Cultura

Da Giobbe a Bush: è possibile la politica senza la forza?

di Marco Revelli, Einaudi, 7 euro.

di Riccardo Bonacina

E se fosse proprio il rapporto con il problema del male a essere il nocciolo del male della politica? Intorno a questa domanda capitale ruotano le 140 appassionanti pagine del libro di Revelli.”è questo il nodo”, scrive, “intorno cui si avvolge e si intrica la riflessione sul destino della politica e della sua crisi in questo inizio di Millennio. Il suo sempre più incerto collocarsi sull?asse del Bene e del Male, incapace di giustificare con la positività dei fini (la realizzazione del bene comune e la produzione di un ordine condiviso), la negatività dei mezzi (la pratica sempre più nuda della violenza)”. Revelli propone un viaggio da Giobbe a Bush jr, passando per Leibniz e Hobbes, dalla visione antica del male come mistero a quella moderna del male come strumento per ottenere un bene possibile, sino alla nuova visione metafisica e contemporanea del male, non già e non più perché imputabile a Dio, ma perché non più imputabile a nessuno. Per uscirne, suggerisce Revelli, occorre un congedo definitivo dall?idea per cui la prevalenza del Bene sul Male dipenda dalla Forza di un soggetto che fa del Bene il proprio fine. Occorre un paradigma che alla volontà di potenza sostituisca esercizi di reciprocità. Da leggere e da discutere, prima che sia tardi.

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