Volontariato

Il dolore più grande: non essere curati

Il male cronico, a volte, è una vera e propria patologia. Capace, negli Stati Uniti, di causare suicidi e divorzi. E di provocare in Italia una perdita di 1400 ore lavorative ogni mille persone.

di Alessandra Camarca

Chi prova dolore fisico non sempre ha ragione di lamentarsene. Il dolore, infatti, è fondamentale nella vita dell?uomo perché funziona anche da difesa. Accade però che il dolore si presenti come una vera e propria malattia, dolorosa, questo è ovvio, e in più fortemente invalidante. «Non dimentichiamoci», afferma Leonardo Vecchiet, presidente dell?Aisd, Associazione italiana studio del dolore, «che senza il dolore l?uomo sarebbe in balia di molti pericoli, appoggiandosi sul fuoco per esempio si brucerebbe senza accorgersene». Ma la sofferenza è anche un sintomo comune a molte patologie. A causa del dolore molte persone vivono una vita difficile in cui la via di scampo alla sofferenza sembra non esistere. Secondo uno studio statistico sui pazienti affetti da dolore cronico condotto da John Potite, un medico di Seattle, e pubblicato qualche anno fa su una rivista specializzata, risulta che negli Stati Uniti il 70 per cento della popolazione colpita da questa patologia dolorosa (da non confondersi con il dolore cronico maligno, da cancro) divorzia e il 20 per cento pensa al suicidio. Inoltre un terzo di questi pazienti è costretto ad assentarsi dal lavoro a causa dei frequenti dolori per giorni, e a volte per settimane. Tutto ciò, afferma John Potite nel suo studio sul dolore, provoca una perdita annuale di 700 milioni di giornate lavorative. Questa situazione non è tanto dissimile da quella italiana. Nel nostro Paese, nelle sue diverse manifestazioni il dolore cronico «benigno», colpisce un?ampia fascia di popolazione. «Si calcola», afferma Paolo Marchettini, responsabile del centro medicina del dolore dell?ospedale San Raffaele di Milano, «che in Italia le diverse patologie dolorose siano responsabili della perdita di 1.400 giornate di lavoro ogni 1.000 persone, e che la conseguente mancanza di produttività sia pari al reddito di una città di 120 mila abitanti». Da qui la necessità di costituire centri specializzati che potrebbero alleviare il dolore per rendere sopportabile la vita a molti pazienti. Il problema maggiore che in Italia frena l?apertura dei centri per il dolore, le Clinic paine americane, oltre alle resistenze di specialisti e pazienti verso l?utilizzo degli oppioidi, sono gli elevati costi che gli impianti andrebbero a costituire per il servizio sanitario nazionale. «I macchinari che nei laboratori attualmente non vengono impiegati e il percorso diagnostico eccessivamente costoso», afferma Marchettini, «sono tra i principali impedimenti che vengono menzionati dai responsabili del servizio sanitario». Uno dei maggiori ostacoli è rappresentato dalla necessità, per diagnosticare la natura e quindi la causa del dolore, dell?intervento di un team speciale di medici in grado di affrontare e ?leggere? attentamente il caso. Ogni paziente che deve essere visitato, per esempio, da un internista, da un ortopedico, un neurologo, un reumatologo, viene a costare come quattro normali pazienti. Numeri utili Aisd, Ass. Italiana per lo studio del dolore, tel. O871/565286 Sicd, Società italiana dei clinici del dolore, tel. 059/424065 Fondazione Serafini, tel. 0541/391235


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