Welfare
Le foto, il carcere, la vita
Lo scrittore Erri De Luca ha presentato a Milano una mostra fotografica ad opera di alcuni carcerati. Il suo intervento.
di Erri De Luca
Erri de Luca ha presentato a Milano una mostra fotografica fuori dall?ordinario: infatti le immagini sono opera di carcerati. Ecco la trascrizione del suo bellissimo intervento.
Il carcere è un posto di deliberata sofferenza fisica, ma anche un posto dove le persone che ci vivono non perdono in alcun modo il diritto di cittadinanza. Anzi sono fra i pochi che, nel nostro Paese, pagano il conto che lo Stato ha deciso che debbano pagare. Sono dei pagatori solventi di colpe e dunque nel momento in cui usciranno sono delle persone migliori di quelle che sono in circolazione.
L?idea della fotografia mi piace. Il fotogramma è una miniatura della vita. La fotografia è stretta, esclude la vita intorno, ma al contempo deve contenere un resto di tutto quello che c?è attorno. Ed è così anche la vita dei prigionieri: la loro vita è una riduzione della vita in miniatura. Dentro quello spazio ridotto e costretto devono imparare a fare sì che la loro vita non perda in grandezza. È la dignità della non dissipazione temporale. Nello spreco generale della vita rinchiusa è cruciale la possibilità di avere una frazione del proprio tempo dedicato allo spazio sterminato della bellezza che sta dentro le cose: teatro, pittura, scrittura e fotografia. Questa è una grande occasione a basso costo. Solo l?espressione artistica riesce a stare a contrappeso, a pareggio di una giornata sprecata. Minuti di realizzazione, di scoperta emotiva, sono minuti che stanno a contrappeso di giorni. Minuti contro giorni ammucchiati nel fondo perduto della pena, quei minuti non scadono, anzi ingrassano e rinforzano i minuti successivi fino a sgretolare la penitenza e a trasformare il tempo sprecato in tempo trovato.
L?arte è una cosa gigantesca, una possibilità di spazio enorme dentro di sé, ma per un detenuto è la possibilità di immaginare qualcuno fuori, di mantenere questa relazione. Fuori non è solo la giungla, la prateria dove vige la legge del più forte, c?è anche una comunità umana che può essere raggiunta con il meccanismo segreto dell?arte. Queste foto contengono la forza del racconto che passa il quadrato recintato della reclusione. Servono per andare fuori. Per una persona rinchiusa, che spesso non ha nessuno cui scrivere una lettera, è importante sapere che fuori c?è un?umanità anche sconosciuta che puoi toccare. Questo è un grandissimo cambiamento rispetto all?individualismo esasperato che spesso porta a commettere colpe. Le foto sono un atto di libertà. Auguro a tutti i detenuti di essere i benvenuti all?uscita, ma la fotografia apre un campo gigantesco dentro se stessi, una possibilità enorme di conoscersi e di collegarsi al resto del mondo. E allora benvenuti all?uscita, ma anche benvenuti all?entrata di questa porta spalancata dentro di noi.
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