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Carta sociale, l’Italia è in ritardo

Affari sociali

di Redazione

Camera: all?esame della commissione Affari esteri, in sede referente, il disegno di legge del governo n. 4166 di ratifica ed esecuzione della Carta sociale europea, fatta a Strasburgo il 3 maggio 1996 e già approvato dal Senato.
Per la Carta sociale europea, una ratifica con riserva. È probabile che il Parlamento lasci fuori tutti gli articoli su cui l?Italia è ancora inadempiente per allinearsi ai più avanzati principi di garanzia dei diritti dell?uomo. La Carta sociale sui diritti civili, politici e socioeconomici dell?uomo è stata adottata nel 1961 a Torino e l?Italia è l?unico Paese che ha accolto le 72 obbligazioni previste. Riveduta e approvata il 3 maggio ?96 dal Consiglio d?Europa, prevede 12 articoli in più rispetto alla precedente e pone una serie di problemi al nostro Paese, che sarà obbligato ad adeguare la propria legislazione alle nuove disposizioni sul piano dei diritti dei lavoratori, dei poveri, degli emarginati e sul diritto all?abitazione.
L?articolo 26 della Carta afferma il diritto alla dignità sul lavoro, soprattutto rispetto alle molestie sessuali.
L?articolo 27, che riconosce ai genitori lavoratori la pari opportunità (vale a dire stesse ore di permesso e stesso trattamento economico) trova invece già applicazione nella legge 903/77, che estende al padre lavoratore alcuni diritti già garantiti alla madre dalla 1204/71. Il problema è che in Italia mancano le strutture pubbliche e private, come gli asili nido, che permettano ai genitori di godere dei loro diritti.
L?articolo 30, che nel nostro ordinamento trova una corrispondenza solo sul piano astratto, è quello che garantisce il diritto alla protezione contro la povertà e l?emarginazione sociale. Il nostro Paese è ancora lontano dal tutelare i diritti fondamentali delle persone in stato di bisogno, soprattutto sul piano degli alloggi sociali e dell?assistenza medica. L?articolo 31, che riguarda il diritto all?abitazione, infine, vede l?Italia in grave ritardo, soprattutto per quanto riguarda gli alloggi per gli extracomunitari, i disoccupati e gli emarginati sociali.

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