Volontariato

“Comunicare il bene fa bene. Quel giorno che in casa Caritas lo scoprimmo…”

Che cosa facevo io dieci anni fa... (di Ferruccio Ferrante).

di Redazione

Verde. Il colore di un?esperienza che inizia, di una sfida da impostare, dei primi passi di un lungo percorso. Tra la fine del 1993 e l?inizio del 1994 la Caritas Italiana, sotto la direzione ?storica? di don Giuseppe Pasini, si dota di un ufficio per la comunicazione e le relazioni esterne e sente l?esigenza di strutturarlo in maniera sempre più organica. La spinta viene dalla collaborazione con la Rai per la campagna Ho bisogno di te, che richiede referenti e strutture fisse. Il salto non è piccolo, ma stimolante per un giovane che viene da una formazione e da un?esperienza nel campo internazionale, ma che non ha mai abbandonato curiosità e velleità giornalistiche. Quindi maniche rimboccate, e al lavoro. Fioriscono così contatti, relazioni e amicizie, tra cui, per comunione di intenti, quella con i colleghi del neonato settimanale Vita. Sono i primi mattoni del difficile ma formativo impegno nella ?palestra? di un ufficio stampa. Un compito ancora più arduo in un organismo come la Caritas che sul campo e con la ?pedagogia dei fatti? guadagna sempre più la fiducia e la considerazione dell?opinione pubblica. Tutto questo significa essere interpellati continuamente, soprattutto su temi sociali, ma anche in occasione dei più disparati eventi: interviste, comunicati, conferenze stampa, dichiarazioni. Fino ad arrivare alle 1.200 presenze sui media dello scorso anno. Nel frattempo, per quel giovane che cresce, si presentano altre esperienze: i corsi di giornalismo, la direzione del mensile Italia Caritas e poi sempre più campagne, collaborazioni, iniziative, volti, storie. Si avvicendano i direttori: a don Pasini nel 1996 succede don Elvio Damoli e nel 2001 l?attuale direttore, don Vittorio Nozza. Cambiano i nomi dell?ufficio, ma l?incarico resta. Cresce invece il lavoro e si intensificano impegni e responsabilità. Responsabilità nuove anche nella vita privata con il matrimonio: un?avventura spesso in salita, ma ricca di soddisfazioni che, in controtendenza e grazie alla pazienza di una moglie innamorata, ancora prosegue! Arancione. Il colore che segna la fine del 2003 e l?inizio del 2004. Il colore dello stato di allerta negli Usa, che ci ricorda quanto è cambiato il mondo dopo l?11 settembre 2001 e ci sbatte in faccia l?eredità del conflitto in Afghanistan e della guerra in Iraq. Sono passati solo dieci anni ma si è aperta un?epoca nuova. Lotta al terrorismo, guerra preventiva, il fallimento dell?Onu, incertezze, chiusure, paura, più senso di precarietà, meno tutele sociali. L?unico punto fermo sembra essere Giovanni Paolo II, questo Papa che continua a ripetere l?invito giubilare a “prendere il largo” e a “non scoraggiarsi”. Arancione, dopo tutto, è anche il colore dell?aurora. Un?aurora che si costruisce nel quotidiano, con il contributo di tutti. Ripensando il nostro modello di ascolto, di dialogo, di relazione e di comunicazione. A partire da chi, con dieci anni in più, continua a subire il fascino di un lavoro che alimenta le motivazioni, con la consapevolezza di non poter cambiare il mondo, con la fatica (e a volte la frustrazione) di chi sa che ogni occasione persa è una goccia sottratta al mare della solidarietà. E con il timore costante di cadere nella ?sindrome di Carroll?: correre sempre più veloce per restare fermo.

Ferruccio Ferrante


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA