Diritti

Uk e Italia, lo stesso “gioco” con la vita dei migranti

Il piano della Gran Bretagna di trasferire i migranti che arrivano nel Paese in Ruanda ha il via libera del Parlamento. «Il Governo inglese sta alimentando una politica sovranista», dice Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci. «Come quello italiano d’altronde. Basti pensare al Memorandum Italia - Libia o all’ultimo accordo con l’Albania. Continuando ad ereggere muri e ad esternalizzare le frontiere andiamo incontro alla fine dell’Europa»

di Anna Spena

Il piano della Gran Bretagna di deportare i migranti che arrivano attraverso la Manica illegalmente nel Paese in Ruanda ha il via libera del Parlamento.

Ma in cosa consiste il “Piano Ruanda”? Quando i migranti richiedono asilo in Gran Bretagna dopo essere arrivati come irregolari questi possono essere trasferiti in Ruanda affinché sia Kigali a farsi carico dell’esame della domanda di protezione internazionale.

Il progetto voluto dal ministro inglese Rishi Sunak è stato immediatamente condannato dall’Onu. «È un giorno nero per i diritti dei rifugiati», ha dichiarato Matthew Saltmarsch, portavoce a Ginevra dell’agenzia Onu per i rifugiati – Unhcr. «Secondo l’accordo tra i due Paesi, i richiedenti asilo saranno trasferiti in Ruanda prima che la loro richiesta d’asilo sia valutata nel Regno Unito. Questo a nostro parere non è conforme alla solidarietà mondiale, e alla condivisione di responsabilità, inoltre è in violazione della Convenzione del 1951 sui rifugiati che naturalmente è stata firmata dal Regno Unito. Dobbiamo inoltre sottolineare che nel Regno Unito, lo scorso novembre una sentenza della Corte Suprema ha sancito che ci sono solidi motivi per credere che i richiedenti asilo siano a rischio di respingimento verso i Paesi d’origine dopo il trasferimento in Ruanda».


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Ormai l’esternalizzazione delle frontiere è diventata una prassi: basti pensare all’Italia e all’accordo con l’Albania. Il Patto siglato tra Roma e Tirana prevede la realizzazione, su territorio albanese, ma con fondi italiani, di due strutture dove allestire centri per la gestione di migranti illegali. Inizialmente potrà accogliere fino a 3mila persone che rimarranno il tempo necessario per espletare le procedure delle domande di asilo ed eventualmente il rimpatrio. In questo caso però, a differenza del piano inglese, Roma non incaricherà Tirana di trattare le domande d’asilo in Albania. Manderebbe là dei funzionari italiani, sotto giurisdizione italiana, facendo esaminare a loro la domanda di protezione internazionale. I migranti trasferiti in Albania e portati nei centri sarebbero automaticamente detenuti, senza la possibilità di lasciare le strutture fino a 18 mesi. Secondo il diritto internazionale, la detenzione automatica è intrinsecamente arbitraria e quindi illegale.

«Tralasciando i dettagli dei vari patti o accordi», spiega Filippo Miraglia, responsabile del settore immigrazione e vicepresidente di Arci,«io penso che il Governo inglese stia alimentando una politica, tipica dei sovranisti, che si basa su questa idea: l’immigrazione è un argomento su cui raccogliere consenso elettorale. Sono molti i Paesi in cui si urla “all’invasione dei migranti”, facendo leva sulle paure dei cittadini. Invasione che ovviamente non c’è, basta leggere i numeri e la realtà». Siamo all’inizio della fine «della civiltà giuridica europea», osserva Miraglia. «Si continuano ad ereggere muri. A costruire frontiere europee lontane dall’Europa: gli accordi con la Turchia, la Tunisia, quello italiano con la Libia o con l’Albania vanno tutti nella stessa direzione: l’esternalizzazione delle frontiere. È sempre più diffusa l’idea “di scaricare” i migranti su altri Governi, in cambio di soldi, senza guardare in faccia niente e nessuno. E infatti i Paesi fanno accordi anche con dittatori.. Sono convito che questa deriva porterà l’Europa verso la fine».

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse. Nella foto: Il presidente del consiglio Giorgia Meloni incontra a Palazzo Chigi il primo ministro della Gran Bretagna Rishi Sunak e il Primo ministro albanese di Albania Edy Rama

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