaginali vengono evitate per paura di danneggiare il feto. Conoscere questa differenza ci consente di andar incontro alle donne, rinunciando a questa pratica quando possibile e spiegandone l?utilità quando invece necessaria». Conferma Angelina Rodriguez, mediatrice culturale filippina della Cooperativa Kantara di Milano: «Non tutte le donne accettano di sottoporsi agli accertamenti richiesti dal medico, in alcuni casi bisogna convincerle, spiegando loro il motivo di certi esami». La presenza della mediatrice è dunque una carta vincente, perché consente alle donne immigrate di sentirsi accolte e ascoltate, le aiuta ad acquistare fiducia negli operatori e nelle strutture. La conferma viene anche dalla Clinica di Ostetricia e Ginecologia dell?Università di Milano dell?Ospedale San Paolo, dove la presenza delle straniere ha un certo rilievo: il 10% dei parti è di donne immigrate, il 15 per cento dei bambini ricoverati è extracomunitario, il 50 per cento delle interruzione di gravidanza riguarda donne straniere. «La presenza delle mediatrici è fondamentale per i servizi di fisiologia della gravidanza, di diagnosi prenatale, del puerperio», dice Graziella Sacchetti, aiuto ostetrico-ginecologo. Il lavoro delle mediatrici aiuta le donne anche a capire come muoversi nel percorso sanitario nazionale. Un esempio? Si è ridotto il ricorso al Pronto Soccorso, al quale molte donne in gravidanza si presentavano per semplici visite di controllo. Medici volontari: ecco dove Ecco gli Enti che offrono assistenza medica volontaria agli immigrati senza permesso di soggiorno nelle principali città italiane: SERMIG: piazza Borgo Dora,61 – Torino – tel 011/4368566; CAMMINARE INSIEME: via Cottolengo, 24/a – Torino – tel 011/4365980; NAGA: viale Bligny, 22 – Milano – tel 02/58301420; AMBULATORIO CRI: corso Guastaldi, 11 – Genova – tel 010/540962; AMBULATORIO MEDICO PORTA APERTA, strada Cimitero San Cataldo, 117 – Modena – tel 059/827870; AMBULATORIO BIAVATI: strada Maggiore, 13 – Bologna – tel 051/226310; CENTRO STERNONE: piazza San Lorenzo, 9 – Firenze – 055/280960; POLIAMBULATORIO IMMIGRATI CARITAS: via Marsala, 109 – Roma – tel 06/4463282; COMUNITÀ SANT?EGIDIO: via Dandolo, 10 – Roma – tel 06/5894327; CHIRONE CENTRO SALUTE: via S. Elia, 30 – Messina – tel 090/774863; AMBULATORIO SANTA CHIARA: piazza delle Cliniche, 2 – Palermo – tel 091/6512545


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