Famiglia

Il donatore chiede scusa

Milano, il caso dell’Opera San Francesco.

di Ida Cappiello

Le lettere di scuse, tante, che riceve l?Opera San Francesco da chi quest?anno non è riuscito a donare come l?anno scorso sono il segno più tangibile di un rapporto davvero speciale della gente con questa realtà di servizio agli ultimi, nella Milano del terzo millennio. I benefattori della ?mensa dei poveri? creata dai frati Cappuccini sono quasi tutti abituali, in gran parte milanesi e cattolici. Incarnano lo spirito solidaristico più antico della città: aiutare chi ha bisogno, vicino a noi, con il gesto essenziale di condivisione del cibo al centro dell?attività dell?Osf, con i 2mila pasti distribuiti ogni giorno. Persone comuni, fotografate anche dall?entità media della donazione, 30 euro (in flessione lieve, il 2%, nel 2003): spesso tutt?altro che benestanti, impoverite dalla crisi economica, “ma soprattutto disorientate”, spiega Marina Nava di Osf. “Soprattutto per gli anziani, che rappresentano lo zoccolo duro dei nostri sostenitori, l?incertezza, il cambiamento sociale così rapido di questi anni, sono una grande difficoltà. Nessuno però si è allontanato e questo è importante anche perché significa aver accettato nuovi modelli di assistenza che noi stiamo sperimentando contro le nuove forme di povertà”.
Conquistare donatori nuovi e più giovani è la sfida dei prossimi anni per quest’opera della carità milanese. Il profit può dare una mano a raggiungere in poco tempo un pubblico ampio, ed è con questa idea che l?Osf ha partecipato per la prima volta a un progetto di marketing sociale con il marchio Svelto di Lever Fabergé: l??Operazione Piatto Pieno?, che ha finanziato l?anno scorso 83mila pasti. “E ci ha fatto raggiungere tanti giovani, che hanno donato anche con l?sms” conclude la Nava. “La ripeteremo nel 2004, puntando proprio sugli strumenti più innovativi di raccolta fondi”.

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