Cambiamento climatico

Brasile, il volontario: «Rio Grande do Sul è devastata»

Continua l'emergenza per l'alluvione che ha sommerso l'80% dei comuni del Rio Grande do Sul, una regione del Brasile quasi grande come l'Italia. Per fare il punto VITA ha intervistato un volontario, Roque Reckziegel, coordinatore della Commissione per i diritti umani dell'Ordine degli avvocati, e il geologo Rualdo Menegat, professore universitario e coordinatore generale dell'Atlante Ambientale di Porto Alegre

di Paolo Manzo

L’alluvione in corso nel Rio Grande do Sul non ha precedenti. Per capirlo basta guardare i numeri. Su 497 comuni di questa regione del Brasile più grande dell’intero Regno Unito, 401 sono sott’acqua, oltre l’80%.

Oggi il numero dei senzatetto è di 66.761, 162.720 gli sfollati, 372 i feriti, 128 i dispersi e 100 i morti accertati, con oltre un milione e mezzo di persone colpite dall’alluvione. Ma si tratta di numeri provvisori.

«Il nostro stato (l’equivalente delle regioni italiane, ndr) è devastato. Il livello dei fiumi è molto al di sopra del limite normale e a Porto Alegre, la capitale, la Guaíba, che tutti chiamano fiume ma è un estuario che attraversa la città e ha come affluenti quattro fiumi diversi, il livello è di 5 metri sopra la soglia di rischio. Sono i fiumi Gravataí, Caí, Jacuí e Siros. Quindi tutte le piogge nello stato finiscono per confluire qui», spiega a VITA Roque Reckziegel, il coordinatore della Commissione per i diritti umani dell’Oab, l’Ordine degli Avvocati del Brasile del Rio Grande do Sul. 

Roque Reckziegel (Archivio personale)

Dalla scorsa settimana lui è impegnato ad aiutare chi è stato evacuato dalle loro case a causa delle piogge. «Noi, qui abbiamo subito messo a disposizione il luogo di socializzazione degli avvocati del Rio Grande do Sul per assistere famiglie con donne, bambini ed anziani che si trovavano nel Parque Humaitá, nella regione metropolitana di Porto Alegre e che da più di 48 ore erano in attesa di soccorsi. Abbiamo fornito loro cibo, vestiti, bagni e un riparo, oltre al supporto psicologico, psichiatrico e medico», racconta Reckziegel con la stanchezza stampata sul volto, sono tre giorni che non dorme.

Fondamentale l’aiuto psicologico per gli sfollati

«È stato impressionante vedere il cambiamento nel morale di queste persone che hanno letteralmente perso tutto e che non avranno un posto dove andare quando smetterà di piovere perché siamo riusciti ad accoglierli in modo molto umano. Ieri erano molto preoccupati dal fatto di doversi trasferire ma hanno capito perfettamente la necessità, visto che l’acqua ha invaso anche la sede dell’Oab e ora sono ospiti nella scuola Rainha do Brasil gestita da un’associazione cattolica di suore».

Il fenomeno che questa parte di Brasile sta affrontando non si vedeva dal 1941, quando si verificò la prima grande alluvione nel Rio Grande do Sul. «L’hanno dunque già sofferta i miei genitori quando erano giovani ma ora si prevede che mio figlio ne subirà cinque nel corso della sua vita, la prima delle quali è già avvenuta», racconta a VITA Rualdo Menegat, di origini venete e professore ordinario presso l’Istituto di Geoscienze dell’Università Federale del Rio Grande do Sul (Ufrs) oltre che coordinatore generale dell’Atlante Ambientale di Porto Alegre.


Il geologo Rualdo Menegat (Archivio personale)

«Il fulcro della questione climatica è che viene sempre vista come qualcosa di simile a un’eruzione vulcanica, cioè i terremoti aumentano gradualmente, inizia il fumo e improvvisamente l’eruzione. Il problema del clima è che non funziona così e oggi assistiamo a un aumento nella frequenza di eventi che fanno già parte del sistema ma che si stanno intensificando».

Da venerdì scorso l’amministrazione statale e migliaia di volontari sono entrati in azione, soccorrendo le persone rimaste bloccate nelle loro città, sui tetti delle case, per più di 72 ore, in attesa dei soccorsi. Alcuni sono ancora isolati, dal 1 maggio scorso. Al momento 650mila persone sono senza acqua e 451mila famiglie sono senza elettricità. Inoltre, la situazione potrebbe peggiorare nelle prossime ore visto che fino a domenica il Rio Grande do Sul dovrà affrontare tempeste, forti venti, nuove inondazioni, grandine e un’ondata di freddo, che rappresenta un rischio ancora maggiore per i senzatetto.

Idee nuove per il futuro del Brasile

«Ricostruire adesso è la parola d’ordine. Ma ricostruire con le idee del XX secolo che ci hanno portato sin qui o guardare al XXI secolo e vedere cosa richiede alla nostra intelligenza l’aumento delle frequenze e delle intensità di questo evento?» Questa per Menegat è la domanda centrale perché, in generale, «per acquiescenza psicologica, sociale e in termini motivazionali, siamo portati a dire: ‘no, ricostruiremo tutto’ e questo lo chiamiamo resilienza. Ma non è resilienza, è commettere lo stesso errore che ci ha portato sin qui».

La resilienza di cui ha bisogno Porto Alegre per questo geologo proiettato verso il futuro «è progettare la rigenerazione di una società danneggiata che deve lottare per sviluppare un’intelligenza sociale per il luogo che sinora abbiamo abitato nel modo sbagliato. È questo che dobbiamo comprendere», spiega a VITA .

Per poi sottolineare il vero problema dell’edilizia urbana come la intendiamo noi oggi, ovvero «una costruzione separata dalla natura, primo errore fatale. Il secondo è che le città hanno un metabolismo di bassa qualità oltre che molto inquinante. In passato c’era una strategia per cui sembrava meraviglioso vivere sulla riva di un lago come la Guaíba che accumula tutta l’acqua che arriva qui e funziona come un imbuto, ma oggi dobbiamo ripensarci. Mobilitarsi per indurre un processo di rigenerazione urbana significa, ad esempio, raccogliere l’acqua piovana sui tetti o fare il compostaggio a casa, anche in un appartamento, e utilizzarlo nel nostro giardino o magari nel giardino del comune».

Se questi sono i progetti di Porto Alegre, città già pioniera per avere fatto conoscere al mondo il bilancio partecipativo, c’è però un elemento positivo che ha tratto Roque Reckziegel da questa alluvione. «Negli ultimi anni il Brasile ha sofferto di una grandissima dicotomia tra persone di estrema destra e persone di estrema sinistra ma oggi il popolo è unito, tutti contribuiscono e consegnano donazioni. Insomma, la risposta della società è stata molto positiva. Certo, duole che abbiamo bisogno di una tragedia per porre finalmente fine a questa folle polarizzazione ma un punto positivo che ho capito in questi giorni è proprio questo: il popolo del Brasile è uno, non ci sono bandiere politiche, non ci sono partiti e tutti sono qui per aiutare».

Per donazioni dall’estero sotto il sito ufficiale dello stato del Rio Grande do Sul

AP Photo/Carlos Macedo

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