Formazione

Vivere con 20 euro. Pover’Italia

In quasi il 20% delle case italiane si fa sempre più fatica ad arrivare a fine mese.

di Francesco Agresti

Povera Italia. Nel nostro Paese una famiglia su cinque è povera o è a rischio povertà e gli anziani e i minori sono i soggetti che rischiano di rimanere più facilmente impigliati nelle maglie soffocanti dell?indigenza. Solo un mese fa, dalla presentazione dell?annuale Rapporto sulle politiche contro l?esclusione sociale della Commissione d?indagine del ministero del Welfare, usciva un? Italia apparentemente meno povera dell?anno precedente. Nel 2002, secondo i dati forniti dall?Istat e ripresi dalla Commissione, si è registrata una diminuzione dell?1% delle famiglie ?relativamente? povere (due persone che possono consumare mensilmente fino a 823,45 euro): solo 2 milioni e 450mila nuclei familiari, circa 7 milioni 140mila persone, potevano essere definite tali. Un effetto statistico “È un effetto statistico”, spiega, accompagnando le parole con un sorriso ironico, Chiara Saraceno, professoressa di Sociologia della famiglia all?università di Torino e presidente della Commissione sull?esclusione sociale nel governo dell?Ulivo. “La povertà relativa è diminuita non perché la gente sta meglio, ma perché spendendo di meno ha fatto diminuire la soglia al di sotto della quale si è poveri”. In realtà, se a quelle che l?Istituto di statistica definisce come famiglie povere, si aggiungono quelle ?quasi povere?, ovvero che possono permettersi di consumare fino a un 20% in più (988,14 euro mensili), la percentuale dei nuclei familiari poveri o a rischio povertà sale a oltre il 19%. Minori a rischio Ma chi sono i poveri fotografati dalla Commissione? Il rischio povertà è legato alla presenza di componenti della famiglia che non producono reddito e dall?assenza di misure che alleviano lo stato di disagio quando il nucleo familiare è composto anche da anziani o minori. E sono proprio gli anziani e i minori le fasce anagrafiche più colpite dal disagio economico e sociale. “La povertà è sempre più legata al numero dei componenti familiari che non producono un reddito”, spiega Giancarlo Rovati, docente di Metodologia delle scienze sociali alla Cattolica e presidente della Commissione di indagine sull?esclusione sociale. “Le famiglie più a rischio sono quelle numerose e tra queste quelle che hanno tre o più minori. Nel 2002 i minori poveri erano un milione e 700mila su un totale di 7 milioni e 200mila persone povere, rappresentavano il 15% dei ragazzi residenti in Italia”. Quella dei minori è una povertà ancora più allarmante, sottrae al futuro risorse per crescere, condannandolo a produrre solo altra povertà. Tagli alle spese Le cose non vanno meglio neanche tra coloro che solitamente non avevano problemi economici. “Si sta diffondendo la sensazione di essere un po? più poveri anche tra coloro che abitualmente riuscivano a vivere senza difficoltà. Non ci si può più permettere spese non essenziali, ma che contribuiscono a rendere la vita più piacevole”, riprende la Saraceno. “L?inflazione ha colpito in particolare i beni essenziali, provocando uno stato di affanno, di ansietà. Se a questo aggiungiamo che i più giovani si trovano ad affrontare anche l?insicurezza del posto lavoro, è inevitabile che si acuisca il senso di precarietà. Mi chiedo come possa il governo attuale, ma questo vale anche per quelli precedenti, continuare a dire che ci vuole più flessibilità quando sul fronte degli ammortizzatori sociali non è stato fatto nulla. Una delle cose che non perdonerò mai all?Ulivo è proprio quello di non aver realizzato la riforma degli ammortizzatori sociali. Quando mi trovo a parlare delle misure di contrasto alla povertà del nostro Paese in Europa provo vergogna”, prosegue la Saraceno. “Tutti gli Stati europei hanno ammortizzatori sociali degni di questo nome, solo l?Italia e la Grecia ne sono privi. Il Reddito minimo di inserimento, per esempio, è stato cancellato e sostituito da un funereo Reddito di ultima istanza, ancora privo di risorse”. Pensionati affamati Nelle mense della Caritas e in quelle delle organizzazioni che offrono assistenza il numero degli anziani è in continua crescita. Lo conferma la Comunità di Sant?Egidio, che a Roma gestisce un centro di accoglienza rivolto a persone che versano in grave stato di povertà. Negli ultimi anni l?associazione ha registrato un aumento dei pensionati che si rivolgono ai loro sportelli chiedendo cibo e vestiti. Il dossier povertà pubblicato come ogni anno a Natale dalla comunità rileva che il loro numero è iniziato a crescere con l?introduzione dell?euro: lo scorso anno gli ultra 65enni che hanno frequentato il centro di solidarietà di Trastevere sono stati il 34% del totale degli assistiti. Nel 1999 erano il 18%. Oltre a cibo e vestiario, gli anziani chiedono spesso anche le medicine. A poco è servito l?intervento del governo che ha alzato a 516 euro alcune prestazioni pensionistiche: secondo Chiara Saraceno è stata una manovra propagandistica, inutile per contrastare la povertà e che rischia di trasformarsi in una beffa. “È servito solo ad allontanare dalla soglia di povertà chi riusciva già a superarla con la propria pensione”, dice la professoressa, “ma ha confermato la condanna all?indigenza di chi continua a vivere con la pensione sociale ferma a 358,99 euro al mese”. Non sono pochi: secondo i dati ufficiali dell?Inps, infatti, ben il 50,6% dei pensionati percepisce un?indennità inferiore a 500 euro mensili. Senza il contributo del non profit le condizioni di disagio sarebbero di gran lunga più diffuse e ancor più accentuate tra le fasce sociali più povere. L?attività del Banco alimentare, ad esempio, permette di recuperare gli alimenti rimasti invenduti e distribuirli a chi ne ha bisogno. Nella capitale ha da poco preso il via il progetto ?Romanonspreca?, un?iniziativa a cui partecipano il Comune di Roma, la Caritas, il Centro Agroalimentare e la Comunità di Sant?Egidio. “Quella di Roma è la prima esperienza in Italia in cui vi si tenta di fare Banco alimentare coinvolgendo più soggetti: l?ente pubblico, le imprese e il privato sociale”, sottolinea Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare. “Una sperimentazione, gestita però solo dalla Fondazione”, prosegue Lucchini, ” è in corso anche a Milano. Ha preso il via a dicembre ed entro la fine di febbraio saremo in grado di fare un primo bilancio”.

hanno collaborato Carmen Morrone e Elena Martelli

Info: Banco Alimentare tel. 02.67100410 Fondazione Banco Alimentare Caritas italiana, tel. 06.541921 Caritas Italiana Comunità S. Egidio tel. 06.57300510 Comunità di Sant’Egidio Opera S. Francesco dei poveri tel. 02.77122400 Opera San Francesco Milano


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