Formazione

Il celebre enologo racconta la sua svolta. Luigi Veronelli – Leonka, cin cin

Al centro sociale milanese successo per la Fiera dei particolari. Con 150 produttori e 8mila persone. Con la regia del maggiore esperto italiano. Che qui fa un bilancio. Entusiasta.

di Paolo Manzo

Nato a Milano in piazza Archinto, cuore del quartiere Isola, Luigi Veronelli è un?istituzione per chiunque ami la vita. No, chi scrive non è impazzito, perché il buon vino e la buona cucina, tecnicamente e freddamente unite nella parola enogastronomia, sono da sempre la ?conditio sine qua non? per chiudere gli occhi la sera con dentro una voglia matta di ricominciare, la mattina seguente. A vivere, perché vino e cucina, quando di qualità, sono senza dubbio il miglior modo per socializzare. Con se stessi e con gli altri. Anche quelli del Leoncavallo lo hanno capito, e con Veronelli hanno stabilito un felicissimo connubio durato tre giorni, ospitando la Fiera dei particolari, terra e libertà, critical wine. Una kermesse sociale all?insegna del bere bene, discorrendo della vita più reale, quella contadina. Perché, se è vero che Veronelli è l??enologo? per eccellenza, Luigi (o Gino come lo chiamano gli amici, lui giovane di 77 anni) è anche l?ex assistente del filosofo Giovanni Emanuele Bariè, il collaboratore di Lelio Basso, l?amico di Luigi Carnacina, Gianni Brera, Mario Soldati (che lo definì “il Gadda dell?enogastronomia”), l?anarchico che esordì nell?editoria con un libro – traduzione di Pierre-Joseph Proudhon dal titolo significativo: La questione sociale. “Che Milano abbia manifestazioni estremamente spettacolari e del tutto lecite come la prima della Scala va bene, però che contemporaneamente ci siano gli operai di Arese e i tranvieri dell?Atm che non ricevono la giusta remunerazione, per me è un qualcosa d?insopportabile”. Per questo il 7 dicembre, Veronelli Luigi si è fatto da Bergamo Alta (dove vive in una splendida casa, con splendidissime bottiglie) all?Arcimboldi, per “brindare ironicamente alla patria, alla parte della città di Milano che non era alla Scala”. L?enologo-anarchico Veronelli chiudeva così la sua tre giorni alla Fiera dei particolari, manifestazione che ha messo a diretto contatto contadini-produttori di vino e amanti del vivere, ossia del vino di qualità nel centro sociale Leoncavallo. “L?aspetto più bello della Fiera dei particolari è stata la socialità, perché il vino, per il fatto che nasce dalla terra, con l?aiuto del contadino, la implica, la provoca, la stimola”. Vita: Va bene, Veronelli, però oggi siamo arrivati a vini che costano anche 70 euro la bottiglia. Non si crea una sorta di razzismo sociale nei confronti di chi non può spendere certe cifre? Veronelli: Certo, e uno dei grandi risultati della Fiera dei particolari è stato proprio l?aver richiesto il prezzo sorgente ai 175 piccoli e medi produttori che hanno esposto al Leonka i loro vini. Vita: Di che si tratta? Veronelli: Chiediamo loro di essere talmente coraggiosi d?indicare in etichetta il costo del vino che producono, una forma d?assunzione di responsabilità del tutto individuale e senza nessun tipo d?intervento burocratico. Loro raccontano nell?etichetta il perché dei loro costi di produzione (dalla posizione del terreno alla fittanza, dalla manovalanza di cui necessitano alle macchine che usano, ecc.), affinché sia chiaro quanto spende il produttore per quella bottiglia. È questo il prezzo sorgente. Vita: E se è di 5 euro, la bottiglia non potrà essere venduta a 50 ? Veronelli: Esatto. Perché vogliamo che il terzo millennio, iniziato malissimo con tanti episodi di violenza e morti, porti una maggiore considerazione del giusto benessere sociale. Un benessere che deve essere distribuito e avere una sua logica. Ed è illogico che il contadino debba vendere a 5 ciò che si ritrova su certe carte di ristoranti a 60-70 euro. Vita: Uno che ha una rubrica fissa su Class, come s?è trovato coi leoncavallini? Veronelli: Come meglio non avrei potuto. Io sono un anarchico del 1926, loro sono ragazzi giovani, uno strano miscuglio di socialismo, anarchia, comunismo e via discorrendo. Però una cosa te la voglio e devo dire: hanno idee molto chiare, hanno scoperto finalmente i valori della terra e hanno adottato una mia frase, “la terra è l?anima”. Vita: Un tuo bilancio? Veronelli: Sono stati tre giorni fantastici, con un?enorme capacità di racconto. Ogni vino è stato degustato nei suoi aspetti più terragni, facendo capire che il primo momento d?esaltazione del vino è il suo riconoscimento. Se assaggi una barbera di Rocchetta Tanaro, deve in qualche misura darti la storia e i profumi di quel luogo, significarti la fatica dei Giacomo Bologna. Questo è stato fatto al Leoncavallo, ed è stato uno strepitoso successo: giusta idealità, nessuna violenza, discussioni profonde e confronto aperto. Molto bello, tanti interventi, fori contadini, canzoni? bellissimo. Vita: Quindi il prossimo anno ci sarà il bis? Veronelli: Faremo più di un bis e assisteremo a Fiere dei particolari in ogni grande città italiana, ovunque ci siano grandi centri sociali.

Info: Il partito del ?prezzo sorgente?

“Un entusiasmo e una partecipazione di queste dimensioni non ce le aspettavamo neanche noi”. Al centro sociale Leoncavallo di Milano gli organizzatori non credono ai loro occhi, scorrendo i numeri della insolita tre giorni dedicata al vino: tra 8-9mila visitatori, 160 vignaioli e realtà contadine presenti (altre 150 aziende in lista d?attesa per motivi di spazio) con i propri prodotti di qualità (vino, olio, formaggi, salumi, farine e altro); 30 relatori ai forum; 50mila visite in 20 giorni al sito

Critical Wine

E poi il saldo ancora più significativo, generato dai messaggi e dalle suggestioni che il titolo della manifestazione si portava dentro (Fiera dei particolari. Terra e libertà/Critical wine). Così il comunicato finale, voce collettiva degli organizzatori, può ben cantare vittoria: “Abbiamo dimostrato la possibilità di costruire una difesa ?pratica? della vita materiale, contro tutte le nocività politiche, culturali, sociali, tecnologiche che svalutano l?esperienza sensoriale, le capacità dialettiche del linguaggio, la coscienza del vissuto individuale e dei processi storici collettivi?. Gli organizzatori hanno anche distribuito un questionario, compilato da oltre 500 partecipanti alla Fiera. Anche qui i risultati sono sorprendenti. Per esempio, la partecipazione ai gruppi d?acquisto solidali è stata sperimentata solo dal 30% dei frequentatori della Fiera, mentre il 29,7% non sa neppure di che cosa si tratti. Invece il 94% ha dichiarato il proprio interesse a potenziare i propri acquisti direttamente dai produttori. Ma forse le risposte più interessanti sono quelle relative alla conoscenza e al consumo del vino. L?86,1% ha detto di leggere accuratamente l?etichetta per arrivare alla scelta. Il 64,5% è convinto che ci sia un forte legame tra informazione e qualità. Il 32,9% è consapevole del fatto che al produttore finisce poco più di un terzo del costo di una bottiglia. Infine un plebiscito per l?idea che sulle etichette venga pubblicato il prezzo sorgente dei vini. Ma qui la sorpresa è la coscienza su un problema che per la prima volta è stato messo sul tappeto nella tre giorni del Leoncavallo

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