Famiglia

Bambini da salvare

Dal Paraguay alla Romania, dall’Uganda alla Bosnia: migliaia di piccoli condannati alla morte per fame o per Aids tornano a vivere. Grazie a una "Tenda"

di Cristina Giudici

R aramente la malnutrizione viene considerata un?emergenza. I bambini che ne soffrono spesso non patiscono la fame e mostrano solo pochi segni patologici. Tuttavia questo killer è responsabile di oltre la metà dei 12 milioni di decessi infantili mondiali». Con questa agghiacciante considerazione, l?Unicef apre il suo rapporto sulla ?Condizione dell?infanzia nel mondo – 1998?. E poi giù, a testa bassa, sparando una raffica di cifre di quanti milioni di bambini muoiono per diarrea (2,2 milioni) e quanti altri non reggono i primi mesi di impatto con una vita senza cibo. Cifre così tragiche che suonano surreali, numeri che sembrano messi in fila per caso, dati così surreali da non non provocare sdegno né gridi di rivolta, ma solo qualche flebile sussulto. Non sempre, però, e non ovunque. Sì, perché in trecento città italiane potrete imbattervi in altrettante ?Tende di Natale? rivolte a chi non si vuole arrendere alla strage di milioni di innocenti. Davanti ad ogni tenda un manifesto con un bimbo che guarda dritto negli occhi e chiede: «Così sia?». «Così sia? Il tuo contributo perché non sia così»: è la campagna dell?Avsi per sostenere sei progetti di centri di accoglienza, scuole e comunità per minori in difficoltà nel mondo. Parlano di David, un giovane vagabondo paraguaiano, a lungo internato nel riformatorio di Asunciòn, e oggi cittadino del centro di solidarietà San Roque Gonzalez de Santa Cruz. Di Ionela, 8 anni, abbandonata sul marciapiede della stazione di Bucarest a tre anni, che ha contratto il virus dell?Aids in un orfanotrofio e ha subito due interventi chirurgici per cancellare dal volto le tracce di un male oscuro dell?abbandono e della malattia, oggi ospite di una delle case famiglia di Bucarest. O di Aiumanj Nsereko, arruolato fra i baby giustizieri e oggi diventato un agitato studente della scuola-lavoro di Kireka a Kampala, in Uganda. Sono solo alcune delle storie non a lieto fine che i volontari della speranza stanno cercando di modificare. Fra loro ci sono oceani di mare, di miseria, di guerra e di ingiustizia, ma per l?Associazione Volontari per il servizio internazionale, le distanze non contano. E così in Paraguay, grazie anche alle ?Tende di Natale? è sorto un gruppo di operatori che, perseguendo il sogno della rieducazione di 550 minori incarcerati, hanno fondato una casa di accoglienza per adolescenti. In Paraguay non esistono istituzioni pubbliche o private che si occupino del reinserimento sociale dei minori e Asunciòn è una delle capitali sudamericane più frequentate dai mercanti dell?adozione o da donne straniere in cerca di un utero da affittare. E a Bucarest, dove otto anni fa, alla caduta di Ceausescu, c?erano 100 mila piccoli senza famiglia stipati come bestie dentro ospedali e orfanotrofi lager (migliaia dei quali ammalati di Aids), l?Avsi ha costruito varie case famiglie per i bambini abbandonati dai genitori e segnati dall?Aids. Il reparto, ristrutturato nel 1995 grazie alla collaborazione volontaria dei medici dell?ospedale del Bambin Gesù di Roma, ha già fatto miracoli per alleviare le sofferenze dei piccoli romeni malati di Aids, in maggioranza colpiti da acute infezioni cutanee. E a Kampala, in Uganda, è nata un?esperienza unica in tutta l?Africa orientale: il centro di addestramento professionale di Kireka, dove gli iscritti provengono dalla strada, dalla prigione, dall?esercito, dalle bande. E ancora a Sarajevo, dove sono sorte le Scuole per l?Europa, istituti multietnici che vogliono riportare la tolleranza là dove la guerra ha cercato di cancellarne anche il ricordo. Le ?Tende per Natale?, alla settima edizione, nel 1996 hanno raccolto due miliardi e trecento milioni di lire, coinvolgendo diecimila volontari. Per aderire chiamare Avsi: tel. 02/66984041.


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