Famiglia

Chi coopera da s

Aiuti al Terzo mondo: mentre la quota statale è ridotta a un’inezia, crescono velocemente le rimesse degli immigrati. La Caritas: "Sono soldi che di sicuro arrivano a destinazione"

di Paolo Giovannelli

Qual è la migliore cooperazione allo sviluppo? Di certo non quella governativa che i vari Stati industrializzati ?offrono? al cosiddetto Sud del mondo. È quella, invece, che gli immigrati fanno per proprio conto e che coincide esattamente con le loro ?rimesse?, ossia con tutti quei soldi che gli emigranti rimandano a casa per sostenere la famiglia (in genere numerosa), aiutando così gli sforzi dei propri cari per avviare magari qualche piccola attività agricola o commerciale nei Paesi d?origine. Si tratta di una cooperazione non programmata, o meglio ?programmata? solo da quanto avanza alla fine del mese, da quello che si è riusciti a sottrarre al bisogno di cibo, di spostamenti e di una casa decente. Spinta dai bei ricordi della propria terra, gelosamente conservati nel cuore soprattutto durante le ore di lavoro sovente malpagate e ?in nero?. «Gli studiosi hanno osservato che le rimesse», osserva Franco Pittau, portavoce della Caritas diocesana di Roma, «anche se non devono essere considerate l?alternativa allo sviluppo, esercitano un impatto positivo a livello di bilancia di pagamenti, conferendo agli immigrati e ai loro risparmi un ruolo attivo nel settore della cooperazione trasnazionale. E poi, di sicuro, arrivano sempre a destinazione, mentre la stessa cosa, purtroppo, non può sempre essere detta per gli aiuti allo sviluppo». In Italia, nel 1996, le cifre di questi reali aiuti ai propri luoghi d?origine (che amplificano le possibilità di sviluppo, permettendo a tante altre persone di non percorrere la dura via dell?emigrazione) sono nettamente superiori ai fondi che la Cooperazione italiana destina ai Paesi in via di sviluppo: circa mille sono infatti i miliardi delle rimesse (di cui 476 miliardi e 884 milioni passati attraverso i canali cosiddetti ufficiali, registrati dall?Unione italiana cambi e dalla Banca d?Italia) contro appena la metà dei fondi pubblici devoluti dalla Cooperazione governativa tricolore. Incredibile ma, per fortuna degli immigrati, vero. Secondo i dati pubblicati dalla Caritas diocesana romana nel suo dossier statistico ?97 sull?immigrazione, il volume delle rimesse ufficiali si è quadruplicato nell?arco degli ultimi sei anni, compiendo un impressionante balzo in avanti dai 110 miliardi del 1991. Sulle rimesse ufficiali c?è pure una curiosità, che però ben segnala come l?Italia stia sempre più trasformandosi da Paese d?emigrazione a uno d?immigrazione: alcune stime prevedono che proprio l?anno che sta per chiudersi vedrà quelle degli immigrati in Italia superate da quelle fatte pervenire dai nostri connazionali residenti all?estero, quest?ultime pari a 520 miliardi nel 1996. Dall?Italia sono gli asiatici che riescono a mandare a casa più risparmi, 938 mila lire è il loro valore pro-capite annuo, mentre gli africani riescono a spedire appena 130 mila lire all?anno a testa. E i migliori risultati sono ottenuti da quei lavoratori immigrati che abitano le sei seguenti regioni italiane: Lazio (122 milioni di lire all?anno), Lombardia (89 milioni), Toscana (88 milioni), Veneto (26 milioni), Emilia-Romagna (23 milioni) e Sicilia (23 milioni).


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