Non profit

Le suore degli ultimi

Sono molte ad essere in prima linea nel campo del sociale.

di Antonietta Nembri

Quasi mai sotto i riflettori. Poche quelle conosciute al di fuori della cerchia dei collaboratori e delle persone che aiutano. Ma ci sono anche loro e non sono poche. Sono le suore in prima linea nel sociale. Per una suor Paola, famosa grazie alla televisione, soprattutto come tifosa di calcio più che per essere l?anima dell?associazione di volontariato So.Spe (Solidarietà e speranza) che si occupa di ragazze in difficoltà, ce ne sono tante altre, sempre in prima linea, ma lontano dai riflettori. Come le Piccole sorelle di Gesù, un ordine ispirato a Charles de Foucauld, che opera soprattutto con i nomadi, nei circhi e nei parchi di divertimento.
Suor Claudia Bianchi, che abbiamo incontrato alla Caritas ambrosiana, delle Suore ausiliatrici delle anime del Purgatorio (ordine francese fondato nella metà dell?Ottocento da una donna e che conta 800 suore in tutto il mondo), fiorentina di nascita, assistente sociale per formazione, è a Milano dal 1989.
Qui si occupa, come coordinatrice delle aree Caritas legate alla povertà, di homeless, rom, tratta e prostituzione per arrivare alle donne maltrattate tra le mura domestiche. Tra le nuove schiave operano direttamente anche le religiose dell?ordine del Buon Pastore che gestiscono il centro di accoglienza. “Non ho un abito, siamo suore senza divisa”, racconta suor Claudia. “All?inizio si può cogliere una difficoltà, forse un imbarazzo, soprattutto da parte delle persone che hanno un?immagine delle suore stereotipata. Dopo un primo stupore, c?è di norma un cambiamento positivo di atteggiamento”.
L?essere una religiosa con una responsabilità di coordinamento negli ambienti ecclesiali “è un valore aggiunto, si creano anche maggiori possibilità di confidenza con gli operatori e i collaboratori, in altri ambienti più laici non è per nulla facilitante e questo”, spiega suor Claudia, “è dovuto agli pregiudizi che ci sono su di noi, molto di più che non rispetto ai preti”.
È più facile trovare sacerdoti in prima fila, sotto i riflettori: “Le suore si pensa operino direttamente con le persone, non sempre ci troviamo come coordinatrici, forse è arrivato il momento di cominciare a pensare anche per noi a un ruolo più sociale e politico, anche se la dimensione della relazione diretta con gli altri è molto femminile”.

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