Cultura

Quel piccolo cuneo tra media e politica

Sergio Segio. Dieci anni di politiche sociali e di governi, ma in carcere, o sulla strada, nulla è davvero cambiato. Grazie di averlo detto.

di Redazione

Dieci anni di Vita. Ovvero, Vita ha dieci anni. Non molti avrebbero scommesso su questo primo traguardo di longevità per il settimanale del volontariato e del non profit. E non certo per scetticismo sulle qualità e la tenacia di chi questo settimanale ha voluto e fondato, per primo Riccardo Bonacina. Semmai, il pessimismo poteva trovare alimento in uno sguardo disincantato al panorama editoriale e ai suoi intrecci con l?economia, e al più generale sistema dell?informazione, assolutamente refrattario, indifferente quando non ostile ai temi della solidarietà sociale e ai tanti volti del disagio. Specie se questi vengono affrontati con la dovuta attenzione alle ?buone pratiche? e alle ?buone notizie?, che hanno assai bisogno di essere conosciute e valorizzate, ma senza dimenticare l?altra gamba su cui si deve reggere questo genere di informazione: il coraggio della denuncia. Perché solo così la pratica della solidarietà si coniuga con una cultura dei diritti ed evita il rischio di essere equivocata con la beneficenza, cioè di essere sostitutiva delle politiche sociali o addirittura di venire utilizzata quale alibi per il ridimensionamento dell?impegno pubblico nel garantire i fondamentali diritti. Vita mi pare stia vincendo questa scommessa. Non a caso il settimanale, in qualche modo, costituisce la prosecuzione con altri mezzi de Il coraggio di vivere, il programma televisivo realizzato da Bonacina per la Rai, vale a dire con una capacità di fare informazione rivolta a un pubblico ampio e plurale. Una scommessa vinta doppiamente perché il coraggio della denuncia esercitato non è mai stato politicamente angolato o ambiguamente reticente. E questo è ancor più raro e meritevole. Non già per astratta equidistanza, che in sé sarebbe sterile e magari populistico vezzo, quanto per la necessità di dire evangelicamente sì sì oppure no no, di non silenziare le cronache o sfumare le valutazioni in base alle appartenenze. Ovvero e per esempio di mantenere la libertà di dire, come Vita ha fatto, che l?amministrazione della giustizia e la vita nelle prigioni sotto il ministro comunista Diliberto non sono stati un bel periodo. E basti ricordare la ?cacciata? dalla direzione generale delle carceri di Alessandro Margara, una delle poche persone che sarebbero state in grado di umanizzarle per davvero. Sappiamo, perché Vita ce lo ha raccontato, come sono andate le cose: di male in peggio. E non solo nelle carceri. Basti citare la questione dell?immigrazione (e la continuità in negativo tra le leggi del centrosinistra e quelle del centrodestra) o la ventata di neoautoritarismo sulle droghe, sulla psichiatria, sui tribunali minorili o sulla prostituzione, per come viene tenacemente perseguito nelle politiche sociali e nei disegni legislativi di controriforma portati avanti dall?attuale governo. In questi anni è aumentato l?impegno solidale di tante persone e di molte realtà, sono cresciuti i movimenti (e Vita ne ha dato conto, senza rinunciare a evidenziarne limiti, tic e conformismi), così come la sordità della politica e dei diversi governi (dei governi diversi), riguardo i diritti e i bisogni di tanti. Vita ci ha raccontato senza reticenze e riverenze entrambe queste dinamiche, divenendo un cuneo, forse piccolo ma autorevole e necessario, in grado di incrinare il gioco di specchi tra media e politica, facendo riacquistare ai temi sociali dignità. Che è qualcosa di più e di diverso dalla sola visibilità.

Sergio Segio


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA