Volontariato

Vi spiego il mio sciopero della fame

Lettere dal carcere

di Cristina Giudici

Sono un ex detenuto, mi chiamo Antonio Santoiemma e sono vittima della mala giustizia o meglio di un teorema dei magistrati della procura distrettuale antimafia che, per non andare in pensione, si sono inventati la quinta mafia. Le scrivo per spiegarle perché ho deciso di iniziare uno sciopero della fame davanti al Tribunale di giustizia. Faccio lo sciopero della fame per l?assenteismo oltraggioso di tutte le istituzioni nei confronti dei detenuti e ex detenuti, in merito al gravissimo problema della casa e del lavoro. Non vogliamo elemosine, né sussidi da fame, ma una responsabile politica sociale che possa rimuovere le origini della criminalità. Faccio lo sciopero della fame per chiedere al Comune, Provincia e Regione di abrogare il divieto di assunzione di chi abbia precedenti penali, interdizione dai diritti politici, rimozione da incarichi pubblici. Quando il debito con la società è pagato, è pagato. Sennò che senso ha la galera a vita? Faccio lo sciopero della fame per chiedere al Governo e al Parlamento che la legge sulla depenalizzazione dei reati minori riveda anche gli articoli del T.U. (il testo unico di polizia-misure di sicurezza) che impediscono il reinserimento: sospensione della patente di guida, sospensione dell?iscrizione al Registro dei commercianti etc. e che di fatto impedisce quei rapporti privati, affettivi e sociali che fanno parte di un normale reinserimento. Faccio lo sciopero della fame perché alle ultime elezioni amministrative tutti i partiti politici hanno calvacato lo spauracchio dell?ordine pubblico. Faccio lo sciopero della fame perché se un ex detenuto si presenta al CSSA, Servizi sociali adulti in difficoltà, deve aspettare tre mesi per avere un colloquio e perché il suo sussidio mensile si aggira fra le 50 e le 150 mila lire, mentre un giorno di ospitalità a San Vittore costa 450 mila lire.

Antonio Santoiemma

Caro Antonio, noto con rammarico che il ricorso allo sciopero della fame sta crescendo in forma allarmante, ora anche fuori dalle mura carcerarie. Mi chiedo se il ministero di Grazia e Giustizia abbia pensato come far fronte al sensibile aumento delle drastiche proteste in atto negli ultimi mesi che, a quanto pare, vanno di pari passo con l?aumento dei suicidi in carcere.

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