Non profit

I figli della legge 44? Stanno tutti bene

Più dell’80% delle aziende finanziate quattro anni fa dalla Società per l’imprenditorialità giovanile è ancora in piedi. Bene soprattutto le fabbriche e l’agricoltura

di Alba Arcuri

Notizie incoraggianti per i giovani che intendono diventare imprenditori. Secondo i dati forniti dalla Ig, la Società per l?imprenditorialità giovanile, il tasso di sopravvivenza delle imprese finanziate in base alle agevolazioni previste dalla legge 44/86 è dell?81,3%. Un dato migliore rispetto a quello registrato a settembre dello scorso anno, quando le imprese rimaste in vita dopo quattro anni di attività erano il 79,1 per cento. L?analisi è stata effettuata il 30 settembre 1997 su un campione di 752 imprese ammesse alle agevolazioni prima del settembre 1983 e dislocate in particolare al Sud e nelle aree considerate depresse. Anche l?andamento economico non ha lasciato delusi. Il fatturato medio relativo al 1996 è pari a 1,7 miliardi, mentre nel 1995 era stato di 1,6 miliardi. Inoltre quasi la metà delle imprese ha registrato un tasso di crescita complessiva del 15 per cento in più rispetto al 1995. Poche, al contrario, le imprese che hanno subito un calo economico: solo il 22,4 per cento. Rimane stabile il dato relativo all?occupazione. In media i dipendenti non sono più di 12, come negli anni precedenti. Interessanti le cifre relative ai settori di impresa che sono andati per la maggiore. Industria e agricoltura sono al primo posto nella classifica della sopravvivenza imprenditoriale: in quattro anni di attività solo il 17 per cento delle imprese non è riuscito a decollare. È andato meno bene il settore dei servizi, generalmente più soggetto alle variazioni del mercato, dove il tasso di ?mortalità? arriva al 23%. Resta un?eccezione il caso della Puglia, dove la situazione appare addirittura ribaltata. Il settore dei servizi, sebbene piuttosto carente in questa zona, ha avuto la meglio su tutti gli altri, aggiudicandosi il 92 per cento di sopravvivenza delle imprese giovanili. Seguono l?industria, (84%) e da ultimo l?agricoltura (71%). Attenzione alle scorrettezze. Tra le imprese ?morte? non sono state conteggiate solo quelle in stato di crisi irreversibile: un buon 10% ha avuto la revoca dei finanziamenti per non aver rispettato le regole.


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