Cultura

Un “sostegno” da difendere

Continua la battaglia degli insegnanti che seguono gli alunni in difficolt

di Redazione

Ormai è certo: allo Stato non importa nulla degli insegnanti di sostegno, e ancora meno dei loro allievi, gli studenti portatori di handicap. La battaglia che io e migliaia di miei colleghi insegnanti di sostegno abbiamo portato avanti in questi mesi per veder riconosciuto il nostro ruolo e la nostra professionalità, ma soprattutto per garantire continuità didattica agli alunni che ne hanno bisogno, ha segnato nei giorni scorsi un?altra tappa con lo sciopero e il presidio davanti a Montecitorio che abbiamo indetto lo scorso martedì 16 dicembre. È stato un segnale che speriamo possa essere recepito dai nostri governanti, che hanno avuto il coraggio di tagliare, nella Finanziaria che sarà approvata tra poco, gli organici degli insegnanti di sostegno, dimenticando però che il numero dei ragazzi disabili nelle scuole continua ad aumentare. La nostra battaglia non è di oggi: già nel maggio del 1996 era iniziata la campagna ?Mille fax per un diritto?, che anche il vostro giornale ha sostenuto in tutti questi mesi, e grazie alla quale sono stati spediti ben 600 fax al ministero della Pubblica Istruzione. Ad oggi, comunque, niente è cambiato. Quello che noi continuiamo a contestare è che si possa essere insegnanti di sostegno semplicemente seguendo un corso breve di 450 ore, senza mai aver seguito in precedenza alcun iter formativo ad hoc. In questo modo, secondo me, si ?usano? gli alunni portatori di handicap come scusa per ?sistemare? gli insegnanti in esubero: tu docente perdi il posto? Non ti preoccupare, ti facciamo seguire un corso breve di specializzazione (ma quale specializzazione si può ottenere in sole 450 ore?) e poi potrai avere di nuovo un posto di lavoro. Eppure c?era una legge, la 104/92, che sanciva il diritto fondamentale degli alunni in difficoltà ad avere accanto un insegnante qualificato e preparato con un corso biennale che prevede il superamento di diciotto esami. Perché è rimasta solo sulla carta? E perché da sette anni i concorsi per la nostra materia sono bloccati?

Rosanna Gambini Ferrara


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