Formazione

Non ci sono solo Sofri e Cusani di cui occuparsi

Lettere dal carcere

di Cristina Giudici

Sono un suo attento lettore e mi permetto con queste poche righe di complimentarmi per la sua rubrica e per la sensibilità nei confronti di chi vive una condizione di particolare disagio. Per queste ragioni mi sono deciso a rivolgermi a lei per segnalarle il cado di Adriano Carnelutti, un ?militante? della Walter Alasia e ancora oggi detenuto. Carnelutti, attualmente ?ospite? del carcere di Opera, ha gravi problemi di salute. E di rinserimento sociale: essendo privo di punti di riferimento esterni, Carnelutti non può infatti usufruire di permessi che non solo contribuirebbero a migliorarne le condizioni fisiche e psicologiche ma che sarebbero con tutta probabilità decisive ai fini della sua reintegrazione nella società. Mi chiedo e le chiedo: Non si può fare nulla per lui? E la sua rivista non può fare nulla? Non ci sono lettori disposti ad occuparsi di una persona che, come senz?altro nel caso di Carnelutti ha pagato fino ad oggi un prezzo più alto di quello che le sue responsabilità reali potevano comportare? O gli unici detenuti di cui val la pena di interessarsi sono i Cusani o i Sofri che, per ovvie ragioni e fortunatamente per loro, non hanno i problemi di sopravvivenza che invece incombono su tutti i Carnelutti delle galere di casa nostra? La ringrazio e la saluto con simpatia.

Carlo Alé

Caro Carlo, la ringrazio di avermi segnalato il caso. Di Adriano Carnelutti parlammo brevemente un anno fa quando affrontammo il tema dell?indulto e della necessità di un riequilibrio delle pene. Sono d?accordo con lei. Nelle patrie galere ci sono molti N.N. che hanno mille e uno più problemi dei Sofri e Cusani. Ecco perché le battaglie dei Sofri e i Cusani sono utili. Purtroppo i permessi premio da lei asupicati non possono servire molto a Carnelutti visto che qualche mese fa ha avuto un crollo ed è stato ricoverato al Niguarda. Il suo avvocato, Pelazza, si sta battendo per ottenere l?affidamento in una struttura comunitaria che gli offra un trattamento psichiatrico adeguato. Il tribunale di sorveglianza si è dimostrato disponibile e in ogni caso il suo fine pena scade in primavera. Semmai ora dovremmo interrogarci sugli effetti del carcere, soprattutto quello di massima sicurezza che, a quanto mi consta, gli ha inghiottito il cervello.

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