Rompiscatole. Con questa promessa – la promessa di rompere le scatole al Palazzo – più di un anno e mezzo fa avevamo accolto la nascita del governo dell?Ulivo. ?Caro professore, fatti chiari… amicizia libera?, titolavamo un editoriale all?indomani della vittoria dell?Ulivo. In questi mesi, abbiamo mantenuto la promessa: schierandoci sempre dalla parte della realtà, andando sempre alla caccia dei fatti, dei dati di realtà. Dovunque ci portassero. Abbiamo continuato a rappresentare le istanze di milioni di cittadini che altro non chiedono allo Stato che poche regole chiare per poter costruire e organizzare le risposte ai bisogni propri e altrui. Abbiamo portato avanti battaglie e avanzato proposte senza concedere sconti a nessuno. Qualche volta abbiamo fatto saltare i nervi a ministri, funzionari e sottosegretari. Altre volte abbiamo sottolineato ciò che di positivo e costruttivo si muove. Questo numero per esempio: a pagina 10 ospitiamo l?intervento di un ministro, Anna Finocchiaro, che ha messo in moto due buone leggi che stavano ferme da quattro anni. Intervistiamo il ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, che non abbiamo mai smesso di tallonare, sollecitare, contestare, anche perché firmasse una buona riforma fiscale per il Terzo settore. Infine, siamo stati costretti a pubblicare una prolissa lettera di un quasi-ministro, il sottosegretario alla Protezione civile Barberi, che si è molto arrabbiato per il nostro dossier sul terremoto: una lettera cui, ovviamente, rispondiamo senza riverenze rilanciando le grandi necessità dei 50 mila sfollati e proponendo una riforma della Protezione civile.
È questo il nostro modo, libero e indipendente, di rendere protagonista dell?informazione la grande esclusa dalla stampa di oggi, la realtà, in tutti i suoi aspetti. Sembrerebbe una missione scontata, per un giornale che voglia davvero interessare chi lo legge, eppure non è così. In un Paese in cui persino chi dovrebbe fare l?opposizione è allo sbando, i giornali dovrebbero svolgere quel ruolo di testimoni inquieti e appassionati alla realtà che li renderebbe vivi e utili per tutti. Invece questo è un Paese in cui essere indipendenti è difficile, mentre è più comodo servire pietanze pronte e soprattutto cucinate da qualcun altro, aspettando che i propri servigi vengano ricompensati. È stucchevole in queste settimane il piagnisteo degli editori di sinistra, pronti a clamorose ristrutturazioni dopo aver incassato, anche quest?anno, i soldi dei contribuenti grazie ad una indecente legge. ?Liberazione?, che ogni giorno fa il bastian contrario, ha appena incassato 5 miliardi per il ?95. ?L?Unità?, che ora minaccia di licenziare i suoi redattori ha ricevuto più di 17 miliardi; ?Avvenimenti? oltre 2 miliardi, il ?Manifesto? quasi 5. Essere liberi non è riposante. Eppure non riusciamo a immaginare un altro volto per un settimanale come questo, che ha scelto di raccontare solo la vita.
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