Famiglia

Il filo di Penelope? Il cavo telefonico

L'associazione Telefono Donna cerca di risolvere i problemi di donne e famiglie che le strutture pubbliche non riescono a risolvere

di Rosanna Schirer

I casi più comuni riguardano donne picchiate, maltrattate o violentate da mariti e compagni, donne che vorrebbero andarsene di casa, ma non hanno una lira e soprattutto non sanno dove andare. Poi ci sono i casi delle mamme, talvolta sole, con figli drogati o malati di Aids che non sanno assolutamente a chi rivolgersi. E ancora: donne dipendenti, vittime dell?alcol, drammatiche storie di giovani ragazze che soffrono di anoressia o che non riescono a comunicare con gli altri, partner compreso. Poi ci sono i problemi legati alla solitudine, alla depressione, alle nevrosi, o alle frustrazioni di chi è infelice magari a causa di un divorzio o di una separazione dolorosa. E non mancano neppure i problemi delle coppie in attesa di adottare un bambino. Queste sono solo alcune delle esperienze raccontate ogni giorno alla linea di Telefono donna, il centralino nato spontaneamente grazie a un gruppo di amiche, l?8 marzo del 1992, a Milano. Attualmente l?associazione conta centoventi volontarie (che prestano servizio in gruppi di 5 o 6 persone ogni mezza giornata, guidate da un capo gruppo), tutte impegnate a risolvere con risposte concrete i problemi di donne e famiglie. In realtà si tratta delle stesse risposte che le strutture pubbliche non riescono a dare perché spesso gli operatori sociali coinvolti in queste attività pensano che, togliendo da una famiglia il cosiddetto ?soggetto negativo?, il problema possa considerarsi risolto. Così, e non a caso, in poco più di cinque anni di attività al centralino, attivo ogni giorno dalle 9.30 alle 18.30, week-end e feste compresi (a dire il vero sabato e domenica l?orario prevede una breve pausa per il pranzo), sono arrivate più o meno ventimila telefonate di cui il 70 per cento dalla Lombardia. E le volontarie, attente, esperte e pazienti, che hanno seguito corsi di formazione tenuti da personale specializzato, oltre ad ascoltare, confortare o semplicemente testimoniare la propria presenza, aiutano a risolvere insieme a operatori, assistenti sociali, avvocati, psicologi, insomma, grazie agli interventi degli esperti, queste storie di ?ordinario disagio?. Telefono donna che si occupa anche di ?dirottare? ad altre associazioni, con le quali collabora attivamente (come, per esempio, Telefono amico o Linea gay) le chiamate inerenti problemi specifici, è impegnata nell?organizzazione di alcuni progetti: il più importante riguarda la creazione di una rete telefonica attiva nel campo della solidarietà. Si tratta di una sorta di ?telefonia sociale? che si pone l?obiettivo di rendere positiva la sofferenza mettendola al servizio di chi chiama e che vede coinvolti diversi gruppi di volontariato. Ma tra le tante iniziative realizzate da Telefono donna che si finanzia grazie ai liberi contributi di soci e simpatizzanti e che fa parte del Consiglio nazionale delle Donne italiane affiliato al ?Conseil International Des Femmes?, ecco le campagne pubblicitarie in difesa di chi soffre, i mercatini dove è possibile acquistare diversi oggetti, come per esempio la bottega autunnale svoltasi di recente a Milano e conclusasi con una grande festa realizzata con le deliziose torte fatte in casa dalle volontarie. E infine, alcuni anni fa, l?associazione ha pubblicato anche un libro (edito da Sperling & Kupfer), dal titolo ?Penelope non abita più qui?, scritto dalla presidente Stefania Bartoccetti e da Laura Rio. Una testimonianza importante che racconta alcune tra le più significative storie di disagio familiare, narrate ogni giorno a Telefono donna. La scheda Nome TELEFONO DONNA Indirizzo piazza del Carmine, 2 20122 Milano Telefono 02/864000 – 809221 Coordinatore Stefania Bartoccetti Scopo Ascoltare e tentare di risolvere i disagi delle donne, delle loro famiglie e ora anche degli anziani Data di nascita 1992


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